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Obesità e alterazione della flora intestinale

Alcuni studi sulle persone sovrappeso hanno dimostrato che nel complesso la loro flora intestinale è caratterizzata da una bassa diversità rispetto a quella di persone con peso nella norma e che tendono a predominare alcuni gruppi di batteri colpevoli soprattutto della metabolizzazione degli idrati di carbonio. Nonostante ciò, l’obesità può essere dovuta da più fattori e il principale è l’infiammazione.

Nel caso di problemi metabolici come il sovrappeso, il diabete o di concentrazioni elevate di grasso nel sangue, la maggior parte delle volte viene identificato un aumento dei marcatori infiammatori nel sangue. Tuttavia, i valori non sono così alti da richiedere una terapia, quindi il fenomeno prende il nome di “infiammazione subclinica”.

Solitamente i batteri producono infiammazioni attraverso una sostanza trasmettitrice non sotto controllo nell’ambiente intestinale. Nel caso di una proliferazione eccessiva di batteri e di un’alimentazione troppo grassa, però, i motivi per cui una determinata infiammazione si propaga nel nostro corpo divengono molteplici, in quanto il grasso viene trattenuto in caso di bisogno.

Può anche verificarsi un effetto diretto alla ghiandola tiroidea: gli agenti infiammatori batterici ostacolano il suo lavoro e diminuiscono la produzione di ormoni tiroidei, rallentando la combustione dei grassi.

Le infiammazioni non vengono provocate solo da batteri, ma anche da disequilibri ormonali, da un eccesso di estrogeni, dalla mancanza di vitamina D o da un’alimentazione troppo ricca di glutine.

Pertanto, nel momento in cui il nostro paziente accusi alcuni disturbi, tra i cui sintomi troviamo l’obesità, la carenza di vitamine e sali minerali e la disfunzione tiroidea, è necessario verificare l’equilibrio della flora intestinale, oltre a modificare la sua dieta. A tal fine, utilizzeremo un kit di marcatori infiammatori e la fiala da disbiosi intestinale.

Ángel Salazar

Kinepharma.

Test per la circolazione cerebrale con la Kinesiologia

Oltre ai test per gli organi e per le ghiandole, possiamo eseguire il test per la circolazione cerebrale. Il cervello riceve il 15% dell’afflusso cardiaco e il 20% del consumo di ossigeno, anche se rappresenta solo il 2% del peso corporeo di un uomo. Il flusso sanguineo che arriva al cervello, è di circa 750 ml il minuto e il 70% di questo giunge dalle arterie carotidee e il 30% da quelle vertebrali.

Infatti, le arterie carotidee comuni portano la maggior quantità di flusso sanguineo alla testa e al collo. Ce ne sono di due tipi: la carotide esterna, che irrora il collo, il viso e la zona esterna della testa, e la carotide interna, che irrora il cervello anteriore, gli occhi, le orbite e i seni.

Un’alterazione della circolazione cerebrale solitamente provoca disturbi alla memoria e alla concentrazione producendo una serie di sintomi, come la perdita dell’udito o della vista, ronzii, capogiri o vertigini, ecc.

Test

Colpiamo l’estremità della clavicola sinistra. Se si verifica un AR (Arm Reflex), ciò indica una scarsa irrorazione cerebrale. Possiamo inoltre utilizzare una fiala di ossigenazione insieme a quella relativa al cervello in un test basico ampliato. Se queste vengono poste sul paziente e si verifica un cambio di informazioni, otterremo la diagnosi.

Una volta scoperta la natura del problema, registriamo l’informazione e ci chiediamo se sia necessario un trattamento di tipo energetico, emotivo, chimico o strutturale, esattamente come in altri test.

  • Nel caso di un trattamento energetico, ci serviremo dell’agopuntura e dell’auricoloterapia.
  • Nel caso in cui il trattamento sia emotivo, proveremo con i fiori di Bach o con qualsiasi altra tecnica emozionale.
  • Nel caso di un trattamento chimico, proveremo con il ginkgo biloba, il biancospino, l’aglio, l’olio di genziana, gli omega 3, gli omega 6, la vitamina E, la colina, la fosfatidilcolina, la fosfatidilserina, la lecitina di soia, la clorella, la curcuma, ecc.
  • Infine, nel caso in cui sia necessario un trattamento strutturale, eseguiremo una visita al cranio e alle vertebre cervicali e in seguito potremo applicare la terapia sacro-craniale.

 

Ángel Salazar

Kinepharma

Test chinesiologico per la carenza di sali minerali e di oligoelementi

Solitamente quando si impiega la chinesiologia olistica in ambito chimico, il metodo più semplice per testare la carenza di sali minerali e di oligoelementi consiste nell’uso di una fiala unica. Si tratta di una fiala composta da Cuprum metalicum 200 DH e cobalto metallico 200 DH. Normalmente il filtro deve essere inserito nell’ombelico del paziente, all’interno di un’anella nera o del risuonatore di frequenze. Se c’è AR (Arm Reflex o l’accorciamento del braccio)  significa che è presente una carenza di sali minerali o di oligoelementi.

A partire da questo momento, la cosa più logica è cercare quale sia il sale minerale o l’oligominerale di cui è carente il paziente. E lo si fa in maniera progressiva con un test dei sali minerali o per oligoelementi, fino a capire quale sia prioritario.

Un’altra modalità di esecuzione del test per la carenza di sali minerali consiste nel toccare il 4TR bilateralmente. Nel caso in cui si noti una variazione nelle informazioni, significa che ci troviamo in presenza di una carenza di sali minerali. Il terapeuta può poi procedere con una TL (Terapia di Localizzazione o toccare lievemente un punto) nei punti riflessologici dei sali minerali o usare le fiale per i vari minerali per stabilire quali siano necessari.

Anche per la carenza di oligoelementi esiste un punto indicatore, ovvero il punto intermedio del muscolo sternocleidomastoideo sinistro. In caso di presenza di AR significa che ci troviamo davanti a una carenza di oligoelementi e, come per i sali minerali, cerchiamo le informazioni necessarie e usiamo le fiale per oligoelementi oppure il terapeuta esegue una TL sui rispettivi punti riflessologici.

Per testare la carenza o l’eccesso di sali minerali e di oligoelementi è possibili utilizzare soltanto la TL sui punti riflessologici. Durante la TL eseguita dal terapeuta, la presenza di AR indicherà una carenza di sali minerali o di oligoelementi. Nel caso in cui sia il paziente a eseguire la pressione, la presenza di AR indicherà un eccesso. Non bisogna dimenticare che la carenza di sali minerali e di oligoelementi è solitamente correlata a disturbi della valvola ileocecale e/o della flora intestinale. Spesso è dunque opportuno trattare questi disturbi, prima di somministrare il prodotto. In caso contrario non sarà possibile risolvere le carenze nel paziente.

 

Angel Salazar Magaña

Kinepharma

La scelta dell’alimentazione corretta

 

In questi giorni di eccessi alimentari è opportuno stabilire nuovamente una direzione corretta a livello nutrizionale nonché chiederci come dovrebbe essere la nostra alimentazione e se stiamo agendo correttamente.

 Gli alimenti freschi non solo fanno bene all’organismo per via della loro freschezza, ma perché contengono numerosi enzimi e non sono ossidati; come sappiamo, l’ossidazione è un processo chimico che si verifica quando la materia entra in contatto con l’ossigeno. Ciò accade molto spesso con il ferro o con i metalli, ma anche con gli alimenti, ad esempio quando utilizziamo l’olio per friggere notiamo che questo scolorisce e annerisce.

Bisogna sapere che quando questi alimenti ossidati entrano nel nostro corpo si formano i radicali liberi, in grado di danneggiare il nostro organismo a causa della notevole capacità di ossidazione, di gran lunga superiore a quella dell’ossigeno.

Gli alimenti ossidati non sono gli unici che producono radicali liberi, ma li generano anche una serie di elementi come il tabacco, l’alcol e lo stress; in primo luogo, i radicali liberi vengono prodotti perfino quando respiriamo. Noi esseri umani respiriamo ossigeno e bruciamo glucosio e grasso nelle cellule, fonti della nostra energia, ma il 2% di ciò che entra nel nostro corpo è formato da radicali liberi.

Tuttavia, benché siano considerati i cattivi, i radicali liberi ricoprono anche una funzione essenziale che permette di uccidere virus, batteri, funghi e di eliminare infezioni. Tuttavia, quando il numero di radicali liberi supera un certo livello, essi iniziano a distruggere la cellula e il suo DNA.

 

Qual è il meccanismo dell’organismo per difendersi dai radicali liberi?

Si tratta di un enzima antiossidante chiamato superossido dismutasi (SOD). Questa fiala è disponibile in un Kit del sistema endocrino.

A partire dai 40 anni la quantità nell’organismo diminuisce, ecco perché molti autori collegano questa età all’aumento delle malattie connesse allo stile di vita.

In conclusione, continuando a mangiare gli alimenti ossidati genereremo una grande quantità di radicali liberi nel nostro organismo; inoltre, gli alimenti ossidati contengono pochissimi enzimi, dunque il corpo avrà molte difficoltà a produrre enzimi madre ed entreremo in un circolo vizioso di radicali liberi non neutralizzati che causeranno malattie.

Al contrario, l’alimentazione con alimenti freschi ricchi di enzimi, oltre a limitare la quantità di radicali liberi limita anche il deterioramento degli enzimi madre del corpo, conservando per molto più tempo la salute generale del nostro organismo e della nostra energia.

 

Ángel Salazar

Kinepharma

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