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Nov 20, 2018

Ripristinare la mucosa gastrica e debellare l’Helicobacter Pylori senza l’utilizzo di antibiotici

gastrite e l’ulcera peptica

Nello stomaco l’acidità, determinata dalla presenza dell’acido cloridrico, è particolarmente benefica poiché agisce come difesa primaria contro le infezioni e come supporto nelle prime fasi della digestione.

L’organismo protegge i propri tessuti delicati dagli acidi gastrici con meccanismi che richiedono un perfetto bilanciamento.

Il meccanismo di difesa più importante è costituito dalle cellule ossintiche, dette anche cellule parietali. Tali cellule ricoprono il rivestimento dello stomaco, secernendo uno spesso strato di muco protettivo.

Tuttavia, se le difese naturali dell’organismo contro gli acidi gastrici sono compromesse, tale fenomeno può provocare disturbi digestivi come la gastrite e l’ulcera peptica.

La gastrite è un’infiammazione delle pareti che formano il rivestimento dello stomaco. Non sempre è sintomatica, ma quando i sintomi insorgono, si possono manifestare dolori addominali, nausea, vomito e disturbi digestivi. Mentre tale processo può essere innescato da una molteplicità di fattori, una delle cause più comuni è l’infezione causata dal batterio H. pylori.

L’Helicobacter Pylori è una delle principali cause di disturbi gastrici e intestinali, come ulcere gastriche e duodenali (il tratto iniziale dell’intestino tenue), gastrite e tumore gastrico.

Con il trascorrere del tempo, il batterio H. pylori erode la barriera della mucosa gastrica, essenziale per la sua la funzione protettiva, indebolendo ed esponendo il tessuto dello stomaco e dell’intestino tenue agli effetti degli acidi aggressivi prodotti dall’alimentazione e dalla digestione.

Una volta infiltrato nel rivestimento della mucosa, tale batterio sottopone la mucosa ai metaboliti tossici da esso prodotti, causando un afflusso di cellule flogistiche provenienti dal sistema immunitario attraverso la secrezione di potenti “fattori di virulenza”.

Tali proteine batteriche bloccano la normale funzione di alcune cellule immunitarie, aumentando la produzione di radicali liberi e stimolando inoltre un altro gruppo di cellule immunitarie a produrre citochine infiammatorie (messaggeri incaricati di trasmettere il segnale a nuove cellule flogistiche che si dirigono in quell’area).

Il batterio H. pylori può essere trattato efficacemente con la somministrazione di antibiotici. Tuttavia, vi sono evidenze convincenti che la combinazione peculiare di zinco minerale associato al peptide carnosina di origine ammino-acidica, permette un’azione efficace contro il batterio H. pylori ripristinando le condizioni di sicurezza per la salute gastrica.

L’integrazione con zinco, nel corso degli anni, ha dimostrato di fornire effetti gastro-protettivi e il nutriente carnosina può aumentare ulteriormente tali effetti. La zinco-carnosina offre un approccio integrale nell’affrontare problemi gastrici come gastrite e ulcere peptiche.

Innanzitutto, tale approccio, elimina la fonte del problema accelerando l’eliminazione dell’H. pylori. È inoltre stato dimostrato che neutralizza i radicali liberi e riduce gli stati infiammatori.

Oltre ad aumentare la produzione di un fattore di crescita, importante per riparazione delle lesioni gastriche, il legame zinco-carnosina ripara anche il rivestimento mucosale danneggiato stimolando la secrezione di nuova mucosa gastrica.

Le ricerche effettuate su soggetti umani hanno potuto dimostrare tale efficacia mostrando come i sintomi associati alle ulcere possono essere ridotti mentre l’area danneggiata viene risanata o guarita.

mucosa gastrica.

Nell’ambito di tale ricerca, gli scienziati hanno somministrato 150 mg di zinco-carnosina al giorno a 25 pazienti cui sono state diagnosticate ulcere gastriche.

Dopo un periodo di otto settimane, i risultati hanno evidenziato una;

  • percentuale di riduzione del 63,6% dell’acidità gastrica,
  • percentuale di riduzione delle eruttazioni dell’80%,
  • percentuale di riduzione della nausea del 66,7%,
  • percentuale di riduzione del 76,9% della distensione addominale, e
  • riduzione del 71% della sensibilità gastrica.

Inoltre, i ricercatori hanno potuto verificare:

  • la totale sparizione del dolore notturno nel 91% dei partecipanti al programma di studio e
  • la guarigione nel 65% dei soggetti esaminati durante la valutazione endoscopica.

Ma non sono solo queste le prove scientifiche che possono aiutarci nel processo di trattamento contro l’H. Pylori.  Gli scienziati hanno condotto ricerche su circa 700 ceppi di specie di Lactobacillus, identificando un ceppo, il Lactobacillus Reuteri, in grado di legarsi agli organismi di H. pylori e di eliminarli in modo innocuo dal tratto gastrointestinale.

Con l’aiuto di questo particolare ceppo, il numero di batteri H. pylori che soggiornano nello stomaco può essere notevolmente ridotto, senza la necessità di utilizzare trattamenti antibiotici.

Se volete essere aiutati dalla kinesiologia per diagnosticare un’infezione da H. Pylori è possibile utilizzare il kit di test dei batteri, e per valutare lo stato del proprio sistema digerente, comprese le mucose, lo stomaco, il duodeno, l’intestino tenue e crasso, è possibile utilizzare il kit di test degli organi.

 

Ott 27, 2017

5 alternative ai farmaci tradizionali per alleviare i dolori dell’artrite

artrite

Per alleviare il dolore e aumentare la mobilità nei casi di artrite, la medicina naturale prevede, tra le altre, le seguenti sostanze nutritive:

Curcuma / Curcumina

La curcuma (Curcuma longa) è una spezia caratteristica della cucina indiana, e la curcumina è l’ingrediente attivo responsabile dell’aroma della curcuma e del colore arancio-giallognolo. Tuttavia, la curcumina non è solo un semplice pigmento. È anche un potente rimedio medicinale. La curcuma è un forte antiossidante ed eliminatore di radicali liberi, ma le sue proprietà antinfiammatorie lo rendono particolarmente efficace per alleviare i dolori dell’artrite. Assunta per via orale, la curcuma può arrestare i dolori dell’artrite in tutto il corpo. Applicata localmente, si può usare per trattare articolazioni specifiche.

Capsaicina

La capsaicina è il componente che conferisce il sapore piccante ai peperoncini. Applicare la capsaicina localmente è una terapia clinicamente dimostrata e sicura per alleviare il dolore dell’artrite. La capsaicina si unisce ai recettori nervosi e inizialmente causa una sensazione di formicolio ardente, seguita da un effetto analgesico o da un blocco del dolore. Puoi realizzare tu stesso la crema di capsaicina. Mescola semplicemente una parte di polvere di cayenna con cinque parti di vasellina riscaldata e applica l’unguento sulle articolazioni doloranti.

Bromelina

Enzima estratto dalla pianta dell’ananas, la bromelina ha dimostrato la sua efficacia nel trattamento dell’infiammazione. Di fatto, l’uso di 250 mg di bromelina due volte al giorno tra i pasti si è rivelato efficace addirittura nel trattamento dell’artrite reumatoide. In uno studio, oltre il 70% dei pazienti che ha assunto bromelina ha riferito meno infiammazioni e dolore alle articolazioni e una maggiore mobilità. Quando si usa come aiuto alla digestione deve essere assunta dopo i pasti, ma quando si usa per l’infiammazione e il dolore, è meglio assumerla tra i pasti.

Niacinamide

Nel corso degni anni ’30, il Dott. William Kaufman documentò centinaia di casi di pazienti gravemente immobilizzati a causa dell’artrite che riacquistarono la mobilità e l’autosufficienza grazie alla terapia a lungo termine con niacinamide. Sebbene la niacinamide (una forma di vitamina B3) non si consideri un composto antinfiammatorio o analgesico, a quanto pare la sua capacità di scatenare la riparazione delle superfici delle articolazioni riduce drasticamente il dolore e l’infiammazione.

Glucosamina condroitina

Il solfato di glucosamina funziona nella creazione delle proteine che compongono la cartilagine sana. La rigidità e il dolore delle articolazioni segnalano che queste proteine essenziali si stanno scomponendo e, di conseguenza, che la cartilagine si sta erodendo. Per contribuire a evitare questa erosione, il solfato di condroitina assicura una fornitura costante dei nutrienti necessari per riparare le proteine danneggiate e crearne di nuove.

 

Ott 14, 2017

4 benefici dell’Ubiquinolo “CoQ10” che ne dimostrano l’importanza

Ubiquinolo "CoQ10"

L’Ubiquinolo, più conosciuto come Coenzima Q10, è presente in tutte le nostre cellule. Si tratta di un enzima naturale che svolge un ruolo importante in una serie di funzioni del corpo. Sebbene il nostro organismo lo sintetizzi naturalmente, è possibile che si renda necessaria un’integrazione a seconda dell’età o dello stato di salute.

Quando siamo giovani, il nostro corpo sintetizza livelli sufficienti di ubiquinone in ubiquinolo per contrastare i radicali liberi e creare energia sufficiente. Man mano che invecchiamo però, il nostro corpo non è più in grado di produrre ubiquinolo a sufficienza e i radicali liberi hanno maggiori possibilità di danneggiare le cellule.

Avere bassi livelli di ubiquinolo può comportare una perdita di energia e un’accelerazione della comparsa dei segni di invecchiamento.

Cosa può fare l’ubiquinolo?

In presenza di livelli ottimali di ubiquinolo, il nostro corpo è più attrezzato per svolgere determinati processi organici importanti per la salute.

La salute cardiovascolare: studi condotti dimostrano che una presenza salutare di ubiquinolo comporta un cuore sano. Tra gli altri benefici, l’integrazione di ubiquinolo aiuta i pazienti con insufficienza cardiaca a pompare il sangue in maniera molto più efficace, anche di più rispetto ai casi in cui viene assunto ubiquinone, ovvero la forma non sintetizzata di ubiquoinolo.

Livelli di zucchero nel sangue: in seguito a recenti ricerche è stato inoltre dimostrato che le persone affette da diabete hanno in corpo all’incirca il 75% in meno di ubiquinolo rispetto al gruppo di controllo non diabetico a causa degli effetti dello stress ossidativo. Integrare tali carenze può contribuire a migliorare la salute delle persone diabetiche.

 Produzione di energia: l’ubiquinolo agisce sintetizzando l’energia mitocondriale e producendo ATP (adenosina trifosfato). Si tratta della principale energia intermedia negli organismi viventi, motivo per il quale l’ubiquinolo può aumentare davvero i livelli di energia. È raccomandato per gli atleti che si dedicano a discipline di resistenza e a tutte le persone che soffrono di affaticamento, stanchezza e letargia.

Ubiquinolo "CoQ10", energia

Antinvecchiamento: Contrastare gli effetti dell’invecchiamento significa sostanzialmente combattere i radicali liberi.

I radicali liberi sono gli atomi che hanno perso un elettrone diventando instabili. Per recuperare l’elettrone mancante, rubano gli elettroni degli altri atomi. L’ubiquinolo – Coenzima Q10 è ricco in elettroni e fornisce ai radicali liberi elettroni di ricambio. In questo modo si evita una reazione a catena in cui gli atomi rimangono intrappolati in un ciclo di perdita e furto di elettroni.

Aumentare i livelli di ubiquinolo significa dunque aiutare a ridurre i segni dell’invecchiamento. Aiuta inoltre a rompere la struttura dei radicali liberi. In questo modo li neutralizza, evitando ulteriori danni.

Lug 21, 2017

Trattamento naturale non chirurgico della cataratta

cataratta

Nonostante l’operazione chirurgica sia oggi considerata la soluzione più comune per la rimozione della cataratta, alcuni studi svolti in Russia hanno dimostrato la possibilità di procedere con metodi e trattamenti meno invasivi.

Il Dott. Mark Babizhayev e i suoi collaboratori del Helmholtz Eye Institute di Mosca continuano a studiare gli effetti del composto naturale N-acetilcarnosina (N-AC da non confondere con la N-acetilcisteina) approsimativamente dal 1991.

Il Dott. Babizhayev è riuscito a dimostrare che, grazie all’applicazione di una soluzione liquida con un 1% di N-acetilcarnosina direttamente nell’occhio, si può prevenire la formazione della cataratta. Inoltre, ha raggiunto ottimi risultati nella riduzione e nella rimozione della cataratta senza ricorrere alla chirurgia e ai farmaci.

Man mano che le cellule dell’occhio invecchiano, esse si ossidano attraverso il processo di glicazione, durante il quale gli zuccheri si combinano con le proteine. Grazie alle gocce di N-acetilcarnosina si può prevenire e far regredire la reticolazione delle proteine del cristallino che porta all’opacizzazione e all’alterazione della vista.

Dopo solo un mese di trattamento si sono raggiunti risultati importanti, senza alcun effetto collaterale.
Capita che alcuni pazienti vedano sfuocato una o due ore dopo il trattamento, ma pare che questo sia dovuto alla disintegrazione della cataratta stessa. Gli studi suggeriscono poi che la sua regressione inizi dai contorni, riducendosi via via verso l’interno.

cataratta, N-acetilcarnosina

Durante questo processo, che si sviluppa in sei mesi circa, la vista si fa progressivamente più chiara. Più del 41% degli occhi trattati con gocce di N-acetilcarnosina ha registrato miglioramenti nella trasmissione della luce attraverso il cristallino, l’88,9% ha presentato miglioramenti significativi per quanto riguarda l’offuscamento e nel 90% dei casi l’acutezza visuale è migliorata in modo evidente.
In nessun caso si è avuto un peggioramento della situazione. I test si sono svolti per periodi lunghi fino a due anni e hanno tutti avuto esiti positivi.
Secondo i risultati ottenuti, si raccomanda l’applicazione di una o due gocce di N-AC in ciascun occhio, due volte al giorno.
L’effetto ottiminale sull’acutezza visuale si presenta solitamente dai 3 ai 5 mesi dall’inizio del trattamento.
L’efficacia di quest’ultimo dipenderà dal lasso di tempo durante il quale la cataratta ha interessato l’occhio. Nei casi inferiori ai 7 anni i risultati sono stati migliori e si sono ottenuti più rapidamente. Gli esiti si sono rivelati buoni anche per periodi dai 7 ai 15 anni, mentre superati i 15 anni gli effetti sono stati minori.

 

 

Analía Iglesias

analia@sibuscas.com

Test chinesiologico per la carenza di sali minerali e di oligoelementi

Solitamente quando si impiega la chinesiologia olistica in ambito chimico, il metodo più semplice per testare la carenza di sali minerali e di oligoelementi consiste nell’uso di una fiala unica. Si tratta di una fiala composta da Cuprum metalicum 200 DH e cobalto metallico 200 DH. Normalmente il filtro deve essere inserito nell’ombelico del paziente, all’interno di un’anella nera o del risuonatore di frequenze. Se c’è AR (Arm Reflex o l’accorciamento del braccio)  significa che è presente una carenza di sali minerali o di oligoelementi.

A partire da questo momento, la cosa più logica è cercare quale sia il sale minerale o l’oligominerale di cui è carente il paziente. E lo si fa in maniera progressiva con un test dei sali minerali o per oligoelementi, fino a capire quale sia prioritario.

Un’altra modalità di esecuzione del test per la carenza di sali minerali consiste nel toccare il 4TR bilateralmente. Nel caso in cui si noti una variazione nelle informazioni, significa che ci troviamo in presenza di una carenza di sali minerali. Il terapeuta può poi procedere con una TL (Terapia di Localizzazione o toccare lievemente un punto) nei punti riflessologici dei sali minerali o usare le fiale per i vari minerali per stabilire quali siano necessari.

Anche per la carenza di oligoelementi esiste un punto indicatore, ovvero il punto intermedio del muscolo sternocleidomastoideo sinistro. In caso di presenza di AR significa che ci troviamo davanti a una carenza di oligoelementi e, come per i sali minerali, cerchiamo le informazioni necessarie e usiamo le fiale per oligoelementi oppure il terapeuta esegue una TL sui rispettivi punti riflessologici.

Per testare la carenza o l’eccesso di sali minerali e di oligoelementi è possibili utilizzare soltanto la TL sui punti riflessologici. Durante la TL eseguita dal terapeuta, la presenza di AR indicherà una carenza di sali minerali o di oligoelementi. Nel caso in cui sia il paziente a eseguire la pressione, la presenza di AR indicherà un eccesso. Non bisogna dimenticare che la carenza di sali minerali e di oligoelementi è solitamente correlata a disturbi della valvola ileocecale e/o della flora intestinale. Spesso è dunque opportuno trattare questi disturbi, prima di somministrare il prodotto. In caso contrario non sarà possibile risolvere le carenze nel paziente.

 

Angel Salazar Magaña

Kinepharma

Set 30, 2016

I tuoi livelli di calcio sono nella norma?

Alimenti, calcio

La maggior parte degli uomini associa il calcio a ossa forti. Tuttavia, ci sono molti altri aspetti a noi sconosciuti relativi agli effetti del calcio sul nostro organismo e degli altri minerali necessari per il suo adeguato assorbimento. Ad esempio, il magnesio è fondamentale per avere ossa forti e sane, in quanto è solo grazie a esso che il calcio può essere metabolizzato.

Circa il 95% del calcio che ingeriamo è destinato alla mineralizazzione delle ossa e dei denti. L’1% restante svolge altre funzioni, come coagulare il sangue, controllare le contrazioni del cuore e i muscoli del corpo. Serve, inoltre, per liberare l’energia degli alimenti e aiutare l’organismo a utilizzare il ferro disponibile.

Le ossa sono costituite da strutture solide, che non rimangono inalterate, ma cambiano e si rimodellano costantemente nel tempo.

Tutto il calcio assorbito dal nostro corpo, attraverso una dieta o integratori alimentari, si deposita nelle ossa formando osso nuovo, mentre il vecchio viene riassorbito ed eliminato. Ogni volta che il nostro organismo ha bisogno di regolare la propria quantità di calcio, quest’ultimo viene estratto dall’osso stesso.

Come la maggior parte di noi sa, il nostro corpo giunge alla maturità scheletrica intorno ai 30 anni. A questo punto, la quantità di calcio che si deposita nelle ossa è la stessa che riassorbiamo.

Per questo motivo, una volta compiuti 30 anni d’età, conviene rifornirsi della quantità di calcio necessaria affinché l’osso non si debiliti e non perda più densità del dovuto nel momento in cui il nostro organismo si trova a riassorbire il minerale.

Se fin da bambini forniamo alle nostre ossa il calcio e gli altri elementi nutritivi fondamentali per il nostro sistema scheletrico, come la vitamina D, la vitamina K o il Magnesio, stimoliamo la formazione di osso nuovo che ci proteggerà da una futura osteoporosi.

L’osteoporosi rende le ossa porose, fragili e sensibili a fratture.

osteoporosi, calcio

Nel caso delle donne, durante la menopausa o la post-menopausa, la diminuzione di estrogeni nell’organismo accelera la perdita di massa ossea. L’ingestione di alimenti o integratori alimentari che contengono calcio e vitamina D ci aiuta a prevenire tutto questo.

Così, se facciamo attenzione alla nostra alimentazione e se facciamo regolare esercizio fisico, gli effetti dovuti all’età diminuiranno con il passare degli anni.

Oltre ad essere strettamente collegato alla salute ossea, il calcio aiuta anche a diminuire la sindrome premestruale. Diversi studi hanno confermato i benefici di questo minerale nell’alleviare i suoi sintomi (dolori, coliche, sbalzi di umore).

Questo accade perché gli ormoni ovarici influenzano il metabolismo del calcio, mentre gli estrogeni il suo assorbimento intestinale, come nel caso di una “ipocalcemia”. Questa mancanza di calcio può essere eliminata assumendo integratori.

Solitamente associamo il calcio ai latticini, ma lo possiamo trovare anche nelle mandorle, nei semi di sesamo, di senape, nei molluschi, nelle fave, nelle gallette, nelle albicocche essiccate, nelle alghe marine e in tanti altri alimenti.

Apr 21, 2016

Perchè il cromo è necessario per regolare il nostro livello di zucchero e per dimagrire

cromo, oligominerale

Il cromo è ben noto per l’importante funzione che riveste nel metabolismo degli zuccheri e dei grassi.

Questo oligominerale migliora l’efficienza dell’insulina, un ormone che dirige la circolazione degli zuccheri e dei grassi verso la parte interna delle cellule del nostro corpo, affinché possano essere utilizzati o immagazzinati sotto forma di energia.

Se i nostri livelli di cromo sono bassi, l’insulina non funziona nel modo corretto, creandosi così le condizioni necessarie per la formazione di patologie come il diabete mellito, l’obesità o malattie cardiache.

L’introduzione di cromo nella nostra dieta, allo scopo di controllare il diabete, può anche favorire la perdita di peso e ridurre i livelli di colesterolo. Si pensa, poi, che possa preservare o aumentare la massa corporea non grassa, o meglio mantenerla man mano che si dimagrisce.

Alcuni studi affermano che il consumo di cromo potrebbe agevolare l’aumento della muscolatura o comunque mantenerla nel momento in cui s’inizia a perdere peso. Se si prende in considerazione il ruolo del cromo nel metabolismo degli zuccheri e dei grassi, questa teoria può rivelarsi possibile.

Qualora si voglia perdere peso o massa grassa, è fondamentale seguire una dieta e svolgere esercizio fisico. Anche in questo caso, gli studi sottolineano l’importanza del cromo nella riduzione dell’indice di massa grassa rispetto al muscolo.

Senza dubbio, però, il cromo è in realtà noto per la sua capacità di migliorare l’efficienza dell’insulina.

L’insulina è l’ormone del nostro corpo che aiuta a trasportare gli zuccheri e i grassi alle nostre cellule. Successivamente, le cellule utilizzano o consumano questi zuccheri e questi grassi durante lo svolgimento delle loro funzioni organiche oppure lo immagazzinano sotto forma di energia.

Diciamo che l’insulina rappresenta la chiave che apre la porta della cellula, così che entri il glucosio, che si trova all’esterno (nel torrente sanguigno). Pertanto, quando non si produce sufficiente insulina (diabete di tipo 1) o quando la cellula non la riconosce (diabete di tipo 2), il glucosio (zuccheri e grassi) non può essere introdotto nelle cellule. Questo provoca un innalzamento evidente dei livelli di glucosio nel sangue e, in più, la mancanza di alimento o combustibile necessario affinché la cellula funzioni.

cromo,  frutta secca

Molti studi clinici hanno dimostrato che l’assunzione di cromo migliora l’attività dell’insulina nelle persone affette da diabete. Tutto ciò è molto positivo, dal momento che la bassa produzione d’insulina e la mancanza di sensibilità a questo ormone rappresentano problemi seri in questo scompiglio così comune al giorno d’oggi.

Il cromo è necessario, quindi, per il metabolismo del glucosio. Esso si può trovare in alcuni alimenti, come le prugne, la frutta secca, gli asparagi, le carni magre, i funghi e i grani interi. Tuttavia, la dose giornaliera raccomandata non deve essere raggiunta.

Inoltre, se consumiamo una grande quantità di alimenti zuccherini e carboidrati raffinati, come dolci, pasta o pane bianco, l’insulina perde la sua effettività.

In definitiva, l’assenza di cromo nel nostro organismo sembra aumentare il rischio di resistenza all’insulina, comportando a lungo andare lo sviluppo dei diabeti, malattie coronariche, così come la tendenza all’obesità addominale.

Pertanto, sia che lo si faccia per migliorare la dieta o come complemento allo scompiglio provocato dal diabete, è importante verificare i nostri livelli di cromo attraverso la chinesiologia, così come realizzare un test completo del sistema endocrino, con lo scopo di diagnosticare possibili carenze a livello delle ghiandole surrenali e del pancreas.

 Analía Iglesias (analia@sibuscas.com)

Kinepharma

Mar 17, 2016

Numerose ricerche dimostrano l’importanza della vitamina C

l’importanza della vitamina C

Le vitamine antiossidanti, in particolare la Vitamina C e la E, sono state oggetto di ampie ricerche negli ultimi anni.

L’apporto di dosi addizionali elevate di tali vitamine è un modo efficace e sicuro per ridurre l’impatto dell’invecchiamento nel corpo.

Dal 1951, sono stati pubblicati circa 10.000 studi sulla vitamina C, in cui è stato possibile evidenziare scientificamente l’uso di tale vitamina per garantirsi una maggior longevità e per prevenire e guarire malattie come l’Alzheimer, il tumore o le patologie cardiovascolari.

Nel 1960, Linus Pauling, vincitore di ben due premi Nobel, ha cominciato a raccomandare dosi elevate di vitamina C o acido ascorbico per ridurre i sintomi del raffreddore e dell’influenza.

Alcuni anni più tardi, Pauling ha condotto uno studio su pazienti affetti da tumore allo stadio terminale, dimostrando che somministrando quotidianamente a tali pazienti 10 grammi di vitamina C per via endovenosa, era possibile prolungarne la sopravvivenza da mesi ad anni. Ha inoltre osservato che tali dosi contribuivano a ridurre il dolore intenso che avvertivano i pazienti. In seguito, sono state realizzate altre ricerche che hanno suffragato tali risultati.

L’essere umano non è in grado di produrre autonomamente la vitamina C: tra tutti i mammiferi che camminano, nuotano o volano, l’uomo appartiene al gruppo ristretto che non sintetizza la vitamina C nel fegato a partire dal glucosio. Per questo motivo è così importante assumerla regolarmente.

Partendo dal presupposto che gli animali che producono vitamina C lo fanno proporzionalmente al loro peso corporeo, l’equivalente negli umani in base a questi dati, sarebbe compreso tra 10 e 12 grammi di vitamina C al giorno, mentre la dose minima quotidiana raccomandata per un adulto è pari a 60 a 100 milligrammi.

Come si può notare, la dose raccomandata di vitamina C, è notevolmente inferiore rispetto a quella sintetizzata dal resto degli esseri viventi.

vitamina C

A parte la nota azione antiossidante svolta dalla vitamina C, esistono molte reazioni biochimiche che richiedono la sua partecipazione, per esempio:

-Per sintetizzare il collagene, il tessuto strutturale delle nostre ossa, della pelle, dei vasi sanguigni e dei muscoli.

-Per assorbire correttamente il ferro e soprattutto per permetterci di metabolizzare il calcio.

-La sua efficacia è stata dimostrata nel contrastare le infezioni virali e batteriche.

Inoltre, in base a studi recenti, si è potuto dimostrare che:

– Una dose di 500 milligrammi/giorno può ridurre la pressione arteriosa del 10%.

– Dosi supplementari di 1000 milligrammi al giorno possono contribuire a riparare il danno nei vasi sanguigni causati dal colesterolo. Di conseguenza, si migliora l’elasticità degli stessi.

-Vari studi hanno dimostrato che protegge anche dall’ictus e dai danni che ne conseguono.

-Dosi elevate comprese tra 1000 e 10.000 milligrammi al giorno, aiutano l’organismo a prevenire l’influenza.

-Le creme ricche di vitamina C, riducono le rughe sottili e l’asprezza tipica della pelle invecchiata e migliorano la tonicità e l’incarnato.

-Favoriscono la prevenzione dell’osteoporosi (in base ai dati di uno studio realizzato su donne di mezza età e anziane, che grazie all’assunzione di quantità superiori presentavano una densità ossea ben maggiore rispetto alle altre donne).

Per osservare più nel dettaglio la necessità di antiossidanti nel nostro organismo, tra cui la vitamina C, possiamo realizzare un test kinesiologico, utilizzando la fiala dei radicali liberi del kit per Test basico ampliato, le fiale di SOD e GPSx di un test del sistema endocrino, così come le fiale di vitamine e minerali.

Perché gli antiossidanti sono importanti?

Man mano che il tempo passa, la sintesi degli enzimi Superossido dismutasi (SOD) o la Glutatione perossidasi (GSPx), dall’elevata attività antiossidante, si riduce, mentre aumenta l’intossicazione cellulare. Ne deriva l’importanza degli antiossidanti per combattere i radicali liberi.

Abbiamo già visto nel nostro articolo “I meccanismi di disintossicazione dell’organismo” che nella fase di attivazione le tossine si ossidano grazie a una serie di enzimi detti citocromi P450. I prodotti di questo processo metabolico sono instabili e se non vengono metabolizzati rapidamente danno vita ai cosiddetti radicali libri, determinando il cosiddetto stress ossidativo che provoca innumerevoli problemi di salute.

Il danno che provocano i radicali liberi nei tessuti dipende dall’equilibrio tra le specie reattive dell’ossigeno (tra le quali troviamo i radicali liberi) e le difese antiossidanti di cui dispone l’organismo umano.

Tali difese del sistema antiossidante agiscono contro l’azione dannosa dei radicali liberi. L’importante per la salute delle persone è l’equilibrio ossidativo, ovvero che i radicali liberi e gli antiossidanti siano equilibrati in modo tale da ridurre il danno al minimo.

Squilibrio ossidativo

È possibile perdere l’equilibrio tra i radicali liberi e gli antiossidanti in situazioni di stress, malnutrizione, malattia o come purtroppo spesso avviene ai giorni nostri a causa di eccessiva dipendenza da sostanze tossiche quali tabacco, alcol o caffè. È in quei momenti che si presenta lo stress ossidativo: in concomitanza con una riduzione dei sistemi immunitari dell’organismo e di un aumento della velocità di generazione delle specie reattive dell’ossigeno.

Il sistema immunitario è strettamente connesso all’ossidazione che accompagna il processo di invecchiamento. Se non fossimo dotati di un complesso sistema immunologico soccomberemmo di fronte alla notevole quantità di agenti e fattori esterni e interni che ci attaccano ogni giorno.

Principali antiossidanti

Quando ci chiediamo per quale motivo il ferro si ossida quando viene esposto agli agenti atmosferici o una mela diventa marrone quando la si taglia, ci stiamo interrogando sugli effetti distruttivi e dannosi degli agenti ossidanti (radicali liberi) che si trovano normalmente nell’ambiente. L’ossidazione provoca lesioni simili nelle cellule del nostro organismo.

Quando respiriamo, digeriamo, facciamo esercizio o semplicemente dormiamo, il nostro corpo produce agenti potenzialmente dannosi detti radicali liberi. Le reazioni a catena dei radicali liberi si ripetono ogni giorno innumerevoli volte. Tale situazione è peggiorata da altri agenti quali lo stress o l’inquinamento ambientale. Ma la natura ci offre dei mezzi per proteggerci da questi agenti: sono noti come antiossidanti e combattono i radicali liberi. Tra gli antiossidanti più importanti troviamo:

  • I carotenoidi quali il beta carotene.
  • La vitamina C.
  • La vitamina E.
  • La NAC (N-acetii-L-cisteina).
  • Il glutatione.
  • La L-cisteina.
  • Selenio e Zinco che compongono rispettivamente gli enzimi Super-ossido-dismutasi (SOD) e la Glutatione perossidasi (GSPx) sono importantissimi nella disintossicazione cellulare e nella riduzione dei radicali liberi.
  • Componenti che si trovano nelle piante come il ginkgo biloba, il mirtillo, il vino rosso (buccia dell’uva) e tè verde.

Per vedere in maniera più dettagliata il fabbisogno di antiossidanti nel test chinesiologico, è possibile usare la fiala dei radicali liberi in un test basico, o le fiale di SOD, GPSx in un test per il sistema endocrino, oltre alle fiale di sali minerali e vitamine.

 

Ángel Salazar Magaña (angelsalamag@gmail.com)

Kinepharma.

Integrazione con acidi grassi essenziali (AGES)

Denominati anche vitamina F, gli AGES sono quegli acidi grassi che l’organismo non è in grado di sintetizzare. L’unico modo di ottenerli è tramite l’alimentazione. L’ideale sarebbe assumere integratori contenenti vitamina E, A, carotene, vitamine del gruppo B, vitamina C e magnesio. In questo modo verranno metabolizzati in modo corretto.

Sono inoltre parte strutturale delle membrane cellulari conferiscono flessibilità e fluidità e proteggono dall’ingresso degli agenti patogeni (virus, batteri e allergeni). Gli AGES aumentano il metabolismo e la produzione energetica. Contribuiscono a sciogliere i grassi del corpo, riducendo i livelli di colesterolo e trigliceridi nel sangue e distribuendo le vitamine liposolubili A, B, E, K tramite l’organismo, proteggendo i neuroni e aiutando a mantenere la temperatura dell’organismo. Sono inoltre importanti nella sintesi degli ormoni adrenalinici e sessuali.

Secondo Ann Louis Gittleman (Super Nutrition for Women) esistono 45 principi nutritivi essenziali per il corretto mantenimento dello stato di salute del nostro organismo. Questi elementi nutritivi comprendono 20 sali minerali, 15 vitamine, 8 amminoacidi e 2 acidi grassi essenziali.

Sono l’acido grasso omega-3 (acido alfa linolenico), che può trasformarsi in acido eicosapentaenoico (EPA) e in acido docosaesaenoico (DHA), e l’acido grasso omega-6 (acido linoleico)  che può trasformarsi in acido gamma linoleico (GLA). Queste due serie di acidi grassi essenziali si trovano naturalmente nei pesci che vivono nelle acque fredde (omega-3) e nelle verdure, nei semi e negli oli vegetali non elaborati (omega-6).

La carenza di acidi grassi essenziali Omega-6 può provocare alterazioni della personalità e del comportamento, alterazioni biliari, inibizione della cicatrizzazione, alterazioni cardiovascolari, ecc..

Mentre le carenze di omega-3 possono provocare alterazioni della crescita, ritardi di apprendimento, formicolii agli arti, alterazione del coordinamento motorio e alterazioni visive, ecc.

È molto importante assumere acidi grassi essenziali con vitamina C e con vitamina E, che ne aumentano l’efficacia. È inoltre molto importante non consumare alimenti fritti, dal momento che l’alterazione che avviene negli oli cotti, a causa delle elevate temperature, oltre a provocare innumerevoli sostanze dannose per l’organismo, alterano l’equilibrio dei grassi nell’organismo.

L’equilibrio tra gli acidi grassi omega-3 e omega-6 pare svolgere un ruolo fondamentale nello sviluppo e nella crescita di alcune forme di cancro, come quello al seno, al colon e alla prostata.

Sebbene siano necessari ulteriori studi per comprendere l’eventuale effetto degli acidi grassi omega-3 nella prevenzione e nel trattamento del cancro, i ricercatori ipotizzano che, in combinazione con altri principi nutritivi (vitamina C, vitamina E, betacarotene, coenzima Q10), possano essere particolarmente validi nella prevenzione e nel trattamento del cancro al seno.

Alcuni studi hanno provato che il consumo quotidiano di acidi grassi a catena lunga omega-3, sia nella forma EPA che nella forma DHA, rallenta o inverte il processo di cancro al colon.

Vediamo dunque quali sono le principali fonti di acidi grassi essenziali:

Per l’omega 3: Le principali fonti di ottenimento sono le seguenti:

  • L’olio di salmone e pesce azzurro.
  • Il lino e i relativi oli (57% di omega 3 e un 16% di omega 6).
  • Semi di Chia (58%-65% di omega 3).
  • Semi di canapa (55%).

Per l’omega 6 spiccano:

  • L’olio di semi di ribes nero (44%).
  • L’olio di borragine, (dal 56 al 65%), fondamentalmente acido alfa linoleico.
  • Olio di primula (40-55%).
  • Olio di girasole (57%).

Test e terapia

Il test si effettua con la fiala per la mancanza di acidi grassi essenziali contenuta in un test basico di kinesiologia. Il terapista ottiene spesso buoni risultati con l’impiego degli AGES, a titolo di prevenzione e di aiuto alla salute in generale e in situazioni specifiche di:

  • Alcolismo
  • Cancro al seno
  • Patologie cardiovascolari
  • Protezione del sistema immunitario
  • Candidiasi
  • Sindrome premestruale
  • Obesità
  • Artrite reumatoide e in generale le patologie di origine infiammatoria.
  • Patologie degenerative croniche.

Abituatevi dunque a usare questi prodotti assieme alla vitamina E che ne aumenta l’efficacia, perché nella maggior parte dei casi sono ottimi per i vostri pazienti, ad eccezione di coloro che hanno problemi di coagulazione del sangue o abbiano recentemente subito un intervento chirurgico.

Vi raccomandiamo di leggere l’articolo di Kinepharma del gennaio 2013 “Acidi grassi essenziali”.

 

Ángel Salazar Magaña (angelsalamag@gmail.com)

Kinepharma.

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