Come liberarsi rapidamente da un raffreddore
I cambi di stagione e gli sbalzi di temperatura sono generalmente accompagnati da raffreddori improvvisi e dai fastidiosi sintomi che ne conseguono. Per questo, per non farvi cogliere impreparati, ecco alcuni consigli per liberarvene rapidamente oppure, se è già in corso, per guarirne molto più velocemente.
La prima regola, che è anche la più importante, consiste nel mantenere il nostro sistema immunitario in ottimo stato in modo che in presenza di un invasore, per esempio un virus o un batterio, questo possa essere attaccato e neutralizzato.
Durante un’infezione, l’agente virale che ci invade e lo stesso sistema immunitario producono radicali liberi per distruggersi reciprocamente. Questo comporta la generazione di molte tossine che, se non eliminate, si accumuleranno debilitando questa zona e creando un focus tossico.
Il modo ideale per eliminare tutte queste tossine è attraverso i nutrienti antiossidanti. Oltre a questo gruppo di nutrienti, dovremo aggiungere, non appena scopriamo il tipo di agente invasore, a seconda che si tratti di un virus o un batterio, l’assunzione di un farmaco antivirale o un farmaco antibatterico.
La vitamina C è un nutriente particolarmente efficace contro i virus e anche l’aglio è rinomato per le sue spiccate proprietà antibatteriche, antibiotiche e antivirali.
Il trattamento deve essere cominciato quanto prima, all’insorgenza dei primi sintomi, in modo da ristabilire il nostro stato di salute prima che si produca un’infezione.
Di conseguenza, se una mattina svegliandoci ci sentiamo più stanchi del solito, e avvertiamo mal di testa, prurito alla gola, naso particolarmente chiuso e una certa pesantezza mentale, è molto probabile che un invasore stia attaccando il nostro organismo.
In questi casi, se l’attacco è violento, generalmente compare uno stato febbrile poiché il nostro sistema immunitario si sviluppa meglio in un ambiente caldo. Se accade, dovremo collaborare con il nostro sistema di difesa e restare in luoghi caldi lasciando che il corpo si riposi.
Durante l’infezione, è preferibile assumere pasti leggeri con alimenti naturali, crudi o poco cotti, che apportano molta energia e non sovraccaricano l’organismo di sostanze tossiche. Occorre tenere presente che, in questo processo virale, il corpo sta lavorando assiduamente per eliminare i prodotti di rifiuto. Per aiutarlo, è importante bere molta acqua o infusi depurativi o diuretici.
La congestione nasale ci costringe a respirare dalla bocca, determinando la secchezza delle membrane mucose delle vie respiratorie. Questo è un fatto negativo, poiché i virus si sviluppano meglio in ambienti secchi. Pertanto, se manteniamo umide le vie respiratorie, assumendo liquidi, i virus non prospereranno. E, se oltre ad assumere liquidi, questi sono caldi, aiutiamo anche il nostro sistema immunitario a neutralizzare il virus.
È consigliabile evitare il sale, poiché trattiene i liquidi e, con questi, le mucosità e le sostanze tossiche. Conviene inoltre ridurre gli alimenti grassi, che producono più mucosità, latticini, uova o carne.
Sia per prevenire, sia per curare il raffreddore, è importante assumere abbondanti succhi di frutta, per lo più di agrumi, per l’alto contenuto di vitamina C. I virus, infatti, non possono sopravvivere in un ambiente ricco di vitamina C.
Non appena si notano i primi sintomi, è consigliabile mangiare un pezzetto di aglio crudo (per l’elevato contenuto di allicina) o cipolla (per l’elevato contenuto di quercetina) per allontanarli; se si interviene in tempo, è perfino possibile riuscire a evitare il malanno.
Come attestato da varie ricerche, entrambi gli alimenti riescono a distruggere i virus che scatenano raffreddore e influenza. Se non gradite il sapore dell’aglio, è possibile acquistarlo in capsule e ottenere lo stesso effetto benefico.
Oltre alla vitamina C, altre sostanze che concorrono a disintossicare l’organismo dai radicali liberi sono vitamina A e betacarotene, vitamina E e oligoelementi come lo zinco o il selenio. Entrambi sono componenti degli enzimi superossido dismutasi (SOD) e della glutatione perossidasi (GSPx) rispettivamente, importantissimi nella disintossicazione cellulare e per la riduzione dei radicali liberi.
Per osservare più nel dettaglio la necessità di antiossidanti nel test kinesiologico, possiamo utilizzare la fiala dei radicali liberi in un test basico. Le fiale di SOD, GPSx di un test del sistema endocrino, così come le fiale di minerali e vitamine.
Analía Iglesias (analia@sibuscas.com)
Kinepharma
Perché bisogna mangiare alimenti crudi e loro rapporto con gli enzimi
Gli enzimi vengono spesso trascurati, ma è stato senza dubbio dimostrato che ricoprono un ruolo molto importante nel funzionamento del nostro corpo.
Sono infatti i catalizzatori delle reazioni chimiche dell’organismo. In poche parole, ogni variazione chimica che avviene nel nostro corpo dipende dall’azione degli enzimi. Tenendo conto del fatto che l’intero funzionamento del nostro organismo dipende da costanti reazioni chimiche, gli enzimi hanno un’importanza vitale.
L’obiettivo finale di queste reazioni chimiche consiste nel produrre l’energia che le cellule devono usare per le loro funzioni, per gli apparati digerente, cardiovascolare, polmonare, per il sistema immunitario, ecc.
Per poter funzionare, gli enzimi devono essere provvisti di svariate proteine, vitamine, minerali e oligoelementi che ne costituiscono la struttura.
Possiamo dire che esistono tre categorie di enzimi:
– Gli enzimi digerenti, che si occupano di digerire gli alimenti.
– Gli enzimi metabolici, che regolano le reazioni chimiche del corpo.
Ogni reazione chimica prevede una serie di azioni nell’organismo, che consentono di conservare il metabolismo.
– Gli enzimi nutritivi, che provengono dagli alimenti crudi e aiutano ad avviare il processo della digestione, risparmiando una parte del lavoro agli enzimi digerenti.
Secondo il Dott. Howell, sin dalla nascita siamo dotati di un “Potenziale Enzimatico”, ovvero di una capacità specifica e limitata di produrre enzimi.
Gli enzimi digerenti svolgono 3 funzioni importantissime:
-L’enzima digerente “Proteasi” si occupa della digestione delle proteine.
-L’enzima digerente “Lipasi” si occupa della digestione dei grassi.
-L’enzima digerente “Amilasi” digerisce gli idrati di carbonio.
Come si vede, gli enzimi digerenti svolgono un grande lavoro ogni volta che mangiamo. Per questo motivo la natura mette a nostra disposizione gli enzimi nutritivi degli alimenti che collaborano alla digestione.
Se gli enzimi nutrienti svolgono dunque una parte del lavoro, il nostro potenziale enzimatico può ottimizzare le risorse destinando l’energia consumata nella produzione degli enzimi digerenti alla produzione degli enzimi metabolici.
Maggiore sarà la quantità di enzimi digerenti necessari per la digestione, minore sarà la capacità dell’organismo di produrre enzimi metabolici.
Si ricorda che questi ultimi sono di vitale importanza affinché il nostro organismo compia tutti gli scambi metabolici essenziali per il corretto funzionamento del corpo.
Se dunque ci abituiamo a non inserire alimenti crudi nella nostra dieta, a mangiare molto e ad avere una digestione pesante, è molto probabile che il nostro organismo presenti un deficit in termini di capacità enzimatica e che non stia producendo sufficienti enzimi metabolici.
Purtroppo le abitudini alimentari di molte persone hanno fatto sì che questo problema diventasse frequente nella nostra quotidianità.
Il professore giapponese Ykie Niwa ha recentemente dimostrato con le proprie ricerche che nella maggior parte delle patologie importanti e delle problematiche di natura infettiva che colpiscono il sistema immunologico, l’organismo presenta una carenza di Super Ossido Dismutasi (SOD),ovvero l’enzima metabolico incaricato di distruggere i radicali liberi. Sono alimenti ricchi di SOD l’aglio, la cipolla e lo zenzero.
È possibile avere sempre a disposizione il quantitativo ottimale di enzimi metabolici inserendo nella dieta alimenti crudi. Con questo accorgimento si potranno evitare innumerevoli patologie.
Non è poi così difficile se prendiamo l’abitudine di iniziare i pasti con un’insalata a base di frutta e/o verdura.
Secondo la signora Catherine Kousmine, oltre alla frutta fresca e alle verdure crude possiamo trovare enzimi nutrienti anche nei legumi, nei cereali integrali, nella frutta secca, nei germogli e nei prodotti fermentati come lo yogurt, il kefir o il chucrut.
Nello specifico, sono fonte di enzimi nutrienti frutti quali ananas, papaya, avocado, banana, mango o kiwi.
Il calore distrugge gli enzimi nutrienti a partire dai 47 gradi, quindi per cucinare legumi e cereali senza distruggere la loro attività enzimatica è sufficiente metterli a bagno la sera prima.
Per diagnosticare una carenza di enzimi, vitamine, minerali o di oligoelementi, è disponibile il kit base per la diagnosi.
Analía Iglesias (analia@sibuscas.com)
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Come proteggere la nostra aura o campo elettromagnetico?
Il nostro campo elettromagnetico è formato da particelle di energia che sono sospese intorno al corpo umano in uno strato di forma ovale.
Questa fascia aurica sporge di circa un metro dal corpo fisico, estendendosi sopra la testa e oltre i piedi e unendosi al suolo. Potremmo definire il campo elettromagnetico come la nostra forza vitale. È l’energia irradiata in base ai nostri pensieri, emozioni, sentimenti, ecc.
Il campo elettromagnetico viene definito in modo diverso in funzione della cultura a cui si applica, per esempio, nella tradizione cinese l’energia viene chiamata Chi, in Giappone Ki, in Polinesia Mana, nella lingua indiana è conosciuta come Orenda, gli indù la chiamano Prana, gli ebrei Ruach, i paesi islamici Baraka, gli esoterici corpo astrale e i terapeuti più attuali e occidentali, come Wilhelm Reich, la definiscono energia orgonica.
Il nostro campo elettromagnetico o aura umana interagisce costantemente con altri campi energetici dell’ambiente circostante, partendo da quelli che irradiano energia della stessa natura come montagne, spiagge, fiumi, minerali e piante fino, ovviamente, ai campi elettromagnetici degli animali e di altre persone.
Se non favoriamo l’armonia tra tutti i campi energetici con cui interagiamo ogni giorno, le nostre fasce si restringono o si bloccano, a causa dello scontro energetico e della mancata assimilazione armonica con altri campi energetici.
Alcune persone sono più sensibili di altre ai campi elettromagnetici che le circondano poiché la copertura del loro campo abbraccia uno spazio circostante più grande, intersecandosi facilmente con quelli di altre persone.
Da un lato, questo è positivo perché consente alla persona di entrare facilmente in sintonia con le vibrazioni positive ma è anche un male perché assorbe quelle negative del suo ambiente più vicino, per esempio in un ascensore o in un autobus.
Per scoprire l’ampiezza della nostra aura, o campo elettromagnetico, e poterne controllare le dimensioni in base all’ambiente circostante, è possibile realizzare un test kinesiologico molto semplice.
Come campione per questo test possiamo utilizzare dello zucchero, in bustina o zolletta, come preferiamo. Il campo elettromagnetico dello zucchero ruota verso destra, esattamente come quello dell’essere umano, per cui quando l’avviciniamo al nostro corpo, entrambi i campi si respingono. Per questo motivo, lo zucchero ci indebolisce e origina una risposta stressante del corpo.
Quindi, per misurare l’ampiezza del nostro campo elettromagnetico, collocheremo la bustina di zucchero al di sopra della persona sdraiata a una distanza di un metro e mezzo circa e ridurremo la distanza poco a poco testandola ogni volta fino a ottenere un AR. L’ottenimento di un AR indicherà l’urto con il nostro campo elettromagnetico e la conseguente emissione della risposta stressante provocata dallo zucchero.
Se consideriamo che l’ampiezza della nostra aura è molto grande, immagineremo per un minuto il colore che crediamo che abbia e ne ridurremo la grandezza fino ad arrivare al punto che riteniamo adeguato per proteggerci.
Successivamente possiamo effettuare un nuovo test per verificare se siamo riusciti a ridurre il nostro campo elettromagnetico. Con questo facile test, ci renderemo conto che con la semplice immaginazione è possibile modificare l’aura per adattarla alle diverse circostanze, in base a quanto desideriamo essere ricettivi.
Nel nostro articolo “Correzione dell’aura e delle relative alterazioni”, del 26 maggio 2015, è anche possibile apprendere in che modo cicatrici e incidenti si ripercuotono sul nostro campo elettromagnetico e come ovviarvi.
Se non riusciamo a controllare la nostra aura, possiamo utilizzare il kit dei chakra per verificare la presenza di chakra interessati da qualche interferenza elettromagnetica o dai nostri stessi pensieri, emozioni, sentimenti e porvi rimedio.
Analía Iglesias (analia@sibuscas.com)
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Come curare un trauma psichico con la kinesiologia
Il trauma psichico è un’esperienza che rimane archiviata nella memoria della persona come conseguenza di un episodio doloroso vissuto nel passato.
Solitamente, il termine trauma si associa a qualcosa di grande ed evidente, tuttavia, occorre ricordare che può trattarsi anche di qualcosa di piccolo e cumulativo.
In molti casi, un trauma non risolto è all’origine di depressione, ansia e sintomi psicosomatici.
Quando ci approcciamo a ciò che percepiamo come qualcosa di inevitabile o come una minaccia opprimente per la nostra vita, istintivamente ci prepariamo a lottare o fuggire e, se per qualsiasi ragione, non riusciamo a reagire in questo modo perché mettiamo in pericolo la nostra vita, il cervello trascura i nostri impulsi e istinti, portandoci all’immobilizzazione o congelamento.
Il corpo non riesce a portare a termine la sua reazione istintiva di lottare o fuggire da quello che percepisce come minaccioso o inevitabile, mantiene intrappolata nell’organismo l’energia e le sostanze chimiche che genera producendo il trauma o le conseguenze dello stress post-traumatico che determinano la manifestazione di sintomi di varia natura:
Fisicamente: sensazioni di dolore persistente nel corpo, fatica cronica, dolore al torace o mal di schiena, tensione muscolare, fibromialgia, emicrania, nausea, gastrite, ulcera, ipereccitazione, ipervigilanza, intrusione di immagini del trauma, incubi, esagerate risposte di soprassalto, attacchi di panico, ipersensibilità a suoni, odori, tatto.
Emotivamente: cambi bruschi di temperamento, capacità ridotta di gestire lo stress, difficoltà a relazionarsi con gli altri, isolamento, pianto frequente, reazioni emotive esagerate impossibili da controllare. Difficoltà a controllare il tremore e persistenza di terrore anche dopo il verificarsi dell’evento. Sentimenti di sconforto, impotenza, scoraggiamento, depressione, perdita di interesse per la famiglia, il lavoro e verso attività che prima procuravano piacere.
Mentalmente: paranoia, pensieri ossessivi e compulsivi, confusione, difficoltà di concentrazione, poca tolleranza per le diversità.
Molte persone non sono consapevoli dei loro traumi ma convivono, tuttavia, con i suoi sintomi; attraverso un test kinesiologico potremo aiutare queste persone ad acquisirne consapevolezza e a recuperare l’equilibrio della psiche.
Test kinesiologico per il trauma psichico
Se il paziente richiede un trattamento di tipo emotivo, verificheremo se ha sofferto di un trauma che ancora lo destabilizza. A tale scopo, collocheremo la fiala della psiche del Kit del Test basico ampliato sul paziente: il verificarsi di un AR implica che il paziente deve elaborare un trauma del passato.
Dopo aver registrato le informazioni in AR, chiederemo al paziente di dire la sua età e di tornare indietro con gli anni fino a quando uno di questi non elimini l’AR.
Al raggiungimento di tale anno, registreremo nuovamente le informazioni e interrogheremo il paziente in merito a possibili situazioni difficili a livello emotivo verificatesi in quel particolare momento della sua vita. Per aiutarlo nella ricerca, testeremo diverse emozioni o più ambiti della sua esistenza.
Successivamente, effettueremo il Test dei Fiori di Bach per trovare i fiori legati all’emozione del trauma passato e daremo al paziente tre gocce allo stato puro del fiore di Bach appropriato.
Continueremo quindi con la tecnica di Integrazione delle emozioni. Ricordiamo che questa tecnica consiste nella stimolazione dei punti neurovascolari dello stomaco del paziente mentre si chiede a quest’ultimo di ricordare il fatto traumatico e di visualizzarlo.
Dopo alcuni minuti, realizzeremo la tecnica conosciuta come Liberazione della tensione emotiva, in cui il paziente dovrà svuotare la mente e respirare in modo rilassato. Per farlo, collocheremo la mano sinistra sulla sua fronte e la mano destra nella zona occipitale, mantenendo la posizione per alcuni minuti. Con questa tecnica, riusciremo a liberare la tensione provocata dall’esperienza traumatica.
Concludiamo effettuando il controllo della terapia per verificare se il trattamento sia sufficiente o se sia necessario approfondirlo. Se sufficiente, torneremo all’età attuale, facendola pronunciare ad alta voce dal paziente stesso. In seguito, testeremo e verificheremo che non sia cambiato l’indicatore.
Va detto che non è possibile curare più traumi in una stessa seduta ma che è necessario concentrarsi solo su un singolo trauma. Nei giorni seguenti, ripeteremo di nuovo il test per approfondire il livello emotivo successivo, ovvero per trovare un trauma precedente a quello trattato nella prima seduta.
Analía Iglesias (analia@sibuscas.com)
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