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I catalizzatori cellulari

Si tratta di elementi che intervengono nelle reazioni cellulari accelerando i vari processi che avvengono all’interno della cellula: degradazione dei prodotti per la loro trasformazione in energia (ciclo di krebs), disintossicazione cellulare, respirazione mitocondriale, trasmissione di impulsi, sintesi e movimento delle proteine. Si può insomma dire che è possibile influire su tutti i processi sostanzialmente funzionali della chimica e della biologia molecolare.

Se tali catalizzatori non funzionano correttamente, si verifica uno stress ossidante e non è possibile controllare e ridurre i prodotti derivanti dall’ossidazione cellulare (radicali liberi). Ciò può provocare danni irreparabili nella cellula e nel suo DNA.

Lo stress ossidante è coinvolto in parecchie patologie, quali l’aterosclerosi, il morbo di Parkinson, la Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA), la sensibilità chimica multipla, la periodontite, il morbo di Alzheimer e l’invecchiamento.

Parlano di lesione cellulare, affinché il danno cellulare si manifesti devono prima essere verificate le lesioni enzimatiche e chimiche, ovvero si dovrà previamente alterare il metabolismo biochimico e in particolare un sistema biochimico basico delle cellule, prima del danno cellulare. Effettivamente il primo fattore che compare quando si verifica una lesione del ciclo di Krebs per una di queste cause è l’alterazione funzionale, dunque se ci troviamo dinnanzi a un paziente che presenta una patologia funzionale abbiamo tutto il diritto di pensare che sicuramente ci saranno alterazioni alle funzioni enzimatiche e catalitiche che possono indurre o favorire tale tipo di alterazioni.

L’organismo cerca di compensare gli squilibri e quando si verifica un malfunzionamento alle vie aerobiche, il copro cerca di utilizzare le vie anaerobiche. Come ad esempio avviene nel caso dell’encefalopatia ipossico-ischemica, nella quale la via anaerobica non soltanto è meno efficiente per quanto riguarda la produzione di energia, ma è anche tossica e genera un accumulo di cataboliti, produce acidificazione del sistema e disfunzioni alla cellula. Il persistere della tendenza al blocco del ciclo di Krebs potrebbe provocare danni e regressioni alla struttura cellulare.

Test

Per verificare questo tipo di squilibri responsabili di molte anomalie metaboliche e patologie degenerative è possibile utilizzare un kit di catalizzatori intermedi, con fiale quali:

Glyoxal: un aldeide che rappresenta le molecole coloranti organiche. Ha un effetto catalizzatore, sbloccando i sistemi enzimatici danneggiati, in particolare a livello della catena respiratoria. Si tratta di un rimedio per patologie gravi, che mostrano una tendenza degenerativa.

Trichinoyl: costituito da una struttura fenolica che vanta sei gruppi carbonilici attivi efficienti in qualità di datori di elettroni. Ne deriva che la tricina è importantissima per prevenire la degenerazione e la neoplasia.

La terapia può essere sviluppata mediante l’omeopatia. La società tedesca Heel elabora prodotti che attivano enzimi quali il Coenzyme compositum, Ubichinon compositum o il Glyoxal, compositum de Heel.

 

Ángel Salazar Magaña (angelsalamag@gmail.com)

Kinepharma.

 

L’osteoporosi e il suo trattamento in kinesiologia

L’osteoporosi è un problema che interessa le ossa a seguito della loro decalcificazione. La prima fase si chiama osteopenia ed è quella in cui si verifica una riduzione della densità della massa ossea che, se non corretta, darà poi luogo all’osteoporosi, caratterizzata da una fragilità e da una debolezza estrema delle ossa, che in molti casi provoca la frattura delle medesime.

L’osteoporosi predilige le donne, che secondo le statistiche hanno quattro volte in più di probabilità di soffrirne rispetto agli uomini, ma esistono altri gruppi di soggetti a rischio:

  • Persone anziane: più l’età è avanzata, maggiori sono le probabilità di soffrirne.
  • Le persone di discendenza caucasica e asiatica sono più inclini a questa patologia.
  • Le persone con precedenti familiari presentano un rischio più elevato rispetto alle persone senza precedenti.
  • Le persone magre o di bassa statura presentano rischi maggiori.
  • Le donne in fase di menopausa con bassi livelli di estrogeni.
  • Gli uomini di una certa età con un ridotto livello di testosterone.
  • Le persone che presentano un eccesso di ormoni della tiroide (ipertiroidismo)  
  • Le persone che presentano alterazioni alle paratiroidi e alle ghiandole surrenali.
  • Le persone che presentano scarsi livelli di calcio e vitamina D, che comportano una riduzione della densità ossea.
  • Le persone affette da anoressia.
  • Le persone che svolgono scarsa attività fisica.
  • Le persone che consumano abitualmente alcol, che può interferire con la capacità di assorbimento di calcio del corpo.
  • Le persone che fumano.

Cause

Sostanzialmente le cause di questa patologia risiedono negli squilibri ormonali e nell’eccesso di acidificazione nell’organismo a seguito di una dieta non equilibrata, con un eccesso di alimenti acidificanti o di idrati di carbonio a elevato indice glicemico.

In caso di acidificazione, l’organismo deve riequilibrare l’eccesso di acido nel sangue con le seguenti modalità:

  • Conserva gli acidi e li stocca nei tessuti e nelle articolazioni in attesa di un maggiore apporto alcalino.
  • Attinge alle riserve alcaline per ottenere elementi minerali fondamentali quali calcio, potassio e magnesio, che ottiene da ossa, denti, pelle.

Test e trattamento

È possibile utilizzare la fiala di osso per effettuare un test di organi, ma esiste anche una fiala specifica per osteoporosi utile nella conferma della diagnosi. Sebbene i sintomi siano molto evidenti nella persona, le articolazioni sono soggette a degenerazione, la pelle è più secca del normale, si presenta un maggior numero di infezioni e si sente freddo anche in estate.

Ciò può essere confermato anche nelle prime fasi in cui la diagnosi non è così chiara utilizzando la fiala per l’acidità, verificando se ci sia bisogno di calcio e di altri elementi minerali fondamentali quali potassio, magnesio e vitamina D.

Se il problema è causato da uno squilibrio ormonale per quanto riguarda estrogeni e progesterone, o da una disfunzione alle ghiandole paratiroidi o surrenali, è necessario individuarlo con il test dell´apparato endocrino, dal momento che il calcio non sarà assorbito in maniera corretta. In tal caso si raccomanda la fitoterapia, che può aiutare a correggere lo squilibrio.

È importante praticare attività fisica, seguire una dieta alcalina ricca di verdure, preferibilmente in insalata, alimenti poco cotti in generale, bere molta acqua e assumere poche proteine e prodotti che intossicano l’organismo, quali alcol, tabacco o caffè.

Gli alimenti maggiormente consigliati sono frutta e verdura, in particolare germe di grano, mandorle, noci, verdura a foglia verde scuro, alghe marine, erba medica, lievito di birra, polline, germi di soia e soia fresca, formaggi, tofu (evita la decalcificazione delle ossa), ginseng (questa radice rafforza il sistema immunitario evitando il deterioramento di ossa e denti), legumi, succo di limone e di arancia.

Ángel Salazar Magaña (angelsalamag@gmail.com)

Kinepharma

Trattamento delle ferite con gli oli essenziali

Quasi tutti gli oli essenziali sono antisettici e dunque estremamente validi per la pulizia e il trattamento delle ferite, ma alcuni svolgono questo compito in maniera decisamente notevole. Alcuni stimolano anche la rigenerazione dei tessuti e leniscono il dolore. La combinazione di queste proprietà in un unico olio lo rende ideale nel trattamento delle ferite.

Un’altra proprietà fondamentale a tale scopo è che l’olio non danneggi né irriti l’area esposta. Alcuni oli antisettici più potenti sono più indicati per la pulizia dell’area in questione o per la nebulizzazione piuttosto che per l’applicazione diretta sulla ferita.

Tali caratteristiche fanno sì che la scelta ricada su un ridotto numero di oli. Ciò non è tuttavia uno svantaggio, dal momento che qualsiasi olio essenziale è un rigenerante davvero potente. La lavanda è stata utilizzata a tale scopo per migliaia di anni: non a caso il suo nome deriva dal latino “lavare”. Veniva infatti impiegata per il lavaggio delle ferite.

La mirra veniva impiegata n maniera analoga dai greci e l’albero del tè, sebbene sia stato introdotto soltanto relativamente recentemente in Europa, vanta una lunga storia di impiego da parte degli aborigeni australiani.

Trattamento

Innanzitutto è necessario toccare la ferita per la terapia di localizzazione (TL), stabilendo l’AR. Utilizzando un kit di oli essenziali selezioniamo la sostanza (olio essenziale, vegetale, idrolato o estratto) in grado di eliminare l’AR in questione in maniera prioritaria e sufficiente.

L’olio essenziale può essere utilizzato direttamente sulle ferite lievi. Provoca un bruciore immediato che però sparisce velocemente. Il metodo più sicuro che evita di dover toccare la ferita consiste nel versare alcune gocce di prodotto su un cerotto e sistemarlo sulla ferita.

Per le lesioni più grandi è meglio versare alcune gocce di olio essenziale su una garza e usarla per coprire la ferita. In caso di ferite molto grandi è meglio recarsi dal proprio medico. In caso di dubbi, soprattutto se i bordi della ferita necessitano di essere uniti con uno o più punti di sutura, è possibile utilizzare l’olio essenziale come sostanza di primo intervento, ma è bene accompagnare la persona ferita da un medico il prima possibile.

Sono innumerevoli gli oli essenziali ideali per il trattamento delle ferite, tra i quali benzoino, bergamotto, camomilla, eucalipto, ginepro e rosmarino. Solitamente quelli che risultano essere più utili sono la lavanda e l’albero del tè, riservando la mirra per il trattamento delle ferite che impiegano molto tempo a guarire, in particolare in caso di suppurazione.

 

Ángel Salazar Magaña (angelsalamag@gmail.com)

Kinepharma.

Dieta depurativa per compensare gli eccessi di Natale

Come è logico queste feste sono state per tutti noi un po’ “intossicanti” dal punto di vista alimentare: abbiamo mangiato troppo e male. Abbiamo abusato di alcol tabacco, grassi saturi, fritti e zuccheri e abbiamo mangiato troppo per cena, cosa da evitare sempre.

Le nostre cellule e il nostro apparato digerente sono al limite e abbiamo risentito della stitichezza avendo praticamente disidratato il corpo. Ciò dipende sostanzialmente dalla mancanza del consumo di acqua, dall’eccesso di alcol , dalla mancanze di fibre e dai troppo alimenti ricchi di sale, dal momento che la nostra alimentazione è stata sostenzialmente costituita da proteine e idrati di carbonio, molti dei quali a elevato indice glicemico. A lungo andre anche la mancanza di esercizio e l’assunzione di lassativi compromettono la regolazione del transito intestinale mettendo a rischio l’intestino.

Consegunze

La cattiva alimentazione e la stitichezza cronica possono comportare varie patologie gravi. Quando le feci rimangono nel colon per vari giorni, questa zona diventa tossica e tale tossicità si diffonde a tutte le zone del corpo, accumulandosi prevalentemente negli organi più deboli. Ci intossicazione cellulare. Nel torrente sanguigno, queste tossine interferiscono con il rilascio di ossigeno alle cellule e ai tessuti del corpo. Aumentano il danno cellulare e i radicali liberi, che danneggeranno ulteriormente i nostri tessuti.

Si verificano inoltre un’iper-acidificazione del sangue e un sovraccarico per il fegato e i reni, che comportano una riduzione delle difese immunitarie metterndo a rischio la salute.

Trattamento

Si raccomanda di tornare quanto prima alle buone abitudini, sostanzialmente le seguenti:

  • Aumentare il consumo di alimenti ricchi di fibra, in particolare le insalate.
  • Evitare l’eccesso di proteine, assumendo almeno un pasto che ne sia privo.
  • Effettuare una dieta depurativa, almeno due o tre giorni, frutta, verdura e molti liquidi.
  • Evitare gli alimenti ad elevato indice glicemico, il sale, caffè, tabacco, alcol, cioccolato e i grassi saturi.
  • Mangiare semi e cereali integrali non raffinati.
  • Evitare gli alimenti troppo cotti o friti al posto di alimenti “vivi” ovvero crudi o poco cotti.
  • Masticare gli alimenti da 30 a 40 volte.
  • Assumere molti liquidi, in particolare acqua di qualità (da 6 a 10 bicchieri al giorno)
  • Bere acqua 30 minuti prima di ciascun pasto.
  • Fare esercizio o camminare.
  • E soprattutto evitare per quanto possibile i lassativi, per evitare l’effetto rebound.

 

Ángel Salazar Magaña (angelsalamag@gmail.com)

Kinepharma.

 

 

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