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Mar 4, 2020

La relazione che intercorre tra l’emicrania e i livelli di nitrati

 l'emicrania e i livelli di nitrati

È risaputo che le abitudini alimentari influenzano direttamente la nostra salute.

L’emicrania è un intenso mal di testa che colpisce gran parte della popolazione. In particolare il sesso femminile. Una delle cause di tale condizione, attualmente, è notoriamente correlata all’assunzione di alimenti contenenti nitrati.

 La causa scatenante dell’emicrania è da ricercare nei nitrati

Una ricerca condotta negli Stati Uniti (American Gut Project) ha dimostrato che la stragrande maggioranza degli intervistati che soffrivano di emicrania assumevano cibi ricchi di nitrati, che una volta introdotti nel sangue, si trasformavano in ossido nitrico responsabile della comparsa di questo disturbo.

 L’aumento dei nitrati così come dell’ossido nitrico è causato dai batteri presenti nell’apparato orale. Il suo ruolo è di ridurre i nitrati derivanti sia dagli alimenti sia dai farmaci cardiovascolari. Questo processo determina, come risultato, un aumento dei livelli di nitriti e di ossido nitrico.
Un nitrato è costituito chimicamente da un atomo di azoto e tre atomi di ossigeno. Quando questi batteri svolgono il loro compito, scindono uno degli atomi di ossigeno, trasformando così i nitrati in nitriti. Solo queste tipologie di batteri hanno questa caratteristica.
Tuttavia, i batteri che processano i nitrati hanno inoltre dimostrato di essere una valida protezione cardiovascolare.

 In breve, le persone che soffrono di emicrania dispongono nel cavo orale di un numero maggiore di batteri riduttori dei nitrati. Sebbene questi mal di testa siano estremamente disagevoli, la loro comparsa potrebbe essere benefica per il sistema cardiovascolare.

 l'emicrania e i livelli di nitrati

Le cefalee a insorgenza immediata e tardiva e i nitrati

Questa ricerca ha inoltre rivelato che le cefalee provocate dai nitrati si manifestano come:

  • Cefalee a insorgenza immediata e lieve: il mal di testa compare entro un’ora dopo aver mangiato o aver assunto i farmaci.
  • Cefalee a insorgenza tardiva o grave: i sintomi compaiono 3-6 ore dopo l’ingestione dei nitrati.

 In tal senso, le cefalee a insorgenze immediata sembrano essere associate alla vasodilatazione prodotta dall’ossido nitrico. Mentre, le cefalee a insorgenza tardiva, sembrano essere attivate dal rilascio di un peptide correlato alla calcitonina, al glutammato, al monofosfato di guanosina ciclico o ai cambiamenti della funzione della S-nitrosilazione.

 Questo tipo di ricerca rafforza la convinzione che i batteri siano correlati alla sussistenza di emicranie. Pertanto, una possibile risposta a questa condizione patologica potrebbe essere la modificazione della flora batterica del paziente tramite modifiche nella sua dieta alimentare. Inoltre, si consiglia il ricorso a prodotti farmacologici che modificano la carica batterica per raggiungere il corretto equilibrio.

Feb 26, 2020

Il ruolo della melatonina nel calo ponderale

Il ruolo della melatonina nel calo ponderale

La melatonina, nota anche come ormone delle tenebre, è responsabile della regolazione dei ritmi circadiani.
In molteplici occasioni, la discontinuità di tali ritmi influisce direttamente sul nostro metabolismo accelerando l’aumento ponderale. Recenti ricerche hanno dimostrato che l’assunzione di melatonina può essere un valido alleato nella riduzione del grasso corporeo.

 Cos’è la melatonina

 Quando sopraggiunge la notte e l’oscurità assume il ruolo di protagonista, la ghiandola pineale dell’organismo si attiva producendo melatonina. Un ormone che stimola il sonno e la cui produzione diminuisce proporzionalmente al crescere della luminosità.
Ciò implica che le persone con problemi legati alla produzione di melatonina soffrono frequentemente di disturbi del sonno, come l’insonnia.
Tali alterazioni dei ritmi circadiani non sono particolarmente positive per lo stato di salute, poiché alterano direttamente il funzionamento del nostro metabolismo.

 Come il consumo di melatonina influisce sull’obesità

 Un team di ricercatori ha scoperto che la produzione di melatonina può risultare direttamente correlata all’aumento ponderale. Per condurre la ricerca al riguardo, i ricercatori hanno selezionato un gruppo di roditori obesi ai quali è stata regolarmente somministrata una quantità di melatonina. I risultati ottenuti hanno evidenziato una migliorata attività termogenica dell’organismo, una neutralizzazione nell’aumento della massa di tessuto adiposo bruno, così come una riduzione della massa pericolosa di tessuto adiposo bianco.

Il ruolo della melatonina nel calo ponderale

Tale ricerca ha dimostrato che la melatonina detiene la capacità di regolare l’obesità negli animali, semplicemente regolando la quantità dell’ormone delle tenebre presente nell’organismo. In pratica, senza dover intervenire sull’assunzione alimentare o sull’attività fisica del paziente.

 L’importanza del sonno ristoratore

 Dormire serenamente è un segnale che denota la buona salute dell’organismo. Il corpo non solo recupera energia, ma si prepara a esercitare le funzioni elementari.

Le persone che presentano una minore produzione di melatonina durante le ore notturne non solo non riescono a riposare serenamente, ma sono anche più inclini all’accumulo dei grassi corporei.
Le recenti scoperte sul ruolo della melatonina nell’obesità fanno ben sperare nella lotta contro l’eccesso di aumento ponderale. Quest’ormone potrebbe diventare uno strumento molto utile per risolvere uno dei principali problemi di salute a livello mondiale. Di fatto, l’obesità esercita un impatto terribile sul nostro stato di salute, provocando fino a 3 milioni di decessi l’anno.

Gen 23, 2020

Il ricorso agli antiossidanti nei pazienti oncologici è efficace?

antiossidanti nei pazienti oncologici

Il ricorso agli antiossidanti nei pazienti oncologici è oggetto di numerose controversie. I medici specialisti non concordano tra loro sull’utilizzo di tali molecole. In questa disamina cercheremo di essere i più oggettivi possibili, poiché si tratta di un argomento che non può essere preso alla leggera. I dati che riportiamo sono i risultati di recenti studi sull’utilizzo di antiossidanti in relazione alla terapia oncologica.

 Che cosa sono gli antiossidanti e qual è il loro contributo

Gli antiossidanti sono composti chimici che neutralizzano i radicali liberi. Gli antiossidanti possono essere endogeni, in altre parole prodotti dall’organismo stesso. Oppure, possono essere esogeni, ovvero ottenuti dal tipo di cibo consumato regolarmente o provenienti dall’assunzione d’integratori alimentari.

Occorre precisare che i radicali liberi sono sostanze che possono danneggiare sensibilmente la nostra salute. Ecco perché bloccarli e neutralizzarli è considerato così importante per la prevenzione di alcune malattie come le patologie oncologiche. Questa ipotesi si basa sul principio dello stress ossidativo relativo allo sviluppo delle patologie tumorali. Un argomento che continua a generare alcune opinioni contrastanti tra i medici specialisti.

vitamina C e betacaroteni

Gli antiossidanti possono arrestare il cancro?

In conformità a dati strettamente scientifici, l’utilizzo di antiossidanti può addirittura aumentare il rischio di contrarre una patologia tumorale. Una ricerca in tal senso effettuata su cavie ha evidenziato che gli antiossidanti hanno accelerato la progressione dei tumori polmonari primari. Tuttavia, tale ricerca, non ha fornito indicazioni significative sull’utilizzo di antiossidanti e sulla progressione di altri tipi di tumori.

Altri studi osservazionali analitici e anche studi caso-controllo per stabilire se l’utilizzo di integratori alimentari antiossidanti riduce il rischio di insorgenza di tumori nelle persone non hanno chiarito significativamente la questione. I risultati ottenuti sono contrastanti e privi dei bias che possono influenzare i dati raccolti in questi studi.

In sintesi, è importante considerare con assoluta cautela le informazioni ottenute da qualsiasi studio a mascheramento singolo o su animali. A tale proposito, gli specialisti si affidano maggiormente a studi controllati randomizzati i cui bias limitanti sono molto inferiori rispetto a quelli citati in precedenza. Finora, sono stati condotti pochi studi specifici di questo genere i cui risultati hanno rilevato un aumento dell’incidenza dei tumori polmonari o nessun beneficio/danno associato al consumo di antiossidanti nei pazienti affetti da patologie tumorali. L’unica evidenza ottenuta a favore degli antiossidanti è stata l’utilizzo di vitamina C e betacaroteni che si sono rivelati in grado di ridurre l’incidenza dei tumori cutanei femminili.

Apr 20, 2019

Vitamina B, il nutriente essenziale per contrastare la progressione del morbo di Alzheimer

Vitamina B, il nutriente essenziale per contrastare la progressione del morbo di Alzheimer

Una ricerca effettuata dall’Università di Oxford stabilisce che le vitamine del gruppo B possono contrastare la progressione del morbo di Alzheimer. Una scoperta che infonde grandi aspettative nei pazienti il cui deficit cognitivo potrebbe subire un rallentamento. Tale risultanza è l’ultima frontiera relativa alla lotta contro questa malattia di natura neurodegenerativa.

 L’importanza della vitamina B nella lotta contro il morbo di Alzheimer

 Il Nuffield Department of Clinical Neurosciences dell’università di Oxford è stato incaricato di valutare il ruolo delle vitamine del gruppo B nei pazienti affetti dal morbo di Alzheimer. Il trial clinico è stato condotto su 156 persone con lievi alterazioni cognitive e a elevato rischio di demenza. I risultati esplicitati sono stati molto incoraggianti. La vitamina B ha determinato una diminuzione dell’atrofia cerebrale riducendo la concentrazione di omocisteina. Ovvero, è risultato un fattore decisivo nel rallentare il deterioramento cognitivo causato dal morbo di Alzheimer.

 Per contro, i ricercatori hanno inoltre eseguito ulteriori test neurologici che hanno evidenziato quanto sia importante l’assunzione d’integratori vitaminici del gruppo B al fine di contrastare l’atrofia in determinate regioni del cervello.

 Che cos’è l’omocisteina?

Si tratta di un aminoacido o composto chimico prodotto dal nostro organismo. Elevati livelli di omocisteina sono correlati direttamente alla sintomatologia del morbo di Alzheimer e a un aumentato rischio d’insorgenza di malattie cardiovascolari come aterosclerosi, ictus e infarto del miocardio. Il motivo principale della presenza di concentrazioni elevate di omocisteina è strettamente associato alla carenza di vitamina B e di acido folico nell’organismo.

Com’è possibile migliorare la nostra salute in tal senso? Grazie agli integratori alimentari e a una dieta basata sull’assunzione di:

Cereali integrali.
Lenticchie.
Riso integrale.
Banane.
Pollo.
Fegato di vitello o di suino.
Prodotti lattiero-caseari.
Asparagi.
Sardine.
Salmone.
Molluschi.

vitamina B nella lotta contro il morbo di Alzheimer

Il modo migliore per preservare la nostra attività cerebrale è consumare vitamine del gruppo B, come le vitamine B6, B9 e B12. Con questa nuova scoperta i ricercatori hanno capito com’è possibile rallentare l’atrofia cerebrale.

 Si tratta di una protezione naturale che permette di ritardare l’invecchiamento neuronale. Tuttavia, è importante non superare le dosi di vitamina raccomandate per evitare altri fattori di rischio collaterali.

In definitiva, le persone che presentano bassi livelli di vitamina B12 o folati sono particolarmente a rischio di sviluppare in futuro il morbo di Alzheimer. Una svolta nella lotta contro la demenza senile.

 Per monitorare lo stato del nostro sistema neurologico tramite la chinesiologia può essere di aiuto il kit dei filtri per le patologie cerebrali e del sistema nervoso, comprensivo del test sul morbo di Alzheimer.

 Se si desidera testare una possibile carenza del complesso vitaminico B, può essere utile utilizzare anche il kit di test delle vitamine.

Dic 26, 2018

Perché gli integratori a base di vitamina B12 contengono cianuro?

integratori a base di vitamina B12

All’insaputa della maggioranza dei consumatori, il cianuro si trova in una vasta gamma di vitamine e alimenti sotto forma di cianocobalamina.
Fortunatamente, ha un potenziale di dannosità estremamente basso poiché il cianuro è organicamente legato alla cobalamina (vitamina B12), che contribuisce a eliminarlo dall’organismo. Tuttavia, tale molecola si eliminerà in modo adeguato, a condizione che, l’organismo sia in buona salute e fisiologicamente risponda in maniera ottimale e che la persona non sia esposta in modo significativo al cianuro o a composti xenobiotici correlati.

La cianocobalamina si rinviene nel 99% delle vitamine contenenti B12 presenti sul mercato, poiché è relativamente economica (estratta dai fanghi di depurazione attivi o prodotta mediante sintesi chimica totale) e stabile (non deperibile).
Nonostante la sua ampia diffusione, non è la forma ideale di assunzione di vitamina B12, poiché il cianuro deve essere eliminato dalla cobalamina prima che possa svolgere le sue indispensabili funzioni biologiche nell’organismo. Sebbene siano in corso molte ricerche sul valore potenziale della vitamina B12 associata al cianuro, essa può potenzialmente causare problematiche ed eventuali danni.

Di fatto, quando una persona soffre di avvelenamento da cianuro, come a volte accade dopo l’inalazione di fumi o vapori contenenti tale sostanza e viene dunque sottoposta a terapia, che sostanza gli viene somministrata? L’Idrossicobalamina è sostanzialmente una forma naturale della vitamina b12 la quale legandosi con facilità al cianuro si trasforma in cianocobalamina (rendendolo dunque depurabile e idoneo a essere eliminato). Tale sostanza è poi rapidamente espulsa dall’organismo attraverso i polmoni e i reni.

Vitamina B12

Le persone con un carico corporeo maggiore o una maggiore esposizione al cianuro, come i fumatori, hanno meno probabilità di essere effettivamente in grado di depurare il cianuro in eccesso che assumono tramite la propria dieta o tramite gli integratori, rendendo i livelli solo apparentemente benefici riscontrati in alcune vitamine e alimenti un problema reale.

In realtà, questa non è la prima volta che emerge la possibile tossicità della cianocobalamina. Già nel 1992 è stato pubblicato un rapporto della Royal Society of Medicine degli Stati Uniti, in cui si sostiene la tesi della sospensione di questa sostanza dall’utilizzo negli integratori vitaminici. Un ulteriore ricerca pubblicata nel 1997 sulla rivista Blood, ha dimostrato che la cianocobalamina “antagonizza la vitamina B12 in vitro e causa la morte cellulare per carenza di metionina“.
Il cianuro in forma non vitaminica, ovviamente, è estremamente tossico. È interessante notare che la cianocobalamina è classificata come un pericoloso inquinante ambientale (se disperso in atmosfera) noto per causare gravi problemi di salute.

Un approccio completamente diverso per mantenere livelli adeguati di vitamina B12 è il sostegno al microbiota intestinale, tali batteri benefici infatti, sono responsabili della produzione di questa indispensabile vitamina. Ad esempio, il Lactobacillus reuteri è stato studiato per le sue proprietà generatrici di vitamina B12. Altre risorse alimentari utilizzabili come fonte di B12 bio-disponibile sono i funghi bianchi (champignon)la spirulina e la clorella.

 La forma biochimica ideale della vitamina B12 come integratore è rappresentato dalla metilcobalamina, che, sebbene più costosa, è in grado di essere assorbita molto bene a livello sublinguale diventando prontamente disponibile dalle cellule sotto forma di metile.
Si deve inoltre rilevare che la categoria di farmaci noti come inibitori della pompa protonica (bloccanti del reflusso gastro-esofageo) impediscono l’assorbimento della vitamina B12 così come gli alimenti cucinati nel microonde subiscono l’inattivazione di tale vitamina.

 Infine, occorre tener presente che se durante l’esecuzione del nostro test delle vitamine, osserviamo una carenza di vitamina B12, dobbiamo valutare se il problema deriva dal tipo di dieta (dieta ipo-proteica) del paziente o eseguire un test dell’apparato digestivo per valutare la possibilità di un eventuale problema a carico delle mucose, infezioni latenti, metalli pesanti o qualsiasi altra causa che ne abbia ridotto la capacità di assorbimento.

 

Dic 13, 2018

13 Proprietà terapeutiche basate su prove scientifiche dell’olio di cocco

olio di cocco

 

Nonostante l’olio di cocco abbia sofferto di un certo disconoscimento a causa di alcune interpretazioni non veritiere negli ultimi anni, di rado riceve il riconoscimento che realmente merita. Non solo è un grasso saturo “buono” ma è anche un eccezionale agente terapeutico con molteplici e utili impieghi per la salute.

Tra gli esempi di come questo grasso saturo “buono” agisce in modo salutare sull’organismo, citiamo:

  • Brucia i grassi: Paradossale, vero? Un grasso saturo che può accelerare la riduzione del grasso presente nella zona addominale. Per confermare tale effetto esistono attualmente due studi scientifici comprovati i quali dimostrano che solamente due cucchiai il giorno (30 ml), sia negli uomini sia nelle donne, sono in grado di ridurre la massa grassa addominale in un intervallo di tempo che varia da 1 e 3 mesi.
  • Potenziamento cerebrale: Una ricerca pubblicata nel 2006 sulla rivista Neurobiology of Aging ha dimostrato che la somministrazione di trigliceridi a catena media (che si trovano più frequentemente nell’olio di cocco) in 20 soggetti affetti dal morbo di Alzheimer o da lieve deterioramento cognitivo ha portato a un aumento significativo dei corpi chetonici (ad appena 90 minuti dal momento del trattamento) associabili a un miglioramento cognitivo quantitativamente misurabile in soggetti affetti da disfunzione cognitiva non severa.
  • Elimina la pediculosi: In combinazione con spray di anice, l’olio di cocco è più efficace come trattamento dell’insetticida permetrina.
  • Guarisce le ferite: Il cocco è stato utilizzato da tempo immemore per accelerare la guarigione delle ferite. Tre dei meccanismi individuati alla base di questi effetti curativi, sono la capacità di accelerare la ri-epitelizzazione, migliorare l’attività degli enzimi antiossidanti e stimolare l’ulteriore reticolazione del collagene all’interno del tessuto da riparare.
    L’olio di cocco inoltre ha dimostrato di operare sinergicamente con trattamenti tradizionali, ad esempio la sulfadizina argentica, velocizzando il recupero dalle ferite causate da ustioni.
  • Alternativa ai FANS: I farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) sono farmaci impiegati per trattare sia il dolore sia l’infiammazione.
    Tuttavia, è stato dimostrato che l’olio di cocco possiede proprietà antinfiammatorie, analgesiche e antipiretiche, il che lo rende un’alternativa valida ai farmaci convenzionali.
  • Attività anti-ulcerosa: È interessante notare che il latte di cocco (che include componenti dell’olio di cocco) ha dimostrato di essere altrettanto efficace del classico sucralfato (complesso anti-ulceroso).
  • Proprietà terapeutiche basate su prove scientifiche dell'olio di cocco
  • Anti-micotico: nel 2004, 52 ceppi di Candida sono stati isolati ed esposti all’olio di cocco. Nelle risultanze è stato osservato che la specie più nota, la Candida albicans, presenta la suscettibilità maggiore a tale esposizione.
    I ricercatori hanno raccomandato l’olio di cocco per affrontare il trattamento delle infezioni fungine in considerazione della particolare resistenza di alcune specie di Candida che risultano essere meno sensibili ad altri farmaci antimicotici.
  • Aumento del testosterone: è stato dimostrato che l’olio di cocco riduce lo stress ossidativo a livello testicolare, con conseguente aumento significativo dei livelli di testosterone.
  • Riduzione del gonfiore della prostata: è stato dimostrato che l’olio di cocco riduce l’ipertrofia prostatica benigna indotta dal testosterone.
  • Miglioramento del livello di lipidi nel sangue: L’olio di cocco ottimizza costantemente il rapporto LDL/HDL nel sangue di chi lo utilizza. A tale proposito, l’olio di cocco non deve essere considerato come “un grasso saturo che ostruisce le arterie”.
  • Assorbimento di sostanze nutritive liposolubili: Recentemente è stato dimostrato che l’olio di cocco è più efficace dell’olio di cartamo nel migliorare l’assorbimento dei carotenoidi presenti nel pomodoro.
  • Benessere osseo: È stato dimostrato che l’olio di cocco riduce lo stress ossidativo intra-osseo, prevenendo danni strutturali a carico dell’osso osteoporotico.
  • Filtro solare: L’olio di cocco neutralizza i raggi UV fino al 30%

Naturalmente, quando parliamo di olio di cocco, ci riferiamo solo a una componente dell’incredibile palma da cocco. Ad ogni modo, ogni componente, comprese la fibra del guscio di coccola proteina e l’acqua di cocco, hanno applicazioni terapeutiche attualmente confermate solamente da riscontri empirici.

 

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Ago 1, 2018

Quattro tessuti organici che possono essere rigenerati mediante la nutrizione

tessuti organici

Rigenerazione del sistema nervoso:

Possiamo reperire un’ampia gamma di composti naturali con effetti rigeneranti sul sistema nervoso.

Una ricerca del 2010 pubblicata sulla rivista Rejuvenation Research ha evidenziato che la combinazione di mirtillo rosso, tè verde e carnosina ha effetti neurogenici (cioè promuove la rigenerazione neuronale), inoltre ha effetti rigenerativi delle cellule staminali in caso di malattie neuro-degenerative. Altre sostanze neurogeniche studiate con esiti positivi sono:

Curcumina

Apigenina (flavone presente in verdure come il sedano)

Mirtillo rosso

Ginseng

Ginkgo Biloba

Salvia rossa

Resveratrolo

Pappa Reale

L- Teanina (aminoacido presente solo nel tè verde)

Ashwagandha

Caffè (per la presenza dell’alcaloide trigonellina)

Ci sono altri tipi di sostanze che risanano il sistema nervoso, i cosiddetti composti rimielinizzanti, che stimolano la riparazione del rivestimento protettivo intorno all’assone dei neuroni noto come mielina i quali sono spesso danneggiati in lesioni neurologiche e/o disfunzioni, soprattutto a causa di malattie auto-immuni e vaccini. Alcune delle sostanze studiate che hanno dato risultati positivi sono state:

Berberina

Acidi grassi polinsaturi EPA

Melatonina

L-Arginina

Inoltre le ricerche hanno dimostrato come la musica, l’innamorarsi o attività come il tai chi possano stimolare la neurogenesi, la rigenerazione e/o la riparazione dei neuroni, indicando che la medicina rigenerativa non richiede necessariamente l’ingestione di sostanze, ma può anche essere utilizzata un’ampia gamma di azioni terapeutiche per migliorare la salute e il benessere.

Rigenerazione delle cellule miocardiche:

In passato si credeva che il tessuto cardiaco non fosse in grado di rigenerarsi. Una nuova branca di ricerca sperimentale ma in rapida espansione indica che questo non corrisponde al vero e che esiste una classe di composti rigeneranti del tessuto miocardico noti come sostanze neocardiogeniche. Le sostanze neocardiogeniche sono in grado di stimolare la formazione di cellule progenitrici cardiache in grado di differenziarsi in tessuto cardiaco sano e comprendono le seguenti:

Resveratrolo

Ginseng siberiano (Eleuterococco)

Estratto di vino rosso

Geum Japonicum

N-acetilcisteina

Rigenerazione epatica

Rigenerazione epatica:

Le ricerche effettuate hanno dimostrato che la glicirrizina, un composto che si trova nella liquirizia, stimola la rigenerazione della massa e della funzione del fegato. 

Altre sostanze studiate come rigeneranti del fegato includono:

Carvacrolo (composto volatile dell’origano)

Curcumina

Rooibos

Vitamina E

 

Rigenerazione ormonale:

Esistono composti noti come secretagoghi, tali composti aumentano la capacità delle ghiandole endocrine di secernere più ormoni, inoltre vi è la presenza di sostanze che rigenerano effettivamente gli ormoni che sono stati degradati.

Una di queste sostanze è la vitamina C, che, grazie al suo potere elettron-donatore, è in grado di fornire gli elettroni mancanti per rigenerare la funzione ormonale. Secondo alcune ricerche, è in grado di rigenerare la forma e la funzione dell’estradiolo (estrogeno, E2), del progesterone e del testosterone. La vitamina C può costituire un eccellente integratore nella terapia ormonale sostitutiva.

Mag 16, 2018

L’importanza dei bifidobatteri in relazione alla salute a lungo termine dell’organismo

bifidobatteri

Una parte importante della ricerca medica è attualmente focalizzata sullo studio della microflora intestinale (o microbioma) che alberga nel tratto digestivo umano.

Questi trilioni di microrganismi contribuiscono a regolare il nostro sistema immunitario, endocrino, digestivo e metabolico.

I ricercatori hanno costatato che il microbioma intestinale è strettamente correlato al benessere psicologico, alla salute cardiovascolare e alla capacità di contrastare le malattie.

La ricerca ha inoltre dimostrato che il ripristino dell’equilibrio ottimale della flora intestinale può contribuire a migliorare la salute dell’organismo a lungo termine.

Tra i batteri più importanti e benefici del microbioma intestinale si annoverano quelli appartenenti al genere dei bifidobatteri.

 I bifidobatteri apportano ampi benefici alla salute dell’organismo: contrastano le allergie, gli elevati livelli di colesterolo, le malattie respiratorie, lo stress e gli stati ansiosi.

 In età infantile, il nostro organismo presenta un numero elevato di bifidobatteri. I livelli dei bifidobatteri diminuiscono con l’avanzare dell’età, l’alimentazione non corretta, l’utilizzo di antibiotici e altri agenti esterni.

Approssimativamente, la percentuale di bifidobatteri salutari presenti nel microbiota dell’intestino umano durante l’età infantile è del 60%.

In età adulta, i numero di bifidobatteri diminuisce attestandosi a una percentuale che varia dal 30% al 40%, in età matura la percentuale scende a circa il 10%, e diminuisce ulteriormente a meno del 5% in età senile.

fibra prebiotica

Per favorire il ripristino di livelli salutari dei bifidobatteri, i ricercatori hanno studiato una fibra prebiotica chiamata xilo-oligosaccaride (XOS), derivante da tutoli di mais non transgenici.

Lo xilo-oligosaccaride fornisce un ambiente naturale ideale per la proliferazione dei batteri salutari che si trovano nel tratto gastro-intestinale.

Nelle ricerche condotte, si è riscontrato che lo xilo-oligosaccaride contribuisce a ripristinare la salubrità intestinale e a favorire la proliferazione di bifidobatteri in soli 14 giorni, senza per questo favorire la proliferazione di altri batteri dannosi.

Questo prebiotico si è dimostrato efficace anche in quantità relativamente piccole.

La presenza di una minore quantità di bifidobatteri comporta, di fatto, una maggiore proliferazione di batteri pericolosi e nocivi per la salute, per tale ragione è importante mantenere un numero adeguato di batteri benefici nel nostro organismo.

Per crescere e moltiplicarsi, i bifidobatteri devono ricevere il nutrimento appropriato. Tuttavia, la dieta alimentare di molte persone è notoriamente carente di fibra, principale fonte alimentare dei bifidobatteri.

Il termine prebiotico può essere sconosciuto ad alcune persone, ma in sostanza, i prebiotici sono conosciuti e disponibili da diversi anni anche se noti come fibra solubile.

Per ottenere un aumento significativo dei bifidobatteri, si dovrebbe ingerire una dose elevata di fibra solubile.

Secondo l’esito di una ricerca, è stato necessario ingerire da 10 a 20 grammi di FOS (frutto-oligosaccaridi), un determinato tipo di fibra solubile, per ottenere un aumento significativo dei bifidobatteri.

In alcune persone, alte dosi d’integratori a base di fibre possono causare eccessiva flatulenza, gonfiore e crampi intestinali.

Tuttavia, recenti ricerche hanno dimostrato che lo xilo-oligosaccaride contribuisce ad aumentare in misura significativa e sicura i livelli di bifidobatteri benefici.

Con l’aiuto del Kit per il test basico possiamo verificare se mancano o abbiamo troppi batteri intestinali di un determinato tipo.

 

 

Dic 5, 2017

5 nutrienti per raffreddore e influenza

raffreddore e influenza

Il modo più efficace di proteggersi dai comuni raffreddori e dall’influenza consiste nel rafforzare il nostro sistema immunologico. È stato dimostrato che molti nutrienti potenziano notevolmente il sistema immunitario, migliorando e curando raffreddore e influenza. Di seguito ve ne consigliamo alcuni.

Vitamina D
La ricerca ha mostrato che l’ottimizzazione dei livelli di vitamina D rappresenta una delle migliori strategie per mantenersi in salute ed evitare i comuni raffreddori, l’influenza e altri virus stagionali. Tramite una catena di reazioni chimiche, la vitamina D aumenta la produzione di una sostanza chiamata catelicidina nelle cellule del sistema immune, come le cellule killer naturali (NK), neutrofili e monociti, che attaccano i patogeni invasori.

 Vitamina C
La vitamina C è particolarmente abbondante nei globuli bianchi. I globuli bianchi attirano invasori estranei, per poi distruggerli con enzimi e radicali liberi. La vitamina C protegge i globuli bianchi dai danni durante tale processo. E aumenta la produzione e la funzione di altri componenti del sistema immune, incluse le cellule killer naturali e l’interferone (un messaggero biochimico che promuove l’attività antivirale).

La vitamina C non viene prodotta dal corpo, quindi deve essere ottenuta con altri mezzi. Un modo consiste nel mangiare più delle cinque porzioni di frutta e verdura raccomandate quotidianamente. Poiché è poco probabile che la maggior parte delle persone consumino sufficiente vitamina C nella loro dieta, si raccomanda di assumere un integratore, in particolare nei momenti in cui si è colpiti da raffreddore o influenza.

Lievito di birra
Si tratta di uno dei lieviti più studiati e viene utilizzato da secoli per preparare pane, birra e vino. Il lievito di birra aumenta di quattro volte l’attività delle cellule killer naturali (NK). Questa maggiore efficacia consente al sistema immunitario di funzionare a livelli superiori con meno cellule NK, evitando al corpo lo stress e il dispendio energetico di doverne produrre di più.

Glutatione, broccoli

Glutatione
Il glutatione è un composto presente in ogni singola cellula del nostro organismo ed è indispensabile per la vita stessa. Se ciascuno di noi possedesse un “misuratore di glutatione” all’interno del corpo, simile al misuratore di benzina di un’automobile, occorrerebbe mantenerlo sempre il più pieno possibile per ottenere una funzione immunologica ottimale e un invecchiamento salutare.

Tutti i gruppi alimentari contengono glutatione, ma le fonti più ricche sono le verdure crucifere, come i cavolini di Bruxelles, il cavolfiore, i broccoli, il cavolo, il cavolo cappuccio, il crescione, ecc.

 Propoli
Il propoli è la resina marrone, cerosa e appiccicosa che le api raccolgono dai germogli degli alberi essudati, che vanta incredibili proprietà antisettiche, antibatteriche, antimicotiche, antivirali, antinfiammatorie e antipiretiche (antifebbrili), il che lo rende un ottimo alleato contro i virus.

Nov 3, 2017

7 principi nutritivi che regolano lo zucchero nel sangue e migliorano la funzionalità del pancreas.

Ecco alcuni suggerimenti che aiutano a equilibrare i livelli di zucchero nel sangue, favorendo la corretta funzionalità dell’insulina nel pancreas.

Cannella

Cannella. La cannella, un estratto della corteccia di un piccolo albero tipico del sud-est asiatico, viene utilizzata da millenni nella medicina tradizionale cinese. La ricerca preliminare ha dimostrato che assumere almeno un grammo di cannella al giorno può aiutare a mantenere normali i livelli di glucosio nel sangue. La ricerca a livello cellulare indica che la cannella contiene un polifenolo (antiossidante vegetale) in grado di agevolare l’attivazione dei ricettori dell’insulina nelle cellule, in modo tale che il glucosio possa penetrare al loro interno.

Cromo. Il cromo è fondamentale per mantenere normali i livelli di zucchero nel sangue. È necessario per il normale metabolismo di grassi e carboidrati. Il cromo svolge un ruolo importante nel fattore di tolleranza del glucosio, migliorando pertanto la sensibilità nei confronti dell’insulina.

Solfato di vanadio I ricercatori dell’Università di British Columbia, a Vancouver, hanno dimostrato che la somministrazione orale del solfato di vanadio aiuta a mantenere livelli sani di trigliceridi e colesterolo, nonché adeguati livelli di glucosio nel sangue.

Gymnema Sylvestre In India l’erba Gymnema Sylvestre è stata utilizzata per centinaia di anni dalla medicina Ayurveda. Aiuta a equilibrare i livelli di zucchero nel sangue e supporta la funzione delle cellule produttrici di insulina del pancreas.

Ginseng. La ricerca suggerisce che l’assunzione del ginseng può aiutare a migliorare l’umore e il rendimento psicofisico, oltre che a ridurre i livelli di zucchero del sangue a digiuno.

Ginseng

Niacinamide Alcuni anni fa i ricercatori hanno scoperto che la nicotinamide (la forma di niacina [vitamina B3] più solubile in acqua) poteva ripristinare le cellule beta del pancreas, o perlomeno rallentarne la distruzione. La niacinamide è disponibile e solitamente viene considerata molto sicura. Si distingue dalla niacina poiché non provoca rossore o dilatazione dei vasi sanguigni.

Luce del sole: I bassi livelli di vitamina D nel corpo sono stati associati ad alterazioni nella tolleranza al glucosio. La luce solare aiuta a trasformare un composto chiamato squalene, naturalmente presente nella pelle, in vitamina D3. Fare una passeggiata quotidiana nel parco affinché il sole possa fare effetto sulla nostra pelle contribuirà pertanto a migliorare i livelli di glucosio nel sangue.

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