Dic 13, 2018

13 Proprietà terapeutiche basate su prove scientifiche dell’olio di cocco

olio di cocco

 

Nonostante l’olio di cocco abbia sofferto di un certo disconoscimento a causa di alcune interpretazioni non veritiere negli ultimi anni, di rado riceve il riconoscimento che realmente merita. Non solo è un grasso saturo “buono” ma è anche un eccezionale agente terapeutico con molteplici e utili impieghi per la salute.

Tra gli esempi di come questo grasso saturo “buono” agisce in modo salutare sull’organismo, citiamo:

  • Brucia i grassi: Paradossale, vero? Un grasso saturo che può accelerare la riduzione del grasso presente nella zona addominale. Per confermare tale effetto esistono attualmente due studi scientifici comprovati i quali dimostrano che solamente due cucchiai il giorno (30 ml), sia negli uomini sia nelle donne, sono in grado di ridurre la massa grassa addominale in un intervallo di tempo che varia da 1 e 3 mesi.
  • Potenziamento cerebrale: Una ricerca pubblicata nel 2006 sulla rivista Neurobiology of Aging ha dimostrato che la somministrazione di trigliceridi a catena media (che si trovano più frequentemente nell’olio di cocco) in 20 soggetti affetti dal morbo di Alzheimer o da lieve deterioramento cognitivo ha portato a un aumento significativo dei corpi chetonici (ad appena 90 minuti dal momento del trattamento) associabili a un miglioramento cognitivo quantitativamente misurabile in soggetti affetti da disfunzione cognitiva non severa.
  • Elimina la pediculosi: In combinazione con spray di anice, l’olio di cocco è più efficace come trattamento dell’insetticida permetrina.
  • Guarisce le ferite: Il cocco è stato utilizzato da tempo immemore per accelerare la guarigione delle ferite. Tre dei meccanismi individuati alla base di questi effetti curativi, sono la capacità di accelerare la ri-epitelizzazione, migliorare l’attività degli enzimi antiossidanti e stimolare l’ulteriore reticolazione del collagene all’interno del tessuto da riparare.
    L’olio di cocco inoltre ha dimostrato di operare sinergicamente con trattamenti tradizionali, ad esempio la sulfadizina argentica, velocizzando il recupero dalle ferite causate da ustioni.
  • Alternativa ai FANS: I farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) sono farmaci impiegati per trattare sia il dolore sia l’infiammazione.
    Tuttavia, è stato dimostrato che l’olio di cocco possiede proprietà antinfiammatorie, analgesiche e antipiretiche, il che lo rende un’alternativa valida ai farmaci convenzionali.
  • Attività anti-ulcerosa: È interessante notare che il latte di cocco (che include componenti dell’olio di cocco) ha dimostrato di essere altrettanto efficace del classico sucralfato (complesso anti-ulceroso).
  • Proprietà terapeutiche basate su prove scientifiche dell'olio di cocco
  • Anti-micotico: nel 2004, 52 ceppi di Candida sono stati isolati ed esposti all’olio di cocco. Nelle risultanze è stato osservato che la specie più nota, la Candida albicans, presenta la suscettibilità maggiore a tale esposizione.
    I ricercatori hanno raccomandato l’olio di cocco per affrontare il trattamento delle infezioni fungine in considerazione della particolare resistenza di alcune specie di Candida che risultano essere meno sensibili ad altri farmaci antimicotici.
  • Aumento del testosterone: è stato dimostrato che l’olio di cocco riduce lo stress ossidativo a livello testicolare, con conseguente aumento significativo dei livelli di testosterone.
  • Riduzione del gonfiore della prostata: è stato dimostrato che l’olio di cocco riduce l’ipertrofia prostatica benigna indotta dal testosterone.
  • Miglioramento del livello di lipidi nel sangue: L’olio di cocco ottimizza costantemente il rapporto LDL/HDL nel sangue di chi lo utilizza. A tale proposito, l’olio di cocco non deve essere considerato come “un grasso saturo che ostruisce le arterie”.
  • Assorbimento di sostanze nutritive liposolubili: Recentemente è stato dimostrato che l’olio di cocco è più efficace dell’olio di cartamo nel migliorare l’assorbimento dei carotenoidi presenti nel pomodoro.
  • Benessere osseo: È stato dimostrato che l’olio di cocco riduce lo stress ossidativo intra-osseo, prevenendo danni strutturali a carico dell’osso osteoporotico.
  • Filtro solare: L’olio di cocco neutralizza i raggi UV fino al 30%

Naturalmente, quando parliamo di olio di cocco, ci riferiamo solo a una componente dell’incredibile palma da cocco. Ad ogni modo, ogni componente, comprese la fibra del guscio di coccola proteina e l’acqua di cocco, hanno applicazioni terapeutiche attualmente confermate solamente da riscontri empirici.

 

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Nov 20, 2018

Ripristinare la mucosa gastrica e debellare l’Helicobacter Pylori senza l’utilizzo di antibiotici

gastrite e l’ulcera peptica

Nello stomaco l’acidità, determinata dalla presenza dell’acido cloridrico, è particolarmente benefica poiché agisce come difesa primaria contro le infezioni e come supporto nelle prime fasi della digestione.

L’organismo protegge i propri tessuti delicati dagli acidi gastrici con meccanismi che richiedono un perfetto bilanciamento.

Il meccanismo di difesa più importante è costituito dalle cellule ossintiche, dette anche cellule parietali. Tali cellule ricoprono il rivestimento dello stomaco, secernendo uno spesso strato di muco protettivo.

Tuttavia, se le difese naturali dell’organismo contro gli acidi gastrici sono compromesse, tale fenomeno può provocare disturbi digestivi come la gastrite e l’ulcera peptica.

La gastrite è un’infiammazione delle pareti che formano il rivestimento dello stomaco. Non sempre è sintomatica, ma quando i sintomi insorgono, si possono manifestare dolori addominali, nausea, vomito e disturbi digestivi. Mentre tale processo può essere innescato da una molteplicità di fattori, una delle cause più comuni è l’infezione causata dal batterio H. pylori.

L’Helicobacter Pylori è una delle principali cause di disturbi gastrici e intestinali, come ulcere gastriche e duodenali (il tratto iniziale dell’intestino tenue), gastrite e tumore gastrico.

Con il trascorrere del tempo, il batterio H. pylori erode la barriera della mucosa gastrica, essenziale per la sua la funzione protettiva, indebolendo ed esponendo il tessuto dello stomaco e dell’intestino tenue agli effetti degli acidi aggressivi prodotti dall’alimentazione e dalla digestione.

Una volta infiltrato nel rivestimento della mucosa, tale batterio sottopone la mucosa ai metaboliti tossici da esso prodotti, causando un afflusso di cellule flogistiche provenienti dal sistema immunitario attraverso la secrezione di potenti “fattori di virulenza”.

Tali proteine batteriche bloccano la normale funzione di alcune cellule immunitarie, aumentando la produzione di radicali liberi e stimolando inoltre un altro gruppo di cellule immunitarie a produrre citochine infiammatorie (messaggeri incaricati di trasmettere il segnale a nuove cellule flogistiche che si dirigono in quell’area).

Il batterio H. pylori può essere trattato efficacemente con la somministrazione di antibiotici. Tuttavia, vi sono evidenze convincenti che la combinazione peculiare di zinco minerale associato al peptide carnosina di origine ammino-acidica, permette un’azione efficace contro il batterio H. pylori ripristinando le condizioni di sicurezza per la salute gastrica.

L’integrazione con zinco, nel corso degli anni, ha dimostrato di fornire effetti gastro-protettivi e il nutriente carnosina può aumentare ulteriormente tali effetti. La zinco-carnosina offre un approccio integrale nell’affrontare problemi gastrici come gastrite e ulcere peptiche.

Innanzitutto, tale approccio, elimina la fonte del problema accelerando l’eliminazione dell’H. pylori. È inoltre stato dimostrato che neutralizza i radicali liberi e riduce gli stati infiammatori.

Oltre ad aumentare la produzione di un fattore di crescita, importante per riparazione delle lesioni gastriche, il legame zinco-carnosina ripara anche il rivestimento mucosale danneggiato stimolando la secrezione di nuova mucosa gastrica.

Le ricerche effettuate su soggetti umani hanno potuto dimostrare tale efficacia mostrando come i sintomi associati alle ulcere possono essere ridotti mentre l’area danneggiata viene risanata o guarita.

mucosa gastrica.

Nell’ambito di tale ricerca, gli scienziati hanno somministrato 150 mg di zinco-carnosina al giorno a 25 pazienti cui sono state diagnosticate ulcere gastriche.

Dopo un periodo di otto settimane, i risultati hanno evidenziato una;

  • percentuale di riduzione del 63,6% dell’acidità gastrica,
  • percentuale di riduzione delle eruttazioni dell’80%,
  • percentuale di riduzione della nausea del 66,7%,
  • percentuale di riduzione del 76,9% della distensione addominale, e
  • riduzione del 71% della sensibilità gastrica.

Inoltre, i ricercatori hanno potuto verificare:

  • la totale sparizione del dolore notturno nel 91% dei partecipanti al programma di studio e
  • la guarigione nel 65% dei soggetti esaminati durante la valutazione endoscopica.

Ma non sono solo queste le prove scientifiche che possono aiutarci nel processo di trattamento contro l’H. Pylori.  Gli scienziati hanno condotto ricerche su circa 700 ceppi di specie di Lactobacillus, identificando un ceppo, il Lactobacillus Reuteri, in grado di legarsi agli organismi di H. pylori e di eliminarli in modo innocuo dal tratto gastrointestinale.

Con l’aiuto di questo particolare ceppo, il numero di batteri H. pylori che soggiornano nello stomaco può essere notevolmente ridotto, senza la necessità di utilizzare trattamenti antibiotici.

Se volete essere aiutati dalla kinesiologia per diagnosticare un’infezione da H. Pylori è possibile utilizzare il kit di test dei batteri, e per valutare lo stato del proprio sistema digerente, comprese le mucose, lo stomaco, il duodeno, l’intestino tenue e crasso, è possibile utilizzare il kit di test degli organi.

 

Nov 2, 2018

Perché dovremmo sottoporci a un test delle intolleranze alimentari

intolleranze alimentari

Un aspetto che talvolta passa inosservato per quanto concerne la nostra salute generale è l’intolleranza alimentare soggiacente. A differenza delle allergie di tipo alimentare (che spesso hanno sintomi più acuti), le intolleranze alimentari non manifestano sintomi severi, ma hanno conseguenze sul tratto gastrointestinale, sulla permeabilità intestinale e comportano una serie di sintomi secondari che si evidenziano in modo diverso da persona a persona.

Quando si parla d’intolleranze alimentari, ci riferiamo a quegli alimenti che l’individuo non scompone per via enzimatica, con conseguente debilitazione dell’integrità intestinale.

In caso d’intolleranza a un alimento, la sintomatologia relativa inizia solitamente entro poche ore dal suo consumo. Ciononostante, tale sintomatologia può durare fino a 48 ore e i relativi effetti possono durare ore o addirittura giorni, il che rende questi alimenti particolarmente difficili da identificare.

Inoltre, se consumiamo spesso sostanze alimentari cui siamo intolleranti, può rivelarsi difficile correlare i sintomi a un alimento specifico.

Se non individuiamo tale insorgenza, durante mesi o anni di consumo di alimenti cui siamo intolleranti, i sintomi manifestati si trasformano in problemi cronici riconducibili a un’infiammazione sistemica che si evidenzia in patologie come artrite, emicrania, disturbi digestivi, problemi cutanei e malattie autoimmuni.

Se, d’altra parte, rileviamo le intolleranze alimentari di cui soffriamo ed eliminiamo completamente l’alimento o le sostanze precorritrici mediante una dieta di eliminazione, è possibile in tal modo, curare l’intestino, aumentare l’integrità del rivestimento intestinale, reintegrare adeguatamente le colture probiotiche, e conseguentemente, ridurre i sintomi cronici secondari.

Sebbene le intolleranze alimentari non siano la causa di tutti gli squilibri, essere consapevoli che ne soffriamo gioca un ruolo importante in qualsiasi piano generale di salute e benessere ed è frequentemente una possibile soluzione per eliminare quei sintomi persistenti e “random” che non si possono associare a nessun’altra patologia.

Sostituendo gli alimenti, con la conseguente eliminazione delle intolleranze alimentari, l’intestino acquisisce una notevole capacità di migliorare le proprie condizioni generali e, dopo un adeguato trattamento di rigenerazione, è possibile reintrodurre nuovamente le sostanze alimentari in precedenza sostituite.

In termini generali, se l’intestino è in ottima salute, di conseguenza anche gli altri sistemi e apparati dell’organismo ne trarranno beneficio.

Anche se i sintomi delle intolleranze alimentari sono variabili, nella maggior parte dei casi coinvolgono l’apparato digerente, la cute e l’apparato respiratorio.

intolleranze alimentari

Le manifestazioni più ricorrenti comprendono:

Diarrea
Costipazione
Gonfiore addominale
Eruzioni cutanee
Mal di testa
Nebbia mentale o difficoltà di concentrazione
Nausea
Stanchezza cronica
Dolori muscolari
Dolore addominale
Rinorrea
Reflusso gastro-esofageo
Arrossamento cutaneo

Le intolleranze alimentari sono solitamente diagnosticate da diete a eliminazione specificamente concepite per ridurre gli alimenti non salutari.

Nelle diete a eliminazione si sospendono gli alimenti più comunemente associati alle intolleranze per un periodo di tempo fino a che i sintomi non diminuiscono. Gli alimenti sono poi reintrodotti uno per volta in concomitanza al monitoraggio dei sintomi.

Questo tipo di dieta consente di identificare gli alimenti che sono all’origine dei sintomi.

 Tuttavia, per accelerare l’intero processo diagnostico e ottenere risultati accurati, è possibile eseguire un test kinesiologico delle intolleranze alimentari. A tale scopo, testeremo tutti i filtri di ciascuno degli alimenti che compongono il kit delle intolleranze alimentari.
Tramite la risposta della nostra catena muscolare allo stimolo causato dal filtro alimentare, saremo in grado di determinare con precisione quali alimenti dovremo eliminare e quali di essi possiamo continuare a consumare.

In aggiunta, è necessario eseguire un test completo, valorizzando il nostro apparato digerente per specificare il trattamento di recupero da seguire. Sarà parimenti importante verificare se esiste un qualche tipo d’infiammazione acuta o cronica da curare e le relative modalità di trattamento.

 

 

 

 

 

 

 

Ott 7, 2018

Come curare la stanchezza surrenale (Hypoadrenia)

stanchezza surrenale

La stanchezza surrenale (Hypoadrenia) è la condizione che si verifica quando le ghiandole surrenali non sono in grado di produrre ormoni in quantità sufficienti, in particolare il cortisolo, che contribuisce al controllo dello stress da parte dell’organismo.

Una produzione sub-ottimale di tale ormone causa sintomatologie di diversa natura (stanchezza, difficoltà di concentrazione ecc.). Tuttavia, tali sintomi possono manifestarsi anche quando il livelli di cortisolo sono superiori ai parametri ottimali. In entrambi i casi, la causa è da ricercarsi “nell’esaurimento” delle ghiandole surrenali.

Nella medicina allopatica, la stanchezza surrenale è nota come malattia di Addison o insufficienza surrenalica cronica, se si riscontrano livelli estremamente bassi di cortisolo. Al contrario, quando si riscontrano nell’organismo livelli eccessivi di tale ormone ci si riferisce alla sindrome di Cushing o ipercortisolismo.

Purtroppo, le ghiandole surrenali sono sovente considerate in buona salute qualora non sia presente nessuno dei due tipi di patologie sovra elencate. In ogni caso, il monitoraggio dello stato di salute delle ghiandole surrenali non si limita esclusivamente al controllo dei livelli di cortisolo.

È parimenti importante considerare la funzione dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene (HPA), responsabile del meccanismo di feedback tra l’ipotalamo, l’ipofisi e le ghiandole surrenali nonché principale effettore della risposta individuale di stress, di concerto con le branche simpatica e parasimpatica del sistema nervoso autonomo. L’asse ipotalamo-ipofisi-surrene (HPA), in poche parole, regola la risposta allo stress dell’organismo.

Per esempio, se incontriamo un cinghiale mentre camminiamo in un bosco, il nostro cervello interpreta tale situazione come un fattore di stress. L’ipotalamo come risposta rilascia l’ormone inducente corticotropico (CRH) all’interno dell’eminenza mediana, il quale a sua volta agisce sull’ipofisi per stimolare il rilascio dell’ormone adrenocorticotropico (ACTH). L’ACTH, a sua volta, viene immesso nella circolazione sanguigna, tramite la quale, raggiunge la corteccia surrenale per indurre il rilascio di cortisolo.
Quest’ultimo, consente di aumentare la produzione di glicogeno, le scorte energetiche utili all’azione, in presenza di un agente (stressor) stress-provocante, come nell’esempio sovra-riportato, l’incontro con un cinghiale.

Inoltre il cortisolo aumenta la pressione sanguigna e modula la risposta immunitaria. In piccole quantità, la secrezione e il rilascio di cortisolo nel sangue è benefico e l’organismo non potrebbe eseguire le proprie funzionalità in assenza di tale ormone.

Le problematiche insorgono quando i livelli di cortisolo permangono eccessivamente elevati e per un arco di tempo troppo prolungato.

Nel corso della vita, molte situazioni o preoccupazioni divengono fattori di stress cronici i quali, a livello biochimico, esercitano una particolare sollecitazione dell’asse HPA.
Tali fattori determinano una stimolazione continua dell’asse HPA, la quale a sua volta, “costringe” l’organismo in uno stato di “allerta permanente” definita come “reazione fight-or-flight” o come primo stadio della sindrome generale di adattamento. Se si sperimentano numerose situazioni di stress durante l’arco della giornata, i meccanismi feedback di attivazione dell’HPA non si disattivano e i livelli ormonali, incluso il cortisolo, divengono disequilibrati.

 Può accadere infatti, che tali reazioni continue conducano a un eccesso oppure a una produzione sub-ottimale di cortisolo causando quindi uno squilibrio di tale ormone. Inoltre, possono essere influenzati da tale condizione anche altri ormoni surrenali come il deidroepiandrosterone (DHEA), l’aldosterone, l’epinefrina o la noradrenalina.

sintomi della stanchezza surrenale

Quali sono i sintomi della stanchezza surrenale?

 I sintomi che si possono manifestare sono:

  • Stanchezza (fisica o mentale).
  • Difficoltà ad alzarsi al mattino, nonostante un adeguato numero di ore di sonno.
  • Insonnia (difficoltà nell’addormentarsi e/o avere un ciclo di sonno non continuativo).
  • Irritabilità.
  • Ipotensione mattutina.
  • Diminuzione delle difese immunitarie o malfunzionamento del sistema immunitario.
  • Disfunzione cognitiva, difficoltà di concentrazione, mente un po’ annebbiata (la cosiddetta “nebbia cerebrale”).
  • Ridotta capacità di sopportare e gestire lo stress.
  • Forte desiderio di assunzione di sale o di cibi salati.

Per ricalibrare le ghiandole surrenali, si devono apportare delle variazioni alla dieta alimentare e allo stile di vita.

Di seguito, alcuni suggerimenti basilari che aiuteranno significativamente il nostro organismo a riequilibrare la funzionalità delle ghiandole surrenali:

  • Assumere alimenti a basso indice glicemico.
  • Riposare in modo ottimale e per un numero sufficiente di ore.
  • Effettuare esercizi fisici leggeri.
  • Trascorrere momenti di relax a contatto con la natura.
  • Praticare attività fisiche e mentali come lo yoga, la meditazione o il Qi gong.
  • Evitare condizioni ambientali e persone che possono essere fonte di stress.
  • Assumere integratori a base di vitamine del gruppo B, vitamina C, magnesio ed erbe adattogene, al fine di aiutare le ghiandole surrenali e l’asse HPA.

Tuttavia, la chiave per supportare una buona salute surrenale è ridurre il più possibile i fattori di stress cronici e concedere all’organismo il riposo di cui ha bisogno per rigenerarsi.

Vale la pena sottolineare l’importanza di praticare la meditazione e altre tecniche di riduzione dello stress al fine di aiutare il sistema nervoso. La meditazione ha la straordinaria capacità di supportare la branca parasimpatica del sistema nervoso, permettendoci di sentirci più concentrati e rilassati.

 Per controllare lo stato delle ghiandole surrenali con la kinesiologia e rilevare eccessi o carenze di produzione dei diversi ormoni coinvolti, è consigliabile utilizzare il Test dell’apparato endocrino.

Set 20, 2018

Il rapporto che intercorre tra le malattie autoimmuni e l’intestino

malattie autoimmuni

Le malattie autoimmuni, come la maggioranza delle malattie croniche, sono in aumento, soprattutto negli ultimi 10 anni e nei paesi a sviluppo avanzato.

Sono molteplici le possibili cause alla base dell’insorgenza di tale malattia. Tuttavia, una dieta inadeguata, unitamente allo stress cronico e a un’accresciuta tossicità ambientale, possono condurre a un incremento della permeabilità intestinale oppure essere responsabili di fenomeni infiltrativi a livello delle pareti intestinali.

La sindrome dell’intestino permeabile può determinare disfunzioni immunitarie e pone le basi per lo sviluppo e il progredire delle malattie autoimmuni.

Quando il corpo è in salute, il sistema immunitario svolge un eccellente lavoro di protezione dell’organismo nei confronti di eventuali organismi patogeni. Tale sistema è deputato alla produzione di anticorpi che agiscono contro virus, batteri, parassiti e altri agenti patogeni, inoltre, contribuisce a contenere efficacemente gli episodi infiammatori.

 Una malattia autoimmune si sviluppa quando il sistema immunitario produce erroneamente autoanticorpi (cellule immunitarie autoimmuni) diretti contro elementi che compongono l’organismo umano come cellule, tessuti o organi.

Tali autoanticorpi e altre cellule immunitarie tendono ad attaccare, secondo il peculiare tipo di malattia autoimmune, alcune parti dell’organismo. Generalmente, i fenomeni autoimmuni possono determinare problematiche ai seguenti tessuti, sistemi e organi:

  • tessuto cutaneo
  • sistema nervoso centrale (in particolare il cervello)
  • articolazioni
  • sistema muscolare
  • apparato digerente (in particolare l’intestino)
  • sistema nervoso periferico (in particolare le fibre nervose)
  • Altre tipologie di tessuti e organi

Si è appurato che esistono più di 80 malattie autoimmuni classificate, alcune più rare di altre. Tra le malattie autoimmuni più comuni troviamo:

  • Tiroidite di Hashimoto o Tiroidite Cronica Autoimmune
  • Artrite Reumatoide
  • Sclerodermia
  • Diabete di tipo 1 o Diabete Mellito
  • Sclerosi multipla
  • Celiachia
  • Morbo di Crohn
  • Colite ulcerosa
  • Lupus
  • Esofagite eosinofila
  • Morbo di Basedow-Graves
  • Sclerosi lichenica
  • Psoriasi

La notizia positiva è che se si sviluppa una malattia autoimmune, è possibile evitare l’insorgenza e la sua evoluzione e persino giungere alla cessazione dell’autoimmunità con appropriate modifiche alla dieta e allo stile di vita cosi come utilizzando integratori alimentari ed erboristici appropriati per ciascun caso specifico.

L’intestino permeabile può causare non solo la comparsa di disturbi peculiari del tratto digestivo, ma anche disturbi di carattere sistemico.

Di norma le cellule che rivestono l’intestino sono saldamente connesse tra loro e formano una sottile barriera che trattiene le sostanze nocive all’interno del tratto gastrointestinale.

In condizioni di stress cronico, cattive abitudini alimentari come il consumo di zucchero e di alimenti trasformati nonché in caso di esposizione a tossine presenti nell’ambiente come il glifosato o i metalli pesanti, tale parete cellulare di contenimento, tende a deteriorarsi non svolgendo correttamente la propria funzione e dunque le sostanze nocive come batteri, elementi di decomposizione alimentare e sostanze indesiderate penetrano liberamente nei tessuti e nel flusso sanguigno circostante.

Quando ciò accade, il sistema immunitario si attiva e inizia a produrre cellule immunitarie tra cui gli anticorpi diretti contro questi organismi e sostanze estranee (antigeni). A volte il sistema immunitario si confonde e inizia ad attaccare i tessuti organici anziché l’antigene.

Il fenomeno è classificato come mimetismo molecolare, ovvero quando un antigene estraneo condivide similitudini strutturali con gli autoantigeni.

La risultante di tale azione è la sovra-attivazione del sistema immunitario nei confronti degli autoantigeni o dei tessuti organici, con conseguente comparsa di uno stato infiammatorio.

Sempre che non sia ripristinata la corretta tenuta intestinale impedendo la permeabilità, prevarrà questo circolo vizioso di attivazione e disfunzione immunitaria con conseguente persistenza dei sintomi della malattia autoimmune.

 

sistema immunitario

 

Dieta alimentare

Di seguito alcune delle principali variazioni nella dieta (per un mese o più secondo i casi, raccomandate a chi soffre di una malattia autoimmune:

  • Eliminare completamente i cereali, compresi quelli senza glutine.
  • Eliminare completamente le leguminose (lenticchie, ceci, ecc.).
  • Eliminare completamente i prodotti lattiero-caseari
  • Eliminare completamente le solanacee (patate, peperoni, pomodori, melanzane).
  • Eliminare completamente gli alimenti contenenti zucchero (è consentita la frutta e piccole quantità di miele, sciroppo d’acero e dolcificanti di produzione non industriale come la stevia).
  • Eliminare le uova
  • Eliminare l’alcool e la caffeina

Si possono tranquillamente mangiare:

  • Ortaggi (escluse le solanacee)
  • Frutti
  • Frutta a guscio/semi (con moderazione e preferibilmente lasciati in precedenza ad ammollare)
  • Carne e pescato di qualità
  • Grassi sani


Stile di vita

È altrettanto importante gestire lo stress che si manifesta nel corso della propria vita. Un fattore di stress acuto non danneggia il tratto digestivo, ma uno stress cronico a lungo termine può indebolire la barriera intestinale il che porta a disfunzioni immunitarie e alla sindrome dell’intestino permeabile.

È consigliabile affidarsi a pratiche meditative, yoga, passeggiate nella natura o sulla spiaggia, agopuntura, massaggi rilassanti, in definitiva a tutto ciò che può contribuire a mantenersi rilassati.


Tossine

Sono molte le tossine ambientali, come i metalli pesanti, muffe/micotossine e prodotti chimici industriali e/o agricoli che possono innescare la sindrome autoimmune. È fondamentale evitare il più possibile tali e altre tossine. Per questo, è opportuno consumare alimenti biologici nella misura delle proprie possibilità.

Per effettuare un test kinesiologico al fine di diagnosticare eventuali disfunzioni del sistema immunitario e dello stato di salute intestinale, è possibile utilizzare le fiale del test del sistema immunitario e le fiale del test basico ampliato, con cui è possibile controllare lo stato della mucosa intestinale, del sistema immunitario intestinale, del colon, nonché di altri organi e tessuti organici.

 

Set 5, 2018

Che cosa sta causando la mia artrite?

artrite

Il termine artrite proviene dalla parola greca “arthron” (articolazione) a cui è applicato il suffisso “ite” che in medicina indica uno stato infiammatorio. La parola artrite significa letteralmente “infiammazione dell’articolazione”. Possono tuttavia insorgere e sussistere differenti tipologie di artralgie:

Osteoartrite o Osteoartrosi
Si tratta della forma più comune di artrite articolare, è una malattia degenerativa che si manifesta dopo i 50 anni di età causando caratteristiche alterazioni della cartilagine, con assottigliamento, fissurazione, formazione di osteofiti marginali e zone di osteosclerosi subcondrale nelle aree di carico.

Artrite reumatoide                                     
Questa forma di artrite si manifesta sotto forma di poliartrite infiammatoria cronica, anchilosante e progressiva a patogenesi autoimmunitaria. Ciò significa che è lo stesso sistema immunitario responsabile della degenerazione dei tessuti dell’organismo. Nello specifico, a differenza dell’osteoartrosi, il sistema immunitario attacca la membrana sinoviale, che ricopre le articolazioni provocando dolore, infiammazione e gonfiore.

Gotta
Gli individui in presenza di iperuricemia, ovvero di elevati livelli di acido urico presenti nel sangue, possono sviluppare questo tipo d’artrite. Tale patologia è di derivazione metabolica. L’acido urico, può depositarsi sotto forma di caratteristici microscopici cristalli aghiformi riscontrabili nel liquido sinoviale che causano l’infiammazione dell’articolazione e dolore acuto.

Borsite
Questa artralgia è un processo infiammatorio a carico della borsa sierosa di un’articolazione. La borsa sierosa o borsa sinoviale è una piccola sacca contenente un liquido viscoso rivestita da una membrana detta membrana sinoviale. La funzione di tale liquido viscoso è di lubrificare e proteggere dagli urti le aree in cui vi è la presenza di muscoli o tendini che, altrimenti, sfregherebbero contro l’osso o altre fasce muscolari. Tale artralgia si manifesta frequentemente colpendo le articolazioni scapolo-omerale (della spalla), rotulea (del ginocchio) o l’articolazione omero-ulnare, l’articolazione omero-radiale e l’articolazione radio-ulnare prossimale (le articolazioni che formano il gomito).

Se malauguratamente si sperimenta una di tali patologie, la prima cosa da fare è individuare l’origine del problema al fine di intervenire adottando un trattamento adeguato.

La kinesiologia può essere di grande aiuto a tale scopo. Mediante un test generale e completo, è possibile individuare la causa principale o le cause dell’artrite.
Il test può essere utilizzato per accertare il possibile accumulo di tossine o metalli pesanti, problemi relativi alle mucose intestinali, intolleranze o allergie alimentari, batteri, candida, parassiti, virus, squilibri del sistema immunitario, carenze nutrizionali e altre possibili cause che causano i processi infiammatori nell’organismo.

In più, si possono adottare metodologie idonee ad attenuare le artralgie:

Come attenuare i dolori articolari in modo naturale

Artrite reumatoide

Reidratare le articolazioni
Le articolazioni sono capsule chiuse che necessitano di fluidi, il che rende la disidratazione a loro carico un aspetto spesso trascurato. Per tale ragione è necessario assumere almeno sei-otto bicchieri d’acqua al giorno per attenuare i dolori articolari in modo naturale.

Dieta: alimenti che riducono l’infiammazione
La dieta giornaliera deve essere costituita da alimenti che siano in grado di ridurre l’infiammazione. Alcuni alimenti ideali a tale scopo includono:

  • Frutta (in particolare kiwi, ciliegie, papaia)
  • Verdure (in particolare broccoli, porri, cipolle)
  • Pesce (in particolare salmone, merluzzo, tonno)
  • Brodo d’ossa (contiene gli stessi elementi presenti nelle articolazioni ed è molto semplice da preparare).

Benefici salutari della curcuma
Le proprietà antinfiammatorie della curcuma la rendono un integratore efficace per attenuare i dolori e le rigidità articolari. Ricerche preliminari cellulari suggeriscono che i curcuminoidi, precursori presenti nella curcuma stimolano una risposta antinfiammatoria ostacolando la produzione dell’enzima COX-2.

Assumere integratori a base di curcuma per via orale al fine di contrastare l’infiammazione può contribuire a ridurre il malessere articolare in tutto l’organismo. Si può iniziare con 2-3 capsule giornaliere. Se si desidera trattare articolazioni specifiche, è possibile procedere anche per via topica.

Per ottenere il composto da applicare per via topica, mescolare due cucchiai di polvere di curcuma e un cucchiaio di succo di limone. Aggiungere a questo composto una piccola quantità di acqua bollente per ottenere una pasta omogenea e consistente.

Esercizi specifici per contrastare le artralgie
Con l’avanzare dell’età, le artralgie e la rigidità articolare aumentano a causa del naturale deterioramento della cartilagine, il tessuto connettivo di sostegno presente nelle articolazioni.
Le articolazioni sollecitate frequentemente tendono a mantenersi in salute più a lungo, il motivo principale è che il movimento aiuta a garantire un’adeguata nutrizione della cartilagine. La cartilagine assorbe i nutrienti dal liquido sinoviale circostante. Tuttavia, è necessario, poiché il fluido sia assorbito in misura sufficiente, che l’articolazione venga sollecitata con regolarità in tutto il suo arco di movimento.

Effettuare esercizi articolari in acqua, camminare o praticare esercizi di estensione sono abitudini che possono contribuire a migliorare il contrasto all’artrite.

Acido ialuronico
Si conducono molte ricerche sull’acido ialuronico e del suo utilizzo in caso di artralgie. È stato dimostrato che molti integratori a base di acido ialuronico assunti per via orale sono di ausilio nel trattamento dell’artrite.

Glucosammina
Le proteine che compongono la cartilagine sana si legano all’acqua e creano la lubrificazione essenziale per il benessere articolare. Quando tali proteine vengono scomposte senza essere in grado di svolgere la loro funzione, si manifesta dolore cronico e rigidità.

Gli integratori di glucosammina apportano  benefici alle articolazioni fornendo tali proteine essenziali atte a prevenire il processo di deterioramento della cartilagine.

Ago 1, 2018

Quattro tessuti organici che possono essere rigenerati mediante la nutrizione

tessuti organici

Rigenerazione del sistema nervoso:

Possiamo reperire un’ampia gamma di composti naturali con effetti rigeneranti sul sistema nervoso.

Una ricerca del 2010 pubblicata sulla rivista Rejuvenation Research ha evidenziato che la combinazione di mirtillo rosso, tè verde e carnosina ha effetti neurogenici (cioè promuove la rigenerazione neuronale), inoltre ha effetti rigenerativi delle cellule staminali in caso di malattie neuro-degenerative. Altre sostanze neurogeniche studiate con esiti positivi sono:

Curcumina

Apigenina (flavone presente in verdure come il sedano)

Mirtillo rosso

Ginseng

Ginkgo Biloba

Salvia rossa

Resveratrolo

Pappa Reale

L- Teanina (aminoacido presente solo nel tè verde)

Ashwagandha

Caffè (per la presenza dell’alcaloide trigonellina)

Ci sono altri tipi di sostanze che risanano il sistema nervoso, i cosiddetti composti rimielinizzanti, che stimolano la riparazione del rivestimento protettivo intorno all’assone dei neuroni noto come mielina i quali sono spesso danneggiati in lesioni neurologiche e/o disfunzioni, soprattutto a causa di malattie auto-immuni e vaccini. Alcune delle sostanze studiate che hanno dato risultati positivi sono state:

Berberina

Acidi grassi polinsaturi EPA

Melatonina

L-Arginina

Inoltre le ricerche hanno dimostrato come la musica, l’innamorarsi o attività come il tai chi possano stimolare la neurogenesi, la rigenerazione e/o la riparazione dei neuroni, indicando che la medicina rigenerativa non richiede necessariamente l’ingestione di sostanze, ma può anche essere utilizzata un’ampia gamma di azioni terapeutiche per migliorare la salute e il benessere.

Rigenerazione delle cellule miocardiche:

In passato si credeva che il tessuto cardiaco non fosse in grado di rigenerarsi. Una nuova branca di ricerca sperimentale ma in rapida espansione indica che questo non corrisponde al vero e che esiste una classe di composti rigeneranti del tessuto miocardico noti come sostanze neocardiogeniche. Le sostanze neocardiogeniche sono in grado di stimolare la formazione di cellule progenitrici cardiache in grado di differenziarsi in tessuto cardiaco sano e comprendono le seguenti:

Resveratrolo

Ginseng siberiano (Eleuterococco)

Estratto di vino rosso

Geum Japonicum

N-acetilcisteina

Rigenerazione epatica

Rigenerazione epatica:

Le ricerche effettuate hanno dimostrato che la glicirrizina, un composto che si trova nella liquirizia, stimola la rigenerazione della massa e della funzione del fegato. 

Altre sostanze studiate come rigeneranti del fegato includono:

Carvacrolo (composto volatile dell’origano)

Curcumina

Rooibos

Vitamina E

 

Rigenerazione ormonale:

Esistono composti noti come secretagoghi, tali composti aumentano la capacità delle ghiandole endocrine di secernere più ormoni, inoltre vi è la presenza di sostanze che rigenerano effettivamente gli ormoni che sono stati degradati.

Una di queste sostanze è la vitamina C, che, grazie al suo potere elettron-donatore, è in grado di fornire gli elettroni mancanti per rigenerare la funzione ormonale. Secondo alcune ricerche, è in grado di rigenerare la forma e la funzione dell’estradiolo (estrogeno, E2), del progesterone e del testosterone. La vitamina C può costituire un eccellente integratore nella terapia ormonale sostitutiva.

Lug 13, 2018

Come ricostituire la flora intestinale dopo la terapia antibiotica

la flora intestinale dopo la terapia antibiotica

Gli antibiotici concorrono a eliminare i batteri nocivi consentendo di salvare vite umane, ma il loro effetto è indubbiamente non selettivo. Le forme batteriche benefiche, che risiedono nel tratto intestinale e che sono essenziali per la buona salute dell’organismo, vengono distrutte insieme ai batteri patogeni.
Questo è controproducente per il nostro intestino e per la salute generale dell’organismo. Fortunatamente, esistono diversi metodi per ripristinare la flora intestinale dopo l’assunzione di antibiotici.

Indicazioni e suggerimenti per ricostituire la flora intestinale dopo la terapia antibiotica

I probiotici sono la chiave di volta per ripristinare il microbioma intestinale dopo la somministrazione di antibiotici.

I probiotici sono forme batteriche benefiche che si trovano naturalmente negli alimenti fermentati. Devono essere ingeriti quotidianamente per ristabilire la proliferazione batterica benefica nel tratto gastrointestinale, la quale è stata compromessa dalla somministrazione di antibiotici. Tale risultato può essere ottenuto con alimenti fermentati, anche definiti come “alimenti vivi” e integratori probiotici.

Dopo la somministrazione di antibiotici, è fondamentale introdurre gradualmente vari alimenti fermentati nella propria dieta. Non concentrarsi su un particolare alimento, ma piuttosto alternarlo ad altri e sperimentare gli effetti benefici indotti. Diversificare è la chiave per mantenere un intestino sano e un forte sistema immunitario.

Ogni tipo di alimento fermentato contiene i propri ceppi di batteri, utili nella “semina” per cominciare a riequilibrare il proprio “giardino” intestinale. Di seguito, alcuni alimenti fermentati tra cui scegliere:

  • yogurt
  • latticello
  • kefir
  • zuppa di barbabietola
  • Crauti
  • kimchi
  • miso
  • kombucha

I probiotici

I probiotici sotto forma di integratori devono essere assunti regolarmente dopo l’utilizzo degli antibiotici. Essi forniscono un apporto costante di batteri benefici. Si consiglia di assumere, per ogni settimana di assunzione di antibiotici, almeno un mese di integratori probiotici.

Di seguito sono elencati alcuni dei ceppi batterici da ricercare in un probiotico di qualità.

  1. acidophilus
  2. fermentum
  3. plantarum
  4. rhamnosus
  5. salivarius
  6. bifidum
  7. Longum
  8. Lactis
  9. Casei
  10. Helveticus

I ceppi devono essere protetti in capsule gastro-resistenti in modo tale che gli acidi presenti nello stomaco non siamo in grado di attaccarli e che possano raggiungere, non digeriti, l’intestino crasso e il colon.

Affinché i batteri si reinsedino nuovamente nell’intestino dopo l’assunzione di antibiotici, devono essere “alimentati” con prodotti ad elevato contenuto di fibre.

I batteri benefici nell’intestino si nutrono di fibre non digeribili, cioè composti e fibre che il nostro organismo non può digerire ma che sono utilizzabili come alimento per i batteri benefici.
I batteri scompongono queste fibre durante il processo di fermentazione. I sottoprodotti di questo processo di fermentazione includono diverse vitamine e composti che supportano il nostro sistema immunitario e acidi grassi essenziali che forniscono energia alle cellule che compongono la parete intestinale.

Di seguito alcuni esempi di alimenti ad elevato contenuto di fibre che contribuiscono a migliorare la salute intestinale: asparagi, carciofi, zucchine, cavoli, cipolle, aglio, porri, legumi, noci, semi, banane verdi, frutti interi.

Si consiglia inoltre di acquistare frutta e verdura di produzione locale.

La frutta e la verdura coltivate a livello locale contengono batteri e organismi del suolo che sono tipici del clima e dell’ambiente in cui vi trovate. Fanno parte dell’ecosistema personale e possono contribuire a rendere l’organismo più compatibile al polline o agli allergeni locali.
Si può assumere il brodo d’ossa, questo è un probiotico naturale ed è ricchissimo di collagene curativo.
La frutta e la verdura cotte al forno sono più facilmente digeribili di quelle crude.
In particolare, è possibile consumare le mele cotte al forno, il procedimento di cottura aiuta a rilasciare la pectina che contribuisce a regolarizzare le funzioni intestinali.

 Si consiglia di aggiungere un po’ di olio extra vergine di cocco ai piatti bolliti o stufati. L’olio di cocco è una delle principali fonti di acidi grassi a catena media (MCT/MCFA).

La sovra-produzione di gas intestinale si forma quando i batteri benefici scompongono le fibre alimentari attraverso la fermentazione ed è uno dei sintomi più comuni quando si inizia ad utilizzare i probiotici.

L’eccesso di gas può essere particolarmente accentuato dopo un ciclo di antibiotici, quando è mutato l’intero ph intestinale. Occorre comprendere che la presenza di gas è fisiologica ed è un segnale che i batteri benefici stanno agendo efficacemente. Normalmente, dopo due o quattro settimane, il ph si normalizza e tale processo si riduce.

È possibile introdurre nell’alimentazione i probiotici gradualmente, o se lo si ritiene necessario, non assumerli per un giorno o due in modo tale da far progredire l’attività batterica più lentamente.

 

Giu 28, 2018

Evitare l’eccesso di estrogeni dovuti all’esposizione agli xenoestrogeni

estrogeni

Negli ultimi 50 anni, la preponderanza degli estrogeni è divenuta una grave minaccia per la salute.

Il progesterone è responsabile del bilanciamento dei livelli e degli effetti degli estrogeni nel nostro organismo. Tuttavia, quando vi è una quantità eccessiva di estrogeni in relazione alla quantità prodotta dall’organismo di progesterone, tale ormone si accumula nell’organismo causando problematiche per la salute.

Diversi fattori oggigiorno sono alla base del verificarsi di tale eccesso di estrogeni nell’organismo. In questo articolo ci soffermeremo su uno dei fattori più rilevanti: la crescente esposizione agli xenoestrogeni.


Xenoestrogeni

L’esposizione ambientale agli xenoestrogeni, composti che “mimano” gli estrogeni, è aumentata a un ritmo allarmante nel corso dei decenni. Gli xenoestrogeni agiscono come interferenti endocrini e possono essere da 10 a 100 volte più potenti degli estrogeni naturali.

Per illustrare alcuni dei suoi effetti, è sufficiente osservare il cambiamento dell’età di ingresso nella pubertà nelle ragazze. Nel 1900, l’età media di comparsa della pubertà nelle ragazze era di 14 anni. Se confrontiamo questi dati con una delle ricerche più recenti, scopriamo che il 15% delle ragazze entra in pubertà all’età di 7 anni, una percentuale che aumenta nelle generazioni successive.

Comunemente gli xenoestrogeni si trovano in sostanze chimiche come BPA (Bisfenolo A), PCB (Policlorobifenili), ftalati, pesticidi, erbicidi e residui di DDT, la maggior parte di tali sostanze si rilevano nei nostri approvvigionamenti alimentari e idrici.

Il BPA è stato riconosciuto come un interferente endocrino particolarmente diffuso. È utilizzato principalmente per produrre plastiche rigide e infrangibili ad uso alimentare come bicchieri, bottiglie d’acqua, recipienti o contenitori. Si trova anche in diversi rivestimenti interni di molte lattine e prodotti odontoiatrici come le otturazioni dentarie.

I ftalati sono utilizzati nei prodotti in PVC per renderli più duttili e flessibili. Possono essere presenti in giocattoli, contenitori per alimenti, pavimentazioni abitative di vario genere, tende doccia così come in smalti per unghie, lacche per capelli o shampoo.


Come ridurre l
esposizione allo xenoestrogeno

Sarebbe impossibile elencare tutti i composti a base di xenoestrogeni attualmente in commercio. Sono letteralmente migliaia, legittimamente e legalmente aggiunti ai nostri alimenti, prodotti per la pulizia e per la cura della persona. Tuttavia, per limitare il più possibile l’esposizione a tali composti è possibile seguire questi accorgimenti di base:

alimentación libre de xenoestrógenos

Propendere per l’utilizzo di prodotti alimentari biologici: Scegliendo prodotti alimentari biologici si evita di consumare pesticidi e ormoni della crescita presenti nelle carni non biologiche.

Sbucciare o risciacquare con cura frutta e verdura non biologica. Come regola generale, più si consumano alimenti naturali (cibi o bevande ottenute con minori fasi di lavorazione e di trasformazione), minore sarà l’impatto degli xenoestrogeni nel lungo periodo.
Anche la protezione fornita da un buon integratore multivitaminico/minerale è essenziale.

Evitare il più possibile il ricorso a pesticidi ed erbicidi. Se si deve utilizzare uno di questi prodotti, evitare il contatto diretto e l’inalazione.

Utilizzare prodotti naturali per le pulizie domestiche come il bicarbonato di sodio o prodotti il più possibile ecologici.

Scegliere i prodotti per la cura della persona senza aggiunta di sostanze chimiche. Gli xenoestrogeni sono ingredienti presenti abitualmente nelle creme solari, nelle lozioni, nei saponi e negli shampoo. Solo alcuni degli xenoestrogeni presenti in questi prodotti includono DMP, DEP, DEHP, DBP, BBzP e il gallato di propile. (È bene ricordare che anche se un prodotto è classificato come naturale, ciò non implica che non contenga xenoestrogeni o altre sostanze chimiche nocive).

Per contro, l’utilizzo di prodotti contenenti olio di lavanda e di tea tree è sconsigliato ai bambini fino a due anni.

Gli scontrini di cassa contengono BPA. Ricerche hanno dimostrato che le persone che hanno maneggiato gli scontrini hanno rivelato, poche ore dopo, la presenza di questo composto nelle urine.

Non utilizzare contenitori di plastica contenenti BPA, né riutilizzare, mescolare o riscaldare gli alimenti in contenitori di plastica.

Integratori consigliati. Ricerche effettuate hanno dimostrato che la curcuma (o il suo estratto; la curcumina) aiuta ad arrestare la crescita delle cellule cancerogene estrogeno-dipendenti. Si consiglia inoltre di assumere regolarmente disintossicanti naturali come coriandolo, spirulina o clorella. Il tè verde in concentrazioni elevate possiede fra le altre, proprietà anti-estrogeniche.

Evitare di assumere determinati alimenti: La soia “mima” gli estrogeni, quindi è meglio evitare i prodotti a base di soia lavorata (anche se si consiglia il consumo occasionale di soia fermentata). Gli oli di girasole, cartamo, di semi di cotone e colza possono essere naturali, ma sono estrogenici e devono essere evitati o almeno limitati.

Per contro, la liquirizia inibisce l’azione del progesterone, quindi non dovrebbe essere utilizzata in dosi elevate in caso di eccesso estrogenico.

Per verificare tramite la kinesiologia l’eventuale presenza di un eccesso di estrogeni o di carenza della produzione del progesterone, è possibile utilizzare il test degli ormoni sessuali o il test dell’apparato endocrino che prevede anche l’utilizzo di filtri per eventuali trattamenti o di integratori.

Se si preferisce avvicinarsi al trattamento fitoterapico, il test delle erbe e piante medicinali per la donna, contiene i filtri delle principali piante utilizzate per regolare eventuali problematiche del sistema endocrino riproduttivo.

Giu 13, 2018

In cosa consiste l’infiammazione intestinale?

infiammazione intestinale

Uno dei disturbi digestivi più comuni è l’infiammazione e l’irritazione della barriera intestinale, con conseguenti, innumerevoli problemi di salute.

 Le cause scatenanti dell’infiammazione intestinale, possono essere molteplici:

  • Un bilanciamento sfavorevole dei batteri intestinali
  • Una dieta alimentare ricca di carboidrati (zuccheri, farina bianca, prodotti a base di cereali raffinati, ecc.)
  • Una dieta alimentare carente di proteine
  • Una concentrazione elevata di tossine quali pesticidi, erbicidi, metalli pesanti, conservanti alimentari, ecc.
  • Stress cronico (fisico o mentale)
  • Assunzione di farmaci, in particolare antibiotici

In molti casi, l’infiammazione intestinale è causa di malattie infiammatorie croniche non localizzate espressamente nell’apparato digerente. Quando gli individui sperimentano tali problematiche, molti di loro non hanno idea dell’origine di tale problema.

Nell’eventualità che l’organismo sia soggetto a infiammazione cronica, la risposta immunitaria dell’organismo stesso non accenna a diminuire e rimane costante. Tale produzione ininterrotta di cellule immunitarie danneggia in modo permanente l’organismo. Quando l’organismo attacca costantemente gli agenti patogeni che causano l’infiammazione, il sistema immunitario non si focalizza sulla riparazione dei tessuti sani che sono danneggiati. L’infiammazione può correlarsi a innumerevoli condizioni patologiche, come ad esempio:

  • Nevriti
  • Diabete
  • Sindrome metabolica
  • Perdite di funzionalità renale e polmonare
  • Malattie autoimmuni
  • Elevata pressione sanguigna
  • Apnea notturna o del sonno
  • Malattie infiammatorie intestinali (morbo di Crohn, colite ulcerosa, colite ischemica ecc.)
  • Asma
  • Fibromialgia
  • Sindrome da fatica cronica (Encefalomielite mialgica)
  • Sindrome dell’intestino permeabile o sindrome dell’intestino gocciolante

síntomas intestino permeable

Sindrome dell’intestino permeabile in relazione al proprio organismo

Anche se risulta difficile credere che l’infiammazione del tratto intestinale possa causare dolore cronico in altre parti dell’organismo, tale affermazione è estremamente giustificata.

 La sindrome dell’intestino permeabile, accade quando le pareti intestinali diventano più permeabili di quanto siano normalmente, tale permeabilità consente l’infiltrazione di sostanze dall’intestino all’organismo.

Questa condizione permette che gli alimenti, i batteri e altri contenuti non digeriti passino attraverso le pareti del tratto digestivo nella circolazione sanguigna e nei tessuti circostanti, provocando infiammazioni in tutto l’organismo e danni alla salute.

Non è stata ancora individuata una risposta soddisfacente alla sindrome dell’intestino permeabile utilizzando metodi convenzionali. Tuttavia, si tratta di una problematica concreta e ben documentata. Tale sindrome è direttamente correlata a un lungo elenco di sintomatologie, come ad esempio:

  • Sindrome da fatica cronica (Encefalomielite mialgica)
  • Dolori
  • Emicranie
  • Insonnia
  • Stipsi e diarrea
  • Nebbia mentale (difficoltà nella concentrazione, confusione mentale)
  • Depressione
  • Sindrome dell’intestino irritabile (SII)
  • Disturbi cardiaci
  • Pancreatite o infiammazioni del pancreas
  • Artriti di origine infiammatoria

 Correlazione fra l’intestino e le proprie articolazioni

Molti individui, che soffrono di diversi tipi di dolori articolari, cercano di trovare una “soluzione rapida” mascherando il dolore con farmaci o medicamenti topici. Tali soluzioni sono solo temporanee. Se purtroppo alcuni tipi di artrite articolare non possono essere curate, non si deve comunque perdere la speranza. Si può tentare di risolvere la problematica risalendo all’origine della stessa.

Coloro che soffrono della sindrome dell’intestino permeabile sperimentano frequentemente la diffusione dell’infiammazione e della tossicosi.
Quando le tossine, batteri, residui di cibo non digerito ed elementi contaminanti fuoriescono dalle pareti danneggiate dell’intestino, queste sostanze s’infiltreranno in altre parti dell’organismo creando danni e problematiche. Se tendenzialmente si soffre d’infiammazioni articolari, tale sindrome potrebbe essere l’origine del problema.

Recenti ricerche, infatti, hanno associato la sindrome dell’intestino permeabile all’artrite reumatoide. Pertanto, se si soffre di disturbi articolari, è possibile che ci si concentri sul sintomo trascurando qual è la causa reale.

Fortunatamente, ci sono modalità e accorgimenti per lavorare sulla cura dell’intestino in modo tale che la salute dell’organismo possa essere ristabilita. Uno dei passaggi più importanti per il ripristino di una flora intestinale sana è la scelta dell’integratore probiotico adeguato.

Quando si sceglie il probiotico ottimale, occorre tenere presente che è più importante avere una combinazione diversificata di ceppi che una maggiore quantità di CFU (Unità Formanti Colonie).

Questi 7 ceppi batterici sembrano essere efficaci nel trattamento disintossicante e nella salute in generale:

  1. acidophilus
  2. fermentum
  3. plantarum
  4. rhamnosus
  5. salivarius
  6. bifidum
  7. longum
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