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L’influenza esercitata dal microbiota nasale sul grado di gravità del raffreddore

I ricercatori hanno accertato che la composizione microbica dei batteri che popolano la cavità nasale influisce notevolmente sul tipo e sulla gravità dei sintomi associati al raffreddore.

Per esempio, una ricerca ha dimostrato che le persone la cui cavità nasale contiene prevalentemente batteri stafilococchi manifestano sintomi più gravi rispetto ad altre persone, come anche emerge chiaramente da nuovi studi, sebbene, i raffreddori siano riconducibili allo stesso identico ceppo di virus.

I ricercatori hanno riscontrato la presenza nei volontari di sei diversi tipi di microbioti, in base ai batteri predominanti in questa specifica area dell’organismo, per cui i partecipanti allo studio sono stati divisi in sei differenti modelli. I diversi modelli sono stati associati a differenti livelli di gravità dei sintomi. Inoltre, è stato riscontrato che le combinazioni in questione si correlano alla carica virale e alla quantità di virus del raffreddore presente nell’organismo.

La scoperta ha stupito anche i ricercatori specializzati più esperti coinvolti nella ricerca. “La prima sorpresa è rappresentata dalla possibilità di identificare queste diverse categorie in cui è possibile inserire le persone e successivamente riscontrare che le rispondenze appaiono essere importanti per definire il modo in cui si reagisce al virus, anche nel grado di severità della patologia”. Come ha affermato il ricercatore Ronald B. Turner, della facoltà di medicina dell’Università della Virginia. “Ha influito sulla carica virale e sulla quantità di virus che è stata eliminata nelle secrezioni nasali. Pertanto, il microbiota di base, il modello batterico nasale di base, ha influenzato sia il modo in cui ogni volontario ha reagito al virus sia ha inciso sulla gravità dell’iter patologico”.

Il ruolo dei microrganismi nella cavità nasale

I microrganismi che popolano le narici non provocano il raffreddore. Tale patologia è ovviamente causata dal virus del raffreddore. I ricercatori non sono ancora in grado di affermare se sono i microrganismi presenti nelle narici ad essere realmente responsabili delle diversità di gravità dei sintomi, o se questo è dovuto al fatto che sussiste una qualche caratteristica di base dell’ospite che lo rende predisposto alla presenza di stafilococchi nel naso e che lo rende anche più suscettibile di ammalarsi. Ciò appare molto probabile, ma sarebbero necessarie ulteriori ricerche per determinarlo.

Riportiamo comunque che questa associazione e correlazione già citata esiste, per cui è molto probabile che una maggiore percentuale di stafilococchi nelle narici provochi un aumento dei sintomi, ma che la causa scatenante sia un’altra.

Ad esempio, i geni del soggetto possono essere responsabili sia della composizione del microbiota nasale sia della reazione manifestata al virus del raffreddore. Oppure la questione può essere molto più complessa di così. “Non so se esistono caratteristiche ambientali che influenzano il soggetto, se è maggiormente esposto all’inquinamento o se è allergico o se altre, diverse, circostanze possono incidere”, ha dichiarato Turner. “Ma sospetto che esista una certa interazione tra l’ospite, l’ambiente e l’agente patogeno che determina in quale microbiota è destinato a collocarsi”.

I ricercatori hanno testato 152 microbioti nasali dei partecipanti allo studio prima e dopo aver veicolato il virus del raffreddore, escludendo la possibilità che il virus o la patologia risultante alterasse in modo significativo la composizione degli stessi.

I probiotici possono abbreviare la durata di un raffreddore?

Turner e i suoi colleghi volevano capire se somministrare alle persone probiotici (batteri benefici) poteva contribuire a migliorare i sintomi del raffreddore o influenzare la composizione dei loro microbioti. La risposta? No.

A tale scopo, i ricercatori hanno somministrato ai partecipanti allo studio un probiotico per via orale. Non solo non ha influenzato i batteri componenti il microbiota nelle cavità nasali, ma non ha nemmeno sortito un effetto significativo sui batteri del microbiota gastrico. “Possiamo rilevare il probiotico nell’intestino con estrema frequenza. Non ovunque e sempre, ma piuttosto spesso”, ha dichiarato Turner. “Non ha realmente influenzato in modo significativo il modello microbiotico intestinale.”

È possibile che la somministrazione di un probiotico direttamente nel naso e attraverso uno spray abbia più effetto. Ma Turner, che da decenni conduce ricerche sul virus del raffreddore, è scettico sul fatto che possa apportare una differenza significativa.

Al termine dello studio ha lanciato una possibile ipotesi di ricerca “Una delle cose che sarebbe interessante chiedersi, e questo sarebbe uno studio completamente diverso, è: cosa succede se si somministrano antibiotici? È possibile modificare la flora batterica presente a livello nasale somministrando antibiotici? Facendo questo si ottengono risultanze positive o negative? Sono tutte incognite.”

I ricercatori hanno pubblicato i loro risultati sulla rivista Scientific Reports.

Nasal microbiota clusters associate with inflammatory response, viral load, and symptom severity in experimental rhinovirus challenge. Scientific Reports, 2018; 8 (1) DOI: 10.1038/s41598-018-29793-w

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