Mag 16, 2018

L’importanza dei bifidobatteri in relazione alla salute a lungo termine dell’organismo

bifidobatteri

Una parte importante della ricerca medica è attualmente focalizzata sullo studio della microflora intestinale (o microbioma) che alberga nel tratto digestivo umano.

Questi trilioni di microrganismi contribuiscono a regolare il nostro sistema immunitario, endocrino, digestivo e metabolico.

I ricercatori hanno costatato che il microbioma intestinale è strettamente correlato al benessere psicologico, alla salute cardiovascolare e alla capacità di contrastare le malattie.

La ricerca ha inoltre dimostrato che il ripristino dell’equilibrio ottimale della flora intestinale può contribuire a migliorare la salute dell’organismo a lungo termine.

Tra i batteri più importanti e benefici del microbioma intestinale si annoverano quelli appartenenti al genere dei bifidobatteri.

 I bifidobatteri apportano ampi benefici alla salute dell’organismo: contrastano le allergie, gli elevati livelli di colesterolo, le malattie respiratorie, lo stress e gli stati ansiosi.

 In età infantile, il nostro organismo presenta un numero elevato di bifidobatteri. I livelli dei bifidobatteri diminuiscono con l’avanzare dell’età, l’alimentazione non corretta, l’utilizzo di antibiotici e altri agenti esterni.

Approssimativamente, la percentuale di bifidobatteri salutari presenti nel microbiota dell’intestino umano durante l’età infantile è del 60%.

In età adulta, i numero di bifidobatteri diminuisce attestandosi a una percentuale che varia dal 30% al 40%, in età matura la percentuale scende a circa il 10%, e diminuisce ulteriormente a meno del 5% in età senile.

fibra prebiotica

Per favorire il ripristino di livelli salutari dei bifidobatteri, i ricercatori hanno studiato una fibra prebiotica chiamata xilo-oligosaccaride (XOS), derivante da tutoli di mais non transgenici.

Lo xilo-oligosaccaride fornisce un ambiente naturale ideale per la proliferazione dei batteri salutari che si trovano nel tratto gastro-intestinale.

Nelle ricerche condotte, si è riscontrato che lo xilo-oligosaccaride contribuisce a ripristinare la salubrità intestinale e a favorire la proliferazione di bifidobatteri in soli 14 giorni, senza per questo favorire la proliferazione di altri batteri dannosi.

Questo prebiotico si è dimostrato efficace anche in quantità relativamente piccole.

La presenza di una minore quantità di bifidobatteri comporta, di fatto, una maggiore proliferazione di batteri pericolosi e nocivi per la salute, per tale ragione è importante mantenere un numero adeguato di batteri benefici nel nostro organismo.

Per crescere e moltiplicarsi, i bifidobatteri devono ricevere il nutrimento appropriato. Tuttavia, la dieta alimentare di molte persone è notoriamente carente di fibra, principale fonte alimentare dei bifidobatteri.

Il termine prebiotico può essere sconosciuto ad alcune persone, ma in sostanza, i prebiotici sono conosciuti e disponibili da diversi anni anche se noti come fibra solubile.

Per ottenere un aumento significativo dei bifidobatteri, si dovrebbe ingerire una dose elevata di fibra solubile.

Secondo l’esito di una ricerca, è stato necessario ingerire da 10 a 20 grammi di FOS (frutto-oligosaccaridi), un determinato tipo di fibra solubile, per ottenere un aumento significativo dei bifidobatteri.

In alcune persone, alte dosi d’integratori a base di fibre possono causare eccessiva flatulenza, gonfiore e crampi intestinali.

Tuttavia, recenti ricerche hanno dimostrato che lo xilo-oligosaccaride contribuisce ad aumentare in misura significativa e sicura i livelli di bifidobatteri benefici.

Con l’aiuto del Kit per il test basico possiamo verificare se mancano o abbiamo troppi batteri intestinali di un determinato tipo.

 

 

Mag 2, 2018

6 benefici comprovati della propoli

propoli

Le api producono una sostanza chiamata propoli raccogliendo le secrezioni resinose dagli alberi di pino e da altri sempreverdi. Miscelano tale resina con particelle di cera e polline e la trasportano all’alveare. Questa miscela è utilizzata dalle api come materiale costruttivo, isolante e rivestimento protettivo di tutte le superfici interne dell’alveare (riparare le celle, sigillare le eventuali fessure, ridurre il foro di volo alla giusta misura in previsione dell’inverno, sigillare l’arnia, ecc..).

Non solo, la propoli funge anche da barriera antisettica, proteggendo l’alveare da contaminazioni e da invasori esterni come topi, serpenti e lucertole. L’etimologia della parola “propoli” deriva dal greco “propolis”, in altre parole “davanti alla città” che, in senso figurato, assume il significato di “difesa della città”.

Le proprietà antimicrobiche della propoli proteggono l’alveare da virus e batteri. I ricercatori hanno scoperto analizzando le api che vivono in alveari nei quali vi è la presenza di questa sostanza, una percentuale di batteriosi nel loro organismo molto bassa e un sistema immunitario molto più forte e resistente.

Non solo le api beneficiano della propoli. Per migliaia di anni l’uomo, e nella fattispecie medici, guaritori o chi praticava la medicina popolare, a qualsiasi latitudine, (le proprietà di questa sostanza erano note a Greci, Romani, Arabi e Incas) hanno utilizzato la propoli per curare ascessi, guarire ferite e combattere le infezioni. A tal proposito è bene ricordare che la propoli era elencata come farmaco ufficiale già nelle farmacopee londinesi del XVII secolo.

Studi recenti confermano un lungo elenco di benefici per la salute che offre la propoli. È altresì importante ricordare che attualmente, sono stati eseguiti oltre 2000 studi e ricerche riguardanti quest’argomento. Di seguito sono elencati solamente alcuni dei suoi effetti benefici per la salute.

Azione antimicrobica

La Propoli presenta molteplici proprietà antibatteriche, antimicotiche e antivirali. Nei bambini, si è scoperto che:

  • Previene le infezioni delle vie respiratorie
  • Rafforza le vie aeree superiori, evitando i sintomi causati dal comune raffreddore
  • Previene le infezioni dell’orecchio medio

 

propoli

Cura le ustioni

La propoli può favorire la guarigione delle ustioni minori. I ricercatori hanno comparato una crema per la pelle a base di propoli a un farmaco utilizzato per trattare le ustioni, la sulfadiazina argentica. I risultati della ricerca hanno dimostrato che la propoli è efficace quanto il farmaco nel trattamento delle ustioni di secondo grado.

 Previene la carie.

I medici greci e romani utilizzavano la propoli come disinfettante orale. Studi recenti dimostrano che può essere efficace nel trattamento di parodontiti e gengiviti.

Numerosi studi hanno inoltre dimostrato che gli estratti di propoli limitano il formarsi della placca e riducono il rischio di carie dentaria.

Altri studi dimostrano che può anche aiutare a rigenerare la polpa dentale, così come il tessuto osseo e cartilagineo.

 

Tratta i parassiti

Test preliminari dimostrano che la propoli può eliminare i parassiti. In una ricerca, i soggetti che hanno assunto propoli hanno avuto un indice di successo compreso tra il 52% e il 60% nell’eliminazione della giardia (protozoo parassita che causa la giardiasi).


Rimuove le verruche

In un esperimento cieco semplice, randomizzato, di 3 mesi, 135 pazienti, con diversi tipi di verruche, hanno assunto propoli per via orale, echinacea o placebo. I pazienti con verruche comuni hanno raggiunto rispettivamente un indice di guarigione del 75% e del 73%. I risultati sono stati, dunque, significativamente migliori rispetto a quelli associati all’echinacea o al placebo.

Utile nella lotta contro il cancro del/della:

  • Cervello
  • Pancreas
  • Testa e collo
  • Rene e della vescica
  • Pelle
  • Prostata
  • Torace
  • Colon
  • Fegato
  • Sangue

 

La Propoli è una sostanza sorprendentemente complessa che contiene fino a 300 principi attivi. Si è scoperto che questi principi sono utili nella cura del cancro in vari modi, tra cui:

  • Prevenire la crescita di nuovi vasi sanguigni che alimentano le cellule tumorali
  • Prevenire la diffusione o la metastasi del cancro da un organo all’altro
  • Interrompere la divisione delle cellule tumorali
  • Indurre l’apoptosi o morte cellulare programmata

Inoltre, è stato riscontrato che la propoli riduce gli effetti collaterali o la tossicità dei farmaci chemioterapici utilizzati nel trattamento del cancro.

Apr 17, 2018

La relazione che intercorre tra l’insonnia e il microbiota intestinale

insonnia e il microbiota intestinale

Il corpo umano è un organismo ingegnoso e progettato in modo complesso. Dalla singola cellula, ai sistemi pluricellulari complessi degli organi sono presenti sequenze e attività estremamente precise e minuziose volte a garantire interazioni coerenti e retroattività continua per garantire l’omeostasi, in altre parole il principio dell’equilibrio di massa, dell’intero organismo. Il microbiota intestinale partecipa e contribuisce all’omeostasi dell’organismo svolgendo molteplici funzioni fisiologiche che vanno dalla produzione di energia e dello sviluppo del sistema immunitario alla produzione delle sostanze nutrienti, ormoni e neurotrasmettitori.

I ricercatori hanno dimostrato che sussiste una relazione bi-direzionale tra i ritmi circadiani e il microbiota. Si è, infatti, scoperto che l’alterazione dei ritmi circadiani come il jet-lag (disincronosi circadiana) influenza il microbiota intestinale, anch’esso soggetto a tali ritmi, influenzando le capacità metaboliche inclusa la propria diversificazione.
Inoltre è stato ipotizzato che i ritmi circadiani incidono sulla peristalsi intestinale, la disintossicazione epatica e il trasporto delle sostanze nutritive. Quando il ritmo circadiano viene interrotto e di conseguenza il microbiota ne viene influenzato, possono comparire sintomatologie allergiche come intolleranza al glucosio oppure si può verificare un aumento del peso corporeo e alterazioni del ciclo metabolico.

Recenti ricerche hanno dimostrato che i batteri intestinali si spostano ritmicamente passando dal contatto con la superficie della mucosa intestinale al centro della cavità dell’intestino o viceversa, a seconda che sia giorno oppure notte.
Di conseguenza il ritmo del microbiota può essere influenzato da diversi fattori: dal momento durante la giornata in cui mangiamo, dalla tipologia di alimenti che ingeriamo e dal nostro ritmo circadiano. Essere costanti nelle nostre abitudini quotidiane ed effettuare scelte di vita sane aiuta a mantenere un ritmo circadiano ben regolato.

microbiota intestinale

Il microbiota e i neurotrasmettitori

La serotonina è un neurotrasmettitore che svolge diverse funzioni tra cui quella di contribuire significativamente a modelli di sonno salutari. Come menzionato in precedenti articoli, almeno l’80% della serotonina è prodotta dai batteri intestinali (in particolare la serotonina viene prodotta dai batteri Streptococchi, dai ceppi batterici Escherichia e Enterococchi).

La serotonina influisce sul ciclo sonno/veglia in due modi: in primo luogo, contribuisce a modelli di sonno ottimali essendo un precursore della melatonina, ormone prodotto dalla ghiandola pineale e regolatore del ciclo sonno/veglia. In secondo luogo influisce sull’umore alleviando l’ansia e la depressione.

Alti livelli di stress possono contribuire a diminuire i livelli di serotonina provocando interruzioni e disturbi del sonno.

Un’ulteriore fondamentale neurotrasmettitore prodotto dai batteri intestinali è l’acido gamma-amminobutirrico (GABA). La propria funzione di neurotrasmettitore inibitorio, ansiolitico e rilassante, consente di ottenere un modello di sonno ottimale diminuendo le onde cerebrali beta e aumentando le onde cerebrali alfa.

Il nostro ritmo circadiano e il ritmo del microbiota hanno una relazione bi-direzionale.  Mantenere in buona salute il microbiota intestinale è necessario per regolare i livelli di cortisolo, produrre neurotrasmettitori fondamentali per il ciclo sonno/veglia e regolare il ritmo circadiano. L’interruzione del ritmo circadiano può, a sua volta, contribuire allo squilibrio microbico intestinale conosciuto come disbiosi intestinale (disbacteriosi).

Pertanto, per garantire un trattamento efficace dell’insonnia, è essenziale considerare lo stato della nostra flora intestinale.

Utilizzando il kit di test basico è possibile accertare lo stato dell’intestino in aspetti chiave quali: la presenza di disbiosi intestinale, l’eventuale candidosi oppure, tra gli altri parametri, il corretto funzionamento del sistema immunitario intestinale.

 

Mar 26, 2018

Possibili cause della fibromialgia e integratori nutrizionali che contribuiscono a contrastarla

fibromialgia

Con il termine fibromialgia ci si riferisce a una sindrome reumatica idiopatica e multifattoriale che comporta l’infiammazione del tessuto connettivo fibroso di articolazioni, tendini e legamenti. Si presume che possa essere causata dall’esposizione a umidità o freddo, virus, batteri, tossiemia, traumi e stress emotivi.

Tuttavia, è necessario considerare altre possibili cause.

Principalmente dobbiamo assicurarci che il problema non sia relazionato ad una cronicizzazione di uno stato di costipazione o di diarrea. Queste due condizioni possono saturare il corpo di tossine e causare dolori muscolari e articolari.

Tra l’intestino tenue e quello crasso, vicino all’appendice, è posizionato uno sfintere muscolare chiamato valvola ileocecale. 

Nell’eventualità che tale valvola rimanga aperta, possono aver luogo scariche diarroiche che determinano il reflusso delle tossine dall’intestino crasso all’intestino tenue e il conseguente riassorbimento delle stesse da parte dell’organismo. 

Nel caso in cui la valvola rimanga chiusa, possono aver luogo stati costipativi. Gli alimenti quindi che dovrebbero essere espulsi dal corpo restano all’interno dell’intestino, decomponendosi e provocando un accumulo di sostanze tossiche. In concomitanza a tali condizioni è necessario prendere in esame la possibilità che esista una permeabilità intestinale o uno squilibrio nella flora intestinale.

La presenza di tossine in quantità elevata provoca dolore muscolare, affaticamento e molti altri sintomi associati alla fibromialgia.

Se non sono presenti problemi intestinali, è importante controllare il sistema linfatico. Generalmente, qualsiasi terapia o trattamento volto a migliorare la circolazione linfatica aiuta a ridurre i sintomi indotti dalla fibromialgia.

Per eseguire una diagnosi più accurata dello stato della valvola ileocecale e dei principali organi del sistema linfatico, è possibile utilizzare il kit del test basico ampliato.fibromialgia

Integratori che contribuiscono a contrastare la fibromialgia

Per quanto concerne l’alimentazione, l’integrazione nutrizionale con aggiunta di acido malico e magnesio può essere di notevole giovamento.

In una sperimentazione, 15 pazienti affetti da fibromialgia sono stati trattati per via orale con 1.200-2.400 mg di acido malico e 300-600 mg di magnesio per un periodo di otto settimane. La maggior parte dei pazienti ha notato un miglioramento sostanziale entro i primi due giorni di trattamento. Al termine delle otto settimane, i pazienti hanno sperimentato una diminuita sensibilità al dolore di un terzo o della metà rispetto al periodo precedente all’assunzione di acido malico e magnesio.

Un altro integratore nutrizionale che può essere di aiuto per la fibromialgia è il triptofano. Comparando campioni di plasma prelevati da 29 pazienti affetti da fibromialgia, si è riscontrato che presentavano livelli di triptofano significativamente bassi.

 

Mar 5, 2018

Relazione tra lo zucchero e l’infiammazione (flogosi)

Relazione tra lo zucchero e l’infiammazione (flogosi)

L’infiammazione (flogosi) fa parte dei meccanismi di difesa non specifici dell’organismo e dei processi di cura innati del corpo.

Quando in un organismo si registrano lesioni o infezioni, il corpo mette in atto dei processi patologici rilasciando sostanze chimiche che contribuiscono a proteggerlo e a combattere gli organismi nocivi. Questo processo patologico può causare arrossamenti, aumento della temperatura della zona interessata, aumento generale della temperatura dell’organismo e gonfiore.

Tuttavia, alcuni alimenti come lo zucchero possono causare uno stato infiammatorio, ciò significa che il nostro organismo reagisce in modo del tutto simile a come reagirebbe in caso di una sopravvenuta lesione o infezione.

Le ricerche in materia dimostrano che l’abuso di alimenti ricchi di zuccheri semplici o raffinati può portare a infiammazioni croniche di basso grado che, con il trascorrere del tempo, possono determinare gravi problemi di salute a carico del muscolo cardiaco e/o dell’apparato muscolo-scheletrico, l’insorgenza di malattie autoimmuni, diabete, allergie e patologie tumorali.

Nel 2014 è stata condotta una ricerca scientifica per comparare gli effetti del fruttosio e del glucosio sulla flogosi. Ai soggetti coinvolti nella ricerca, è stata somministrata una dose di fruttosio da 50 g in un’unica soluzione. Quest’unica somministrazione di fruttosio ha determinato dei livelli significativamente elevati di proteina C-reattiva (CRP), la quale è un marcatore di risposta allo stimolo infiammatorio.
L’aumento dello stato infiammatorio era già evidente dopo 30 minuti dalla somministrazione del fruttosio, e questi livelli, due ore dopo, erano ancora più elevati rispetto alla precedente rilevazione. (50 grammi di fruttosio corrispondono approssimativamente al contenuto zuccherino di due lattine di bibite gassate).

La proteina C-reattiva (CRP) è prodotta dal fegato ed è una delle cosiddette “proteine di fase acuta” ossia appartenente al gruppo di proteine sintetizzate come risposta alla presenza di uno stato infiammatorio. Un alto livello di CRP presente nel sangue è un marcatore di flogosi. É bene ricordare che l’alto livello di CRP può essere causato da una varia molteplicità di patologie che va dalle infezioni fino a patologie tumorali.

Quando i livelli glicemici nel sangue aumentano rapidamente, lo zucchero si lega alle proteine del collagene in un processo chiamato “glicazione”, che determina una risposta infiammatoria nell’organismo.

La proteina C-reattiva (CRP) non è contenuta negli alimenti. Tuttavia, i suoi livelli sono fortemente influenzati dalla dieta alimentare seguita dall’individuo.

Numerose ricerche scientifiche effettuate, che contemplano fra i parametri anche la rilevazione dei livelli di CRP, mostrano una stretta relazione tra l’elevato consumo di zucchero e una varietà di disturbi muscolo-scheletrici, fra cui non solo l’artrite ma anche la fibromialgia.

Questo è stato l’obiettivo di una recente ricerca condotta dalla Harvard Medical School, la quale ha dimostrato come le donne che utilizzavano nella propria dieta alimentare grandi quantità di carboidrati ad alto indice glicemico avessero livelli molto elevati di CRP.

L’organismo produce CRP a partire dall’interleuchina-6 (IL-6), una potente molecola proteica implicata nella regolazione della risposta immunitaria.
L’interleuchina-6 è una molecola essenziale per la comunicazione cellulare, incaricata di avvisare il sistema immunitario in funzione pro-infiammatoria, rilasciando CRP e molte altre sostanze per l’attivazione della successiva risposta infiammatoria.

Un organismo in sovrappeso è soggetto a una risposta infiammatoria più elevata perché le cellule adipose, in particolar modo quelle presenti nella zona addominale, producono grandi quantità di IL-6 e di CRP.
Con l’aumentare dei livelli di zucchero nel sangue, aumentano anche l’IL-6 e la CRP.

inflamación

In che modo lo zucchero concorre nella risposta infiammatoria?

  • Per sovrapproduzione di AGE:
    Gli AGE sono i prodotti finali del processo di glicazione avanzata. La glicazione deriva dalla parola Glucosio ed è il risultato della reazione dell’organismo agli zuccheri presenti negli alimenti che consumiamo.
    L’elevata concentrazione di AGE provoca stress ossidativo e infiammazione.
  • Per l’aumentare della permeabilità intestinale:
    I batteri, le tossine e le particelle alimentari non digerite possono permeare attraverso l’intestino più facilmente e raggiungere la circolazione sanguigna, questo è un fattore di rischio che può portare a una successiva risposta infiammatoria.
  • Per eccesso di colesterolo “cattivo” LDL:
    L’eccesso di colesterolo LDL è stato associato a un aumento dei livelli di proteine C-reattive (CRP).
  • Aumento di peso:
    Una dieta alimentare ricca di zuccheri aggiunti e carboidrati raffinati può portare a un aumento di peso. L’eccesso di massa grassa corporea è relazionato alla risposta infiammatoria, in parte dovuta all’insulino-resistenza.

È importante ricordare la scarsa probabilità che uno stato infiammatorio sia causato solo dallo zucchero. Altri fattori come stress, farmaci, il tabagismo e l’assunzione eccessiva di grassi possono anch’essi scatenare una risposta infiammatoria.

È possibile utilizzare il kit del test delle infiammazioni per testare con la kinesiologia i livelli della PCR (o CRP), dell’IL-6 cosi come delle altre sostanze che intervengono nel processo infiammatorio.

 

Feb 19, 2018

Relazione tra l’insorgenza allergica causata da fattori ambientali e le funzionalità dell’intestino e del fegato

Relazione tra l’insorgenza allergica causata da fattori ambientali e le funzionalità dell’intestino e del fegato

In relazione ai disturbi derivanti da allergie causate da fattori ambientali, l’intestino e il fegato svolgono un ruolo cardine di rafforzamento nei confronti di tali patologie.

Nel caso in cui, il nostro intestino non è in grado di smaltire correttamente determinate sostanze di scarto e nel corso degli anni diventa permeabile, questa condizione concomitante, può innescare infiltrazioni deleterie per l’intero organismo. Quando ciò accade, s’innesca un processo infiammatorio che pone in allarme il sistema immunitario.

In questo contesto, per contrastare l’infiammazione in essere, il sistema immunitario inizierà a reagire in misura spropositata a tutte le minacce percepite, compresi gli allergeni presenti nell’aria.

Pertanto, se vogliamo mitigare e contrastare efficacemente un’allergia delle vie respiratorie, dobbiamo tenere conto in primis dello stato di salute del nostro intestino.

 Le cause principali che provocano un’infiammazione intestinale sono principalmente due: la dieta alimentare praticata e i batteri intestinali.

 

Eliminare gli alimenti contenenti allergeni

 Concretamente, dobbiamo eliminare dalla nostra dieta gli alimenti che innescano una risposta allergica. Esistono alcuni alimenti che sono responsabili di gran parte delle reazioni allergiche. Alcuni di essi sono: latte, uova, arachidi, noci, pesce, frutti di mare, soia e i cereali.

Inoltre, lo zucchero è un precursore fondamentale per quanto riguarda le reazioni allergiche. Lo zucchero in eccesso o i carboidrati raffinati concorrono nel generare una risposta infiammatoria simile a quella del sistema immunitario a contatto con un allergene.

Pertanto l’approccio olistico, volto a contrastare le allergie dell’apparato respiratorio si basa iniziando dall’eliminazione degli allergeni alimentari o degli alimenti che possono causare intolleranze. A tal fine è opportuno eseguire il test kinesiologico per le allergie e intolleranze alimentari.

 

Ripopolamento dei macrobioti intestinali.

Se l’intestino crasso e tenue sono poveri di batteri benefici, è più probabile che si manifestino allergie. Pertanto, l’assunzione regolare di probiotici è molto utile per combattere le allergie derivanti da fattori sia ambientali sia alimentari.

Pulizia intestinale

 Oltre a evitare l’assunzione di alimenti contenenti allergeni nella dieta alimentare, è consigliabile eseguire una pulizia intestinale che contribuisca all’eliminazione delle infiammazioni intestinali e che consenta la normalizzazione della risposta del sistema immunitario.

Per realizzare quest’obiettivo, possiamo eseguire idroterapie del colon, seguite da un trattamento con probiotici (acidophilus, bifidus), per sostituire e ripopolare l’intestino di batteri benefici. In alternativa, si possono effettuare regolarmente enteroclismi o assumere lassativi per mantenere l’intestino in perfetta efficienza.

Depurazione del fegato

Depurazione del fegato

Gli allergeni alimentari congestionano l’intestino ed esercitano altresì una sollecitazione considerevole sulle funzionalità del fegato.

Il fegato deve gestire le tossine derivanti dall’inquinamento atmosferico, alimentari e da altri contaminanti cui siamo esposti quotidianamente.

 La depurazione e la tonificazione di quest’organo influenza positivamente tutto l’organismo e in particolare, concorrono nel ridurre gli effetti allergici.

Come rimedi o terapie per depurare e rafforzare le funzionalità del fegato si possono utilizzare:

La pianta per eccellenza protettiva e rigenerante del fegato, il cardo mariano. Assumere capsule o estratto di cardo mariano è una soluzione eccellente. Oltre al cardo mariano, il dente di leone o tarassaco comune rappresenta una scelta valida.

 -La radice della bardana e la curcuma si possono cuocere stufate, a fuoco lento e per lungo tempo, oppure in alternativa, sono assumibili sotto forma di capsule.

-Un bicchiere d’acqua con limone appena spremuto aiuta anche a purificare il fegato e l’organismo in generale.
– L’agopuntura e la riflessologia plantare sono altresì strategie efficaci per la depurazione e la tonificazione del fegato.

 Inoltre, oltre agli intestini e al fegato, un altro organo essenziale con funzionalità di disintossicazione è la pelle. Inducendo la sudorazione, molte tossine possono essere eliminate, consentendo di alleviare il carico sugli altri organi deputati a questa funzione. Trascorrere quindi qualche minuto in sauna o fare regolarmente esercizio fisico contribuirà a ridurre l’insorgenza di allergie.

Feb 5, 2018

Il Test della valvola ileocecale e la falsa appendicite.

Il Test della valvola ileocecale e la falsa appendicite.

L’Appendicite acuta è un’infiammazione e infezione dell’appendice. Questa patologia può essere grave e potenzialmente mortale, in particolar modo se l’appendice raggiunge il punto di rottura o di perforazione.

Tuttavia, il dolore nel quadrante addominale in corrispondenza dell’appendice è frequentemente derivante da un eccesso di gas nell’intestino oppure, ancora più verosimilmente, da problematiche legate alla valvola ileocecale. La valvola ileocecale è uno sfintere muscolare, situato tra l’intestino tenue e l’intestino crasso, essenzialmente nella stessa area dell’appendice. Quello che generalmente si ritiene sia un’appendicite, può rivelarsi come un problema a carico di questa valvola. La valvola ileocecale è deputata a svolgere due compiti importanti:

-Servire da barriera per impedire al contenuto tossico dell’intestino crasso di riversarsi nuovamente nell’intestino tenue,

-Evitare che i componenti alimentari presenti nell’intestino tenue entrino nell’intestino crasso prima che i processi digestivi siano stati completati. 

Emozioni che originano stress e/o una dieta non appropriata, troppo ricca di grassi saturi o di cibi piccanti, può talvolta causare “l’inceppamento” della valvola in posizione aperta o chiusa.  Questo “atteggiamento” della valvola può produrre una serie di sintomi, alcuni dei quali possono essere scambiati per appendicite.

Fortunatamente, esistono tecniche semplici ed efficaci per porre rimedio alle problematiche legate alla valvola ileocecale. Una di queste è l’esecuzione del test kinesiologico.
Il Test della valvola ileocecale

Il Test della valvola ileocecale è eseguito premendo delicatamente il punto di riflessione della valvola ileocecale, o ponendo sull’ombelico il filtro della valvola ileocecale. In caso di AR, verificheremo in seguito se la valvola è aperta (premendo delicatamente con due dita verso la spalla opposta) o chiusa (premendo verso l’anca destra). Quello che ci restituisce l’AR sarà quello che dobbiamo correggere con il trattamento appropriato, a seconda che lo squilibrio sia energetico, emotivo, chimico o strutturale.

Alla maggioranza di noi hanno insegnato che l’appendice può essere considerata come una parte in sostanza inutile del nostro organismo. Tuttavia, continuiamo a imparare, anche dopo centinaia di anni di studio, quanto siano complesse e interconnesse fra loro le parti del corpo.

L’appendice è una componente importante del sistema linfatico, che a sua volta fa parte del sistema immunitario generale. Essa è posta strategicamente nel punto di congiunzione tra intestino tenue e grande, vicino alla valvola ileocecale. La sua funzione prioritaria è quella di “trappola” dove le cellule immunitarie possono catturare e distruggere o eliminare i microrganismi nocivi. Una volta rimossa l’appendice, perdiamo una parte non secondaria del nostro sistema immunitario.

La ricerca medica suggerisce anche che l’appendice può agire come una sorta di “casa sicura” dove i batteri intestinali benefici, sono coltivati e conservati. 

Se l’intestino è infettato da batteri patogeni, i batteri presenti in questa “casa sicura” saranno utilizzati dall’organismo per ripristinare i livelli ottimali di batteri sani nel colon.

Per verificare lo stato dell’appendice e della valvola ileocecale, è possibile utilizzare i filtri del kit del test basico ampliato.

 

Gen 22, 2018

Combattere la sindrome da stanchezza con la Rodiola

Combattere la sindrome da stanchezza con la Rodiola

La sindrome da stanchezza affligge un terzo della popolazione adulta, influisce sulla qualità della vita, sulla produttività lavorativa e sul riposo dell’individuo. La rodiola è stata a lungo riconosciuta utilizzata e apprezzata nelle medicine tradizionali dell’Europa orientale e dell’Asia come importante adattogeno per la sua azione stimolante del sistema nervoso, antidepressiva, rigenerante e per le sue proprietà di miglioramento delle prestazioni. La medicina moderna può fare ben poco nel combattere la sindrome da stanchezza. Questa difficoltà nell’affrontarla porta inevitabilmente a una cronicizzazione dei sintomi.

 La ricerca mostra che gli adattogeni migliorano le performance mentali e aumentano la resistenza dei soggetti che soffrono di questa particolare ma diffusa sindrome. Gli adattogeni sono composti naturali che permettono al nostro corpo di adattarsi allo stress, evitando così conseguenze a lungo termine come la sindrome da stanchezza.

Il principale sistema di risposta del corpo allo stress (denominato asse ipotalamo-ipofisi-surrene o HPA) è fortemente implicato e correlato alla sindrome da stanchezza cronica, è questo il motivo per cui, lo stress sembra peggiorare la patologia.

La Rodiola combatte la stanchezza a lungo termine e cronica

Un articolo pubblicato sulla rivista Complementary Medicine Research riporta una ricerca realizzata su soggetti affetti da sindrome da stanchezza acuta (sintomatologia che dura da uno a sei mesi) e quelli con sindrome da stanchezza cronica (sintomatologia che prosegue oltre i sei mesi). I ricercatori hanno studiato le proprietà adattogeniche dell’estratto di Rodiola (Rhodiola rosea). La ricerca ha evidenziato che gli estratti di Rodiola agiscono direttamente e indirettamente nei sistemi di risposta allo stress del corpo a livello biochimico, migliorandone la capacità di superarlo e aumentando i livelli energetici.

Rodiola

Tutti i soggetti coinvolti nello studio hanno assunto ogni giorno per otto settimane 400 mg (200 mg due volte il dì) di estratto di Rodiola e a ciascuno di essi sono stati assegnati punteggi in relazione allo stato di stanchezza e all’alterazione funzionale.

Alla conclusione della ricerca, si è registrata una significativa diminuzione di tutti i punteggi, inoltre, i risultati hanno mostrato che i soggetti interessati nella ricerca non hanno dovuto attendere a lungo per costatarne gli effetti positivi. La diminuzione più rapida dei punteggi si è verificata nella prima settimana e gli stessi hanno continuato a diminuire significativamente, tra la quarta settimana e la conclusione della ricerca.

Altresì si sono registrati rapidi miglioramenti nei livelli di stress, qualità del sonno, ansia, panico, fobia, depressione e nella capacità cognitiva di stabilire le proprie priorità ed eseguire gli intendimenti prefissati. Peraltro, l’83% dei soggetti ha valutato la loro condizione come “molto migliorata” alla fine del trattamento. Si è trattato di un vasto programma di sperimentazione clinica che ha dato risultati uniformemente positivi, considerato pionieristico, perché è stato eseguito su un elevato numero di soggetti affetti da stanchezza acuta e cronica. Altre ricerche realizzate con il sistema placebo hanno fornito anch’esse risultati incoraggianti utilizzando gli estratti di Rodiola nel quadro sintomatologico della sindrome da stanchezza e del suo fattore scatenante principale, lo stress.

D’altro canto, non si può dimenticare che lo stress è il risultato di una cattiva gestione delle emozioni e dei pensieri negativi. Grazie ai test kinesiologici sulla componente emotiva saremo in grado di analizzare insieme al paziente quali emozioni o situazioni percepite come negative, gli impediscono di dare una risposta alternativa allo stress, contribuendo dunque in modo sostanziale all’aumento dello stato di stanchezza.

 

 

 

Gen 8, 2018

Metodologie per combattere l’artrite

artrite

Il termine “artrite” si riferisce all’infiammazione di una o più articolazioni. Sebbene, ci siano decine di tipologie di artrite: osteoartrite, artrite reumatoide, gotta, lupus sistemico, borsite, per citarne solo alcune.

L’osteoartrite è il tipo più comune di artrite. Spesso si considera l’osteoartrite come conseguenza naturale dovuta all’invecchiamento dell’individuo. Tuttavia, ci sono altri fattori oltre all’invecchiamento che ne accelerano il processo. Allo stesso modo, ogni forma di artrite ha cause numerose e diversificate che aumentano o diminuiscono le possibilità di una sua comparsa.

 Ciononostante, di seguito elenchiamo e descriviamo alcune metodologie che possono contribuire ad aiutarvi a combattere questa infiammazione.

Usate l’articolazione o rischiate di perderne la funzionalità: l’attività fisica “dolce” basata sul tenere in movimento l’articolazione è fondamentale per aumentare la circolazione e ridurre la rigidità. Anche se si deve evitare di sovraccaricare un’articolazione già infiammata o “bollente” è particolarmente indicato esercitarla dolcemente lungo tutto il suo arco di movimento. Il nuoto è una ginnastica particolarmente adatta alle persone affette da artrite. Anche se il jogging non è associato a malattie degenerative delle articolazioni, si può camminare come forma alternativa di esercizio fisico se si avvertono dolori articolari durante o dopo la corsa.

Cercate di allenarvi 15-20 minuti il giorno, cinque giorni la settimana.

Alimenti che contribuiscono ad aggravare una condizione artritica: alcuni indizi suggeriscono che certi alimenti possono aggravare una condizione artritica. Evitate gli alimenti della famiglia delle solanacee, compresi pomodori, melanzane, peperoni (escluso il pepe nero) e patate. Il tabacco è anch’esso appartenente alla famiglia delle solanacee, dunque da evitare; il latte, gli agrumi e i grassi sono altri alimenti e componenti alimentari che contribuiscono ad aggravare una condizione artritica e dovrebbero essere evitati o almeno ridotti significativamente nella dieta.

artrit, massaggio

Il segreto è, un buon massaggio: non c’è bisogno di essere uno specialista o un dottore per sapere che il massaggio è un beneficio per le persone affette da artrite. In ogni caso, per ottenere risultati ottimali, si deve evitare di massaggiare direttamente sull’infiammazione articolare ma è meglio effettuare il massaggio appena sopra o sotto l’articolazione.

Il rame: le persone affette da artrite sembrano provare sollievo indossando un bracciale in rame o qualche altro tipo di accessorio. È noto che alcune persone con artrite ha difficoltà ad assimilare il rame dagli alimenti che mangiano. I professionisti omeopatici prescrivono generalmente microdosi di rame (Cuprum metallicum) alle persone affette da artrite che manifestano dolori articolari e contrazioni muscolari o spasmi.

Il test kinesiologico può essere eseguito con un  kit delle infiammazioni e in modo particolare con la fiala TNF-α o CRP. Ciononostante, è meglio controllare lo stato delle articolazioni, dell’intestino tenue e dell’intestino crasso. Conoscere lo stato della flora intestinale, l’esistenza di batteri, virus e metalli pesanti, ed eventuali allergie o intolleranze alimentari.

Inoltre con il kit degli oligoelementi si potranno evidenziare le carenze di rame.

Dic 26, 2017

Cardo mariano: scopri tutte le malattie che è in grado di prevenire.

cardo mariano

I benefici del cardo mariano derivano dall’estrazione dall’organismo delle tossine in grado di causare diversi sintomi e malattie, come lo sviluppo del cancro, il colesterolo alto, il diabete, i calcoli renali, disturbi della cistifellea, effetti negativi della chemioterapia e dell’alcol, danni della pelle e molto altro.

Il cardo mariano può favorire una sana funzione digestiva mediante la formazione di enzimi, aumentando la produzione di bile, riducendo l’infiammazione e ammorbidendo le membrane mucose di tutto il corpo.

Come antiossidante, il cardo mariano è tanto potente quanto altri importanti nutrienti, come la vitamina E o la vitamina C, che contribuiscono a combattere i danni dei radicali liberi e a rallentare il processo di invecchiamento che può portare allo sviluppo della malattia. Contiene in particolare elevati livelli di estratti lipofili dei semi della pianta, che agiscono come antiossidanti bioflavonoidi che migliorano le difese immunitarie e rallentano lo stress ossidativo.

 Benché presenti diversi benefici, il cardo mariano è più conosciuto per la sua caratteristica di difensore naturale del fegato e di disintossicante. Il fegato lavora costantemente per difenderci dalle tossine più comunemente presenti nella nostra vita quotidiana, agendo da filtro ed eliminando le sostanze nocive dall’organismo.

‏È stato dimostrato che il cardo mariano riduce, o addirittura annulla, i danni al fegato causati dai farmaci soggetti a prescrizione, dagli antibiotici, dall’inquinamento, dai metalli pesanti, ecc.

Il cardo mariano per la detossificazione e la salute del fegato

Il cardo mariano per la detossificazione e la salute del fegato

Come menzionato, il cardo mariano è un potente disintossicante. Aiuta a ricostruire le cellule del fegato mentre elimina le tossine dal corpo che vengono elaborate per mezzo di quest’ultimo.
Il cardo mariano è efficace per l’annullamento naturale degli effetti nocivi derivanti dal consumo di alcol, dai pesticidi che ingeriamo attraverso gli alimenti, dai metalli pesanti e perfino dall’inquinamento dell’aria che respiriamo.

Il fegato in realtà è il nostro organo interno più grande ed è responsabile di una serie di funzioni disintossicanti essenziali. Lo stato del nostro sangue nel corpo dipende principalmente dalla salute del nostro fegato. In quanto “purificatore del sangue”, il fegato deve pulire attivamente il sangue tutti i giorni per poter rifornire la maggior parte dei sistemi dell’organismo.

Il fegato contribuisce ad eliminare le sostanze nocive del sangue, favorisce la produzione di ormoni, disintossica il corpo, rilascia il glucosio nel torrente sanguigno in modo da offrire al nostro organismo energia stabile e rilascia la bile nell’intestino tenue affinché il grasso venga assorbito mediante gli alimenti.

Pertanto, è molto importante mantenere il fegato in buone condizioni. Per conoscere lo stato del tuo fegato, possiamo realizzare il nostro test kinesiologico utilizzando il kit di base ampliato. Successivamente, per valutare il trattamento con cardo mariano o qualsiasi altra pianta benefica, è possibile utilizzare il test generale di fitoterapia.

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