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Nov 19, 2015

Perché bisogna mangiare alimenti crudi e loro rapporto con gli enzimi

Enzimi nutritivi

Gli enzimi vengono spesso trascurati, ma è stato senza dubbio dimostrato che ricoprono un ruolo molto importante nel funzionamento del nostro corpo.

Sono infatti i catalizzatori delle reazioni chimiche dell’organismo. In poche parole, ogni variazione chimica che avviene nel nostro corpo dipende dall’azione degli enzimi. Tenendo conto del fatto che l’intero funzionamento del nostro organismo dipende da costanti reazioni chimiche, gli enzimi hanno un’importanza vitale.

L’obiettivo finale di queste reazioni chimiche consiste nel produrre l’energia che le cellule devono usare per le loro funzioni, per gli apparati digerente, cardiovascolare, polmonare, per il sistema immunitario, ecc.

Per poter funzionare, gli enzimi devono essere provvisti di svariate proteine, vitamine, minerali e oligoelementi che ne costituiscono la struttura.

Possiamo dire che esistono tre categorie di enzimi:

– Gli enzimi digerenti, che si occupano di digerire gli alimenti.

– Gli enzimi metabolici, che regolano le reazioni chimiche del corpo.
Ogni reazione chimica prevede una serie di azioni nell’organismo, che consentono di conservare il metabolismo.

– Gli enzimi nutritivi, che provengono dagli alimenti crudi e aiutano ad avviare il processo della digestione, risparmiando una parte del lavoro agli enzimi digerenti.

Secondo il Dott. Howell, sin dalla nascita siamo dotati di un “Potenziale Enzimatico”, ovvero di una capacità specifica e limitata di produrre enzimi.

Gli enzimi digerenti svolgono 3 funzioni importantissime:

-L’enzima digerente “Proteasi” si occupa della digestione delle proteine.

-L’enzima digerente “Lipasi” si occupa della digestione dei grassi.

-L’enzima digerente “Amilasi” digerisce gli idrati di carbonio.

Come si vede, gli enzimi digerenti svolgono un grande lavoro ogni volta che mangiamo. Per questo motivo la natura mette a nostra disposizione gli enzimi nutritivi degli alimenti che collaborano alla digestione.

Se gli enzimi nutrienti svolgono dunque una parte del lavoro, il nostro potenziale enzimatico può ottimizzare le risorse destinando l’energia consumata nella produzione degli enzimi digerenti alla produzione degli enzimi metabolici.

Maggiore sarà la quantità di enzimi digerenti necessari per la digestione, minore sarà la capacità dell’organismo di produrre enzimi metabolici.
Si ricorda che questi ultimi sono di vitale importanza affinché il nostro organismo compia tutti gli scambi metabolici essenziali per il corretto funzionamento del corpo.

Papaya

Se dunque ci abituiamo a non inserire alimenti crudi nella nostra dieta, a mangiare molto e ad avere una digestione pesante, è molto probabile che il nostro organismo presenti un deficit in termini di capacità enzimatica e che non stia producendo sufficienti enzimi metabolici.
Purtroppo le abitudini alimentari di molte persone hanno fatto sì che questo problema diventasse frequente nella nostra quotidianità.

Il professore giapponese Ykie Niwa ha recentemente dimostrato con le proprie ricerche che nella maggior parte delle patologie importanti e delle problematiche di natura infettiva che colpiscono il sistema immunologico, l’organismo presenta una carenza di Super Ossido Dismutasi (SOD),ovvero l’enzima metabolico incaricato di distruggere i radicali liberi. Sono alimenti ricchi di SOD l’aglio, la cipolla e lo zenzero.

È possibile avere sempre a disposizione il quantitativo ottimale di enzimi metabolici inserendo nella dieta alimenti crudi. Con questo accorgimento si potranno evitare innumerevoli patologie.

Non è poi così difficile se prendiamo l’abitudine di iniziare i pasti con un’insalata a base di frutta e/o verdura.

Secondo la signora Catherine Kousmine, oltre alla frutta fresca e alle verdure crude possiamo trovare enzimi nutrienti anche nei legumi, nei cereali integrali, nella frutta secca, nei germogli e nei prodotti fermentati come lo yogurt, il kefir o il chucrut.

Nello specifico, sono fonte di enzimi nutrienti frutti quali ananas, papaya, avocado, banana, mango o kiwi.

Il calore distrugge gli enzimi nutrienti a partire dai 47 gradi, quindi per cucinare legumi e cereali senza distruggere la loro attività enzimatica è sufficiente metterli a bagno la sera prima.

Per diagnosticare una carenza di enzimi, vitamine, minerali o di oligoelementi, è disponibile il kit base per la diagnosi.

 

Analía Iglesias (analia@sibuscas.com)

Kinepharma

 

 

Ott 30, 2015

Che cosa dobbiamo sapere sull’artrite reumatoide?

Artrite Reumatoide

L’artrite reumatoide è una disfunzione del sistema immunitario che provoca debolezza, affaticamento, febbre, anemia e altri problemi, caratterizzata da uno stato infiammatorio che interessa principalmente le articolazioni. È una delle patologie autoimmuni, in cui l’organismo attacca i propri tessuti sani, confondendoli per aggressori esterni.

Per una buona diagnosi kinesiologica delle patologie autoimmuni, si raccomanda la consultazione del nostro breve articolo sulle Patologie autoimmuni in kinesiologia”.

Nella sua forma più lieve, l’artrite reumatoide si caratterizza per la comparsa di disturbi articolari che determinano la perdita di cartilagine ed erosione ossea. Solitamente le aree maggiormente interessate sono mani e piedi, polsi, caviglie, ginocchia, gomiti e spalle.

In base al tipo di artrite da cui si è affetti, la risposta infiammatoria associata alla patologia può manifestarsi in più articolazioni, limitarsi a una sola articolazione o estendersi perfino a muscoli, tendini, legamenti, organi interni e anche alla pelle.

Esistono vari fattori che sembrano influire sull’origine dell’artrite reumatoide:

L’artrite si sviluppa in soggetti predisposti tramite l’azione di un fattore ambientale di tipo batterico, virale, fungino, immunologico o chimico. Tale fattore ambientale produce una risposta immunitaria anomala in cui le difese stesse dell’individuo attaccano l’articolazione, provocando una reazione infiammatoria.

Il fattore genetico è la causa principale della predisposizione di un individuo a contrarre questa patologia.

Anche la scarsa lubrificazione delle articolazioni può concorrere alla sua manifestazione. Il responsabile della lubrificazione delle nostre articolazioni è il liquido sinoviale che, tuttavia, potrebbe perdere la sua funzione benefica a causa di una cattiva alimentazione. Per porvi rimedio, dobbiamo ingerire alimenti ricchi di aminoacidi, acidi grassi essenziali, vitamine, oligoelementi e minerali.

Può esservi anche uno squilibrio ormonale, con conseguenti alterazioni di calcio nell’organismo. Ciò significa che il problema non è la carenza di calcio ma che la sua regolazione si verifica in modo non corretto o non equilibrato, provocando depositi in luoghi sbagliati invece che nelle ossa e nelle articolazioni.

Questo comporterà la creazione di porosità in tali ossa o articolazioni predisponendoli a una maggiore degradazione.

Per evitare questa condizione, è opportuno fare esercizio fisico moderato, non seguire una dieta acidificante, vale a dire evitando caffè, alcol, alimenti con zucchero bianco (raffinato), farine raffinate, non consumare troppa carne né grassi saturi, evitare lo stress eccessivo e mantenere il controllo degli ormoni tiroidei nel sangue, poiché lo squilibrio di questi ormoni si ripercuote a sua volta sulla regolazione del calcio.

alimentazione

Come si può notare, lo stile di vita ha un impatto notevole sullo sviluppo e sul trattamento dell’artrite reumatoide.

Inoltre, è stato osservato che nelle società con un tipo di alimentazione più primitiva non si riscontrano soggetti affetti da artrite reumatoide ed esiste, invece, una relazione diretta con società sviluppate che basano la loro dieta su alimenti industrializzati, raffinati e manipolati.

Pertanto, più la nostra alimentazione è naturale, più il nostro organismo ne gioverà e meno probabilità avremo di contrarla. Allo stesso modo, è bene evitare sostanze tossiche alimentari quali conservanti, coloranti, antiossidanti, aromatizzanti, pesticidi o metalli pesanti.

Una dieta inadeguata è solitamente associata a un deficit di vitamine, minerali e oligoelementi, carenza che va compensata il prima possibile.

Qualora necessario, tra le vitamine che dovremmo apportare in modo complementare vi sono le vitamine C, A, E, D, B2, B5, B6, B12 e l’acido folico. In particolare, la vitamina B5 migliora la rigidità mattutina, il dolore e la limitazione funzionale. Normalmente, nei casi di artrite reumatoide si riscontrano livelli considerevolmente bassi di questa vitamina.

Per quanto riguarda minerali e oligoelementi, giocheranno un ruolo importante calcio, magnesio, silicio, manganese, fosforo, zolfo, fluoro, zinco, rame e boro.

Altro aspetto importante da non sottovalutare è il controllo degli alimenti che tendono a causare allergie. In alcuni casi, la persona potrebbe non essere consapevole del fatto che un alimento le stia provocando una particolare intolleranza e che semplicemente eliminandolo dalla sua dieta potrebbe prodursi un miglioramento sostanziale della patologia e persino la sua remissione.

Nel tempo, si è inoltre riscontrato che problemi nella flora intestinale possono causare permeabilità intestinale provocando il passaggio nel sangue di sostanze tossiche che possono accumularsi nelle nostre ossa e articolazioni. Quando il nostro sistema immunitario avverte questi aggressori esterni, come reazione attacca il nostro stesso organismo. Pertanto, è importante mantenere in costante equilibrio la flora intestinale di altre mucose e della pelle.

 Analía Iglesias (analia@sibuscas.com)

Kinepharma

Ott 15, 2015

Per chi è consigliabile la soia?

Benefici della soia

 La soia è una pianta appartenente alla famiglia delle leguminose, originaria dell’Asia, utilizzata da migliaia di anni. A partire dal 1950 la sua coltura ha iniziato ad assumere rilevanza a livello mondiale.

Le varietà di soia sono tre: la soia verde e la soia gialla, le più commercializzate, e la soia rossa o azuki, meno comune, ma proveniente, come le altre due, dal centro della Cina e della Corea.

Questo alimento vegetale si distingue principalmente per il suo alto contenuto di proteine di buona qualità, superiore a quello delle carni di normale consumo.

Cento grammi di soia contengono l’equivalente di 34,74 grammi di proteine mentre 100 grammi di carne di vitello apportano solo 20 grammi di proteine. Per questo motivo, il consumo di soia riveste una notevole importanza nelle diete vegetariane, sia sotto forma di legume o germoglio, sia come formaggio (tofu), olio o latte.

Il seme della pianta, o seme di soia, contiene un ormone simile agli estrogeni che si rivela molto efficace nel contrastare i disturbi legati alla menopausa femminile e all’andropausa maschile.

In questa fase della vita, il corpo blocca la produzione di estrogeno e la soia contribuisce a compensarne la carenza in modo naturale.

È inoltre consigliabile effettuare un Test dell´apparato endocrino per tenere sotto controllo e regolare tali squilibri ormonali responsabili in modo particolare dell’insorgenza di alcuni disturbi nelle donne.

Un altro grande vantaggio della soia è il suo alto contenuto di fibra: 100 grammi di soia forniscono 20 grammi di fibra, e sotto questo aspetto si rivela una preziosa alleata per contrastare molti problemi di salute.

  • L’elevato apporto di fibra favorisce la prevenzione o la regressione della stitichezza.
  • Rallenta il passaggio di glucosio o zucchero nel sangue, impedendo i picchi glicemici che destabilizzano i livelli di glucosio nei diabetici. Pertanto, è un alimento particolarmente appropriato per il trattamento del diabete.
  • Riduce i livelli di colesterolo e previene l’arteriosclerosi.

 Grazie alla sua concentrazione di isoflavoni, la soia è un alimento cardioprotettore. È ricca di acidi grassi polinsaturi, considerati “grassi buoni”. A partire dai 40 anni si raccomanda il consumo di olio di soia per i suoi effetti benefici contro ipercolesterolemia, ateromatosi, arteriosclerosi, ipertensione arteriosa, problemi circolatori e iperuricemia.

Tofu

Inoltre, dopo uova e sesamo, è il nutriente più ricco di lecitina. Risale all’anno 1952 la scoperta dell’importante contributo della lecitina nella cura delle lesioni cerebrali e ancora oggi viene utilizzata con grande efficacia e successo per problemi cardiovascolari e del sistema nervoso. Contribuisce anche alla pulizia del fegato e a purificare i reni.

Con il 23,5% di idrati di carbonio è assolutamente indicata nelle diete per diabetici o persone obese.

È particolarmente ricca di minerali alcalinizzanti come potassio, fosforo, calcio, magnesio, ferro, zolfo, fluoro, rame e zinco.

Fonte di vitamine A, B, E, D e K che contribuisce in misura notevole all’apporto vitaminico nel corpo, il suo consumo è particolarmente appropriato per le donne durante la gravidanza, per lo sviluppo, per le emorragie, per la diarrea cronica o per i malati epatici.

Grazie al basso contenuto di sodio e cloro, la soia è un valido alleato per le diete senza sale. Povera di amido e senza glutine né lattosio, è un alimento adatto per chi soffre di celiachia o intolleranze al lattosio.

Va detto che i semi di soia risultano difficili da digerire, ovvero richiedono una digestione molto lunga, e per questo motivo possono causare flatulenza. Questo piccolo inconveniente, non è una peculiarità esclusiva della soia ma è tipica di tutti i legumi ed è dovuta alla cellulosa della loro buccia esterna.

Di conseguenza, prima di cucinarli, si raccomanda di lasciarli in ammollo per intenerirli leggermente, e di procedere quindi a una cottura prolungata. Per facilitarne la digestione, è fondamentale masticarli e insalivarli bene.

Analía Iglesias (analia@sibuscas.com)

Kinepharma

Ott 1, 2015

Quali reazioni provoca lo stress nel nostro corpo e quali principi nutritivi sono efficaci per mitigarne l’effetto?

 Stress

Lo stress è una risposta automatica del nostro organismo quando si presentano circostanze minacciose o provocatorie.

Nella preistoria l’uomo attivava questa risposta spontanea del corpo quando aveva bisogno di fuggire da un predatore o combattere per proteggersi da un pericolo imminente.
Oggi le situazioni che allertano il nostro organismo per aiutarlo a superare le difficoltà sono molto diverse, ma la reazione organica è la medesima.

Potremmo dire che lo stress si verifica quando le circostanze della nostra vita superano la nostra capacità di affrontarle e chiediamo dunque al nostro corpo un maggiore sforzo, sia esso di natura fisica o psicologica.

Purtroppo è molto difficile poter condurre una vita costantemente senza stress. Ci sono sempre situazioni che possono provocarci stress nel corso della giornata.

Possiamo dire che esistono tre tipi di stress:

–  Stress interno: è quello che si verifica all’interno del corpo, a livello organico.

–  Stress esterno: è quello più noto, ovvero lo stress derivante da cause esterne che improvvisamente ci creano stress, come il clacson di un’auto o l’assalto di un ladro.

–  Stress psicologico: si genera in presenza di situazioni negative o comunque che provocano emozioni.
Situazioni che provocano emozioni stressanti, come la preparazione di un esame, l’arrivo di parenti che non si vedono da tanto tempo, un nuovo lavoro o anche uno stress negativo, come la mancanza di lavoro, rapporti negativi, ecc.

Indipendentemente dal tipo di stress che viviamo, gli effetti sugli organi e le funzioni corporali si presentano in maniera analoga.

Sono il  cuore e il sistema cardiovascolare gli organi che esercitano il maggiore sforzo in queste situazioni. Ma anche il sistema immunitario vede ridotte le proprie capacità, poiché l’organismo, cercando di individuare le priorità, decide di impiegare più energia in altre funzioni organiche fondamentali per superare la situazione di pericolo o di stress. Ciò comporta un abbassamento delle difese immunitarie in caso di infezioni di ogni tipo o malattie varie.

Adrenalina

In circostanze di stress, parte dell’attività dell’organismo viene generata dalle ghiandole surrenali. La funzione di queste ghiandole è quella di regolare il metabolismo e di mantenere l’organismo in situazioni di stress tramite la sintesi principale di glucocorticoidi, come il cortisolo e catecolamine, quali adrenalina, noradrenalina e dopamina.

–  I Glucocorticoidi vengono rilasciati quando determinati stimoli estremi come le emozioni intense provocano uno stato di stress.  L’effetto del loro rilascio non pare aiutare contro lo stress, ma senza dubbio provoca una riduzione delle funzioni del sistema immunitario, impedendo la generazione delle cellule che producono gli anticorpi e inibendo i processi antinfiammatori che ci proteggono da virus, batteri, funghi, ecc.

–  L’ Adrenalina è un ormone vaso-attivo o vaso-dilatatore che viene rilasciato in situazioni di allerta e che consente al corpo di fornire una risposta rapida in caso di pericolo.  L’aspetto negativo è che più adrenalina rilasciano le ghiandole surrenali, maggiore sarà lo stato di stress.

–  La Noradrenalina aumenta lo stato di veglia e dunque lo stato di allerta dell’individuo, da cui deriva la difficoltà di conciliare il sonno.

–  La Dopamina provoca l’aumento della frequenza cardiaca e della pressione arteriosa.

 La ghiandola surrenale svolge dunque un ruolo importante nelle situazioni di stress.

Esiste una serie di principi nutritivi utili per il trattamento dello stress e per aiutare gli organi che prendono parte a tale reazione.

Le vitamine A, C ed E, sali minerali quali selenio, germanio, zinco, rame e manganese combattono i radicali liberi che si producono nelle situazioni di stress. Tali antiossidanti si trovano in kiwi, prugne, pomodori, ortaggi arancioni, gialli, rosso e verde scuro, semi di sesamo, di girasole e di zucca e il pesce.

La vitamina B5, C e il magnesio sono necessari per il corretto funzionamento delle ghiandole surrenali.
Pertanto, per aiutare a controllare gli effetti dello stress a cui ci esponiamo quotidianamente, è importante inserire nella nostra dieta alimenti che contengano questi re principi nutritivi.

–   Gli alimenti notoriamente ricchi in vitamina C sono il kiwi, gli agrumi, le patate e i peperoni.

–   Gli alimenti ricchi in magnesio sono i cereali, gli ortaggi a foglia verde, i germi di grano, la soia, le mandorle, il baccalà e lo sgombro.

–   Gli alimenti ricchi in vitamina B5 sono i cereali integrali, gli ortaggi a foglia verde, la carne e i latticini.

Attraverso ciò che mangiamo mettiamo a disposizione dell’organismo le armi per difendersi e mantenersi in condizioni ottimali.  Non dobbiamo dunque relegare la nostra alimentazione in secondo piano, poiché da essa dipende la maggior parte dei processi organici che se mancano comportano un rischio per la salute.

Analía Iglesias (analia@sibuscas.com)

Kinepharma

Set 10, 2015

Cure per il diabete con la medicina naturale

Il diabete è un disturbo metabolico caratterizzato dall’aumento dei livelli di zucchero nel sangue. Dipende semplicemente dal fatto che il pancreas non produce l’insulina sufficiente o combinata con una resistenza all’azione dell’insulina da parte delle cellule del corpo.

Nell’articolo del 26 giugno 2015 dal titolo “Trattamento del diabete applicando la biodecodifica” si trovano informazioni più dettagliate sulle caratteristiche di questa malattia sempre più comune.

Oltre al trattamento con insulina si aggiunge l’esigenza di apprendere nuove abitudini alimentari, strettamente volti a mantenere i giusti livelli di zucchero. Al fine di stabilire quale sia la dieta più indicata, si dovrà tenere conto delle esigenze caloriche di ciascun individuo, in funzione del suo stile di vita e del peso.

Raccomandazioni dietetiche

Seguire una corretta alimentazione consentirà di ottenere un buono stato nutrizionale e mantenere la persona diabetica al peso ideale, evitando o riducendo le eventuali complicanze tipiche di questa patologia.

Dalla  terapia dietetica è possibile ottenere alcune importanti raccomandazioni:

Per seguire una corretta dieta per il diabete è fondamentale eliminare tutti gli alimenti ricchi di zucchero: dolci, bevande zuccherine o alcoliche, miele, marmellata e zucchero raffinato e di canna. È sempre possibile usare il fruttosio per edulcorare alimenti o bevande.

D’altro lato è necessario ridurre il consumo di idrati di carbonio e sostituire gli alimenti raffinati, quali pane bianco, pasta, riso e oli con alimenti integrali e oli vegetali spremuti a freddo, come ad esempio l’olio d’oliva extra vergine.

Aumenteremo l’assunzione di alimenti che contengono proteine, per poter compensare l’eventuale carenza calorica, sostituendo in prevalenza i grassi saturi con grassi monosaturi e polinsaturi.

Ciò dipende dal fatto che il glucosio tende ad addensare il sangue, agevolando l’accumulo dei lipidi (lipoproteine) sulle pareti arteriose. Un’eccessiva assunzione di grassi saturi potrebbe dunque provocare arteriosclerosi, trombosi, infarto, cecità o cancrena alle estremità, ovvero mani e piedi.

Consumeremo pertanto proteine ricche di grassi polinsaturi, ovvero pesce, ricco di omega 3, o verdure, tra le quali spicca la soia, che oltre a contenere tante proteine e grassi polinsaturi contiene vitamine A, E, B e sali minerali. E se si consuma la carne è bene preferire pollo o tacchino per il ridotto contenuto in grassi saturi.

Infine è possibile consumare senza limiti tutti quegli alimenti dal ridotto indice glicemico, tra i quali troviamo legumi quali lenticchie, ceci, fagioli secchi o soia, tutti gli alimenti integrali, frutta come mela, pompelmo, pera, ciliegie, kiwi, arancia o prugna, oltre a tutte le verdure ad eccezione di barbabietola, carota o patate, che devono essere assunte in quantitativi moderati.

Piante medicinale e oligoelementi

A integrazione della dieta si raccomanda l’assunzione di lievito di birra e germe di grano, entrambi ricchi in vitamina B1, che hanno effetti simili a quelli di insulina e vitamina E, che è ipoglicemizzante. Inoltre il lievito di birra contiene cromo, regolatore del livello di glucosio.

Esistono inoltre innumerevoli piante medicinali dal forte effetto ipoglicemizzantecome il copalchi e il travalera, entrambe popolarmente note come insulina vegetale, o la gymnema silvestre, che oltre ad essere ipoglicemizzante ha la facoltà di rigenerare le cellule beta del pancreas, incaricate di sintetizzare e secernere l’insulina. Sono poi ottimi integratori per i diabetici anche piante più comuni, quali noce, eucalipto o carciofo.

Tra gli oligoelementi, lo Zinco – Nichel – Cobalto spicca per la sua utilità nelle disfunzioni ipofisi-pancreatiche, regolando in buona parte i livelli di glucosio nel sangue e riducendo l’ansia da dolce. È possibile effettuare una verifica in tal senso utilizzando un kit per il sistema endocrino.

Analía Iglesias (analia@sibuscas.com)

Kinepharma

Nutrizione e kinesiologia

Il digiuno, gli integratori dietetici e gli alimenti ristabiliscono l’equilibrio (omeostasi del corpo), agevolano la disintossicazione e fanno fronte a eventuali deficit nella nutrizione. Per un approccio nutrizionale personalizzato, è importante eseguire un test kinesiologico.

La nutrizione e la kinesiologia

La kinesiologia viene utilizzata per ottenere informazioni in merito al sistema bioenergetico del corpo e per aiutare a scoprire gli squilibri nutrizionali nascosti, quali carenze nutrizionali o intolleranze a determinati alimenti, che possono in quale modo compromettere costantemente e impercettibilmente la salute del paziente.

La terapia nutrizionale approcciata dalla kinesiologia può essere utile per risolvere tantissimi problemi di salute, tra cui:

  • Disturbi gravi
  • Sindrome da intestino irritabile
  • Candidiasi
  • Candida
  • Affaticamento
  • Emicrania
  • Febbre da fieno
  • Difese immunitarie basse
  • Eczema
  • Sterilità

La kinesiologia è uno strumento di valutazione che si avvale prevalentemente dell’impiego del test per le intolleranze alimentari al quale si aggiungono le conoscenze apportate dalla terapia nutrizionale e dalle teorie di autori quali Jean Seignalet, Catherine Kousmine o Hereber Shelton per aiutare a gettare le basi adeguate di una corretta alimentazione.

In questo modo sarà possibile stabilire cosa sia corretto per ciascun individuo a livello alimentare entro determinate regole alimentari (corretta combinazione di alimenti, genetica alimentare, alimenti proibiti…) che aiutano a ripristinare gli squilibri nutrizionali e a gettare le basi per una corretta salute futura.

Nutrizione e sensibilizzazione agli alimenti 

Si stima che il 45% delle persone soffrano di sintomi da intolleranza. Ciascuno di noi ha la propria unica biochimica. Un alimento specifico può causare problemi di salute per un individuo ed essere completamente assimilabile per un altro.

Il termine kinesiologia fa riferimento allo studio dei muscoli e al movimento del corpo. Per questo nell’ambito della medicina naturale, questa disciplina viene impiegata in un contesto di diagnosi in tutti i settori. I muscoli evidenziano lo stress e gli squilibri di tutto il corpo. In ogni campo specifico ci risulta possibile individuare deficit nutrizionali, intolleranze, combinazioni alimentari adeguate e preferenze alimentari.

Non dimentichiamo che una scorretta alimentazione può determinare importanti problemi di immunità, in particolare se non ne siamo consapevoli e si protrae nel tempo. Accade spesso che non rendendoci conto di questo danno portiamo avanti abitudini non corrette a lungo, fino a quando il danno diventa importante e più difficile da correggere. Da qui nasce l’importanza di ottenere il profilo nutrizionale del nostro paziente. Molte patologie dalla “causa sconosciuta” possono scomparire correggendo l’alimentazione.

Oltre al malfunzionamento generale del sistema digerente che può addirittura aumentare la tossicità cellulare del nostro organismo, impedendo il corretto metabolismo cellulare, articolo 27 di Novembre 2013 del Blog Kinepharma “Intossicazione cellulare e relativo trattamento”. Le conseguenze possono essere le seguenti:

  • Stitichezza e diarrea.
  • Problemi di digestione.
  • Abbassamento delle difese immunitarie.
  • Problemi autoimmuni. (morbo di Crohn, patologie neurodegenerative, ecc.).
  • Patologie neurodegenerative.
  • Cancro.

Questo tipo di patologie, in particolari quelle autoimmuni causate da una non corretta alimentazione, sono spiegate molto bene nel libro del medico e ricercatore francese Jean Seignalet “L’alimentazione ovvero  la terza medicina”.

 

Ángel Salazar Magaña (angelsalamag@gmail.com)

Kinepharma.

Benefici del vegetarianismo

Sono molti i benefici per la salute del vegetarianismo, purché praticato in modo corretto. Ma lo sapevi che essere vegetariano non è così semplice e non significa eliminare la carne dalla propria dieta? Ci sono alcuni principi nutrienti contenuti nei prodotti di origine animale che possono mancare nella dieta del vegetariano quali proteine, ferro, calcio e vitamina B12.

Tipi di vegetarianismo

I vegetariani sono persone che basano la loro dieta prevalentemente su alimenti di origine animale. Esistono vari tipi di vegetariani.

  • Latto-ovo-vegetariani: sono le persone che consumano latticini e uova, ma evitano carne, pollame e pesce
  • Latto-vegetariani: sono le persone che mangiano i latticini ma non uova, carne, pollo o pesce
  • Ovo-vegetariani: sono le persone che mangiano le uova ma non latticini, carne, pollo o pesce
  • Vegani: sono le persone che non mangiano nessun tipo di prodotto animale, incluse uova e latticini

Per molto tempo sono state condotte ricerche sui benefici per la salute di una dieta vegetariana equilibrata. Essi includono un miglioramento in termini di rischio di patologie cardiache e la riduzione di alcuni tipi di cancro, sebbene noi di Kinepharma riteniamo che influiscano positivamente su tutti.

I vegetariano mostrano inoltre un peso più sano rispetto alle persone che mangiano carne, una pressione arteriosa più bassa e una minore propensione allo sviluppo del diabete.

I calcoli biliari, la stitichezza e la diverticolite sono problemi più probabili nelle persone che seguono questo stile di vita rispetto ai non vegetariani. Molte persone si stanno convertendo al vegetarianismo o al veganismo per questioni personali, quali la salute, la tutela ambientale o il desiderio di non consumare prodotti di origine animale per rispetto nei confronti degli animali stessi.

Benefici del vegetarianismo

Sebbene la dieta vegetariana o vegana offrano grandi benefici per la salute, possono presentare anche alcuni inconvenienti. Esistono vari tipi di vegetarianismo che possono rientrare nel termine generico di “vegetariano”. Una persona può essere semi-vegetariana, ovvero mangiare pollo e pesce ma nessun’altra tipologia di carne.

Quella vegana è la tipologia di vegetarianismo più rigida in assoluto. Chi segue una dieta vegana non consuma nessun prodotto né sottoprodotto di origine animale. Compresi miele e lievito. Molti vegani estendono il concetto oltre gli alimenti, ovvero scelgono di usare o meno qualsivoglia prodotto derivante da un animale.

Una dieta vegetariana o vegana può essere molto sana e offrire grandi benefici, tra i quali i seguenti:

  • Cuore sano
  • Pelle sana
  • Più antiossidanti
  • Mancanza di allergie
  • Mancanza di diabete e problemi alla vescica biliare.

Sebbene siano parecchi i benefici associati a tutte le forme di vegetarianismo, è possibile che si verifichino dei problemi nel caso in cui la persona non segua una dieta equilibrata.

La scelta di non mangiare prodotti di origine animale fa sì che alcuni principi nutritivi in essi contenuti possano mancare nei vegetariani o vegani che non li integrano con fonti vegetali adeguate. In qualsiasi momento potrebbe dunque risultare necessario assumere integratori vitaminici, minerali o amminoacidi. È possibile eseguire una verifica in tal senso con un kit di vitamine, sali minerali e amminoacidi.

 

Ángel Salazar Magaña (angelsalamag@gmail.com)

Kinepharma.

Integrazione con acidi grassi essenziali (AGES)

Denominati anche vitamina F, gli AGES sono quegli acidi grassi che l’organismo non è in grado di sintetizzare. L’unico modo di ottenerli è tramite l’alimentazione. L’ideale sarebbe assumere integratori contenenti vitamina E, A, carotene, vitamine del gruppo B, vitamina C e magnesio. In questo modo verranno metabolizzati in modo corretto.

Sono inoltre parte strutturale delle membrane cellulari conferiscono flessibilità e fluidità e proteggono dall’ingresso degli agenti patogeni (virus, batteri e allergeni). Gli AGES aumentano il metabolismo e la produzione energetica. Contribuiscono a sciogliere i grassi del corpo, riducendo i livelli di colesterolo e trigliceridi nel sangue e distribuendo le vitamine liposolubili A, B, E, K tramite l’organismo, proteggendo i neuroni e aiutando a mantenere la temperatura dell’organismo. Sono inoltre importanti nella sintesi degli ormoni adrenalinici e sessuali.

Secondo Ann Louis Gittleman (Super Nutrition for Women) esistono 45 principi nutritivi essenziali per il corretto mantenimento dello stato di salute del nostro organismo. Questi elementi nutritivi comprendono 20 sali minerali, 15 vitamine, 8 amminoacidi e 2 acidi grassi essenziali.

Sono l’acido grasso omega-3 (acido alfa linolenico), che può trasformarsi in acido eicosapentaenoico (EPA) e in acido docosaesaenoico (DHA), e l’acido grasso omega-6 (acido linoleico)  che può trasformarsi in acido gamma linoleico (GLA). Queste due serie di acidi grassi essenziali si trovano naturalmente nei pesci che vivono nelle acque fredde (omega-3) e nelle verdure, nei semi e negli oli vegetali non elaborati (omega-6).

La carenza di acidi grassi essenziali Omega-6 può provocare alterazioni della personalità e del comportamento, alterazioni biliari, inibizione della cicatrizzazione, alterazioni cardiovascolari, ecc..

Mentre le carenze di omega-3 possono provocare alterazioni della crescita, ritardi di apprendimento, formicolii agli arti, alterazione del coordinamento motorio e alterazioni visive, ecc.

È molto importante assumere acidi grassi essenziali con vitamina C e con vitamina E, che ne aumentano l’efficacia. È inoltre molto importante non consumare alimenti fritti, dal momento che l’alterazione che avviene negli oli cotti, a causa delle elevate temperature, oltre a provocare innumerevoli sostanze dannose per l’organismo, alterano l’equilibrio dei grassi nell’organismo.

L’equilibrio tra gli acidi grassi omega-3 e omega-6 pare svolgere un ruolo fondamentale nello sviluppo e nella crescita di alcune forme di cancro, come quello al seno, al colon e alla prostata.

Sebbene siano necessari ulteriori studi per comprendere l’eventuale effetto degli acidi grassi omega-3 nella prevenzione e nel trattamento del cancro, i ricercatori ipotizzano che, in combinazione con altri principi nutritivi (vitamina C, vitamina E, betacarotene, coenzima Q10), possano essere particolarmente validi nella prevenzione e nel trattamento del cancro al seno.

Alcuni studi hanno provato che il consumo quotidiano di acidi grassi a catena lunga omega-3, sia nella forma EPA che nella forma DHA, rallenta o inverte il processo di cancro al colon.

Vediamo dunque quali sono le principali fonti di acidi grassi essenziali:

Per l’omega 3: Le principali fonti di ottenimento sono le seguenti:

  • L’olio di salmone e pesce azzurro.
  • Il lino e i relativi oli (57% di omega 3 e un 16% di omega 6).
  • Semi di Chia (58%-65% di omega 3).
  • Semi di canapa (55%).

Per l’omega 6 spiccano:

  • L’olio di semi di ribes nero (44%).
  • L’olio di borragine, (dal 56 al 65%), fondamentalmente acido alfa linoleico.
  • Olio di primula (40-55%).
  • Olio di girasole (57%).

Test e terapia

Il test si effettua con la fiala per la mancanza di acidi grassi essenziali contenuta in un test basico di kinesiologia. Il terapista ottiene spesso buoni risultati con l’impiego degli AGES, a titolo di prevenzione e di aiuto alla salute in generale e in situazioni specifiche di:

  • Alcolismo
  • Cancro al seno
  • Patologie cardiovascolari
  • Protezione del sistema immunitario
  • Candidiasi
  • Sindrome premestruale
  • Obesità
  • Artrite reumatoide e in generale le patologie di origine infiammatoria.
  • Patologie degenerative croniche.

Abituatevi dunque a usare questi prodotti assieme alla vitamina E che ne aumenta l’efficacia, perché nella maggior parte dei casi sono ottimi per i vostri pazienti, ad eccezione di coloro che hanno problemi di coagulazione del sangue o abbiano recentemente subito un intervento chirurgico.

Vi raccomandiamo di leggere l’articolo di Kinepharma del gennaio 2013 “Acidi grassi essenziali”.

 

Ángel Salazar Magaña (angelsalamag@gmail.com)

Kinepharma.

Salute delle ossa versus alimentazione

Dal momento che il nostro precedente articolo sui “Fattori importanti nell’osteoporosi” ha scatenato polemica, vorremmo fare una serie di puntualizzazioni e affrontare poi la questione della salute delle ossa rispetto all’alimentazione.

La spiegazione convenzionale al deterioramento della densità ossea che solitamente si dà per le donne consiste nel fatto che quando si interrompe il ciclo mestruale la donna produce pochissimi estrogeni, che aiutano a mantenere il calcio nelle ossa. Ne deriva che spesso si raccomanda alle donne di seguire una terapia di reimpianto ormonale. Ma crediamo che ciò si discosti abbastanza dalla realtà, quindi vediamo due argomenti:

  • Le analisi sui resti ossei dei nostri antenati mostrano che le donne in menopausa non soffrivano solitamente di una riduzione della densità ossea. Si tratta dunque di un fenomeno più recente, che si verifica in particolare nella società occidentale.
  • Gli estrogeni, che stimolano gli osteoclasti, non aiutano la creazione di ossa nuove ma semplicemente arrestano la perdita dell’osso vecchio. Il progesterone, d’altro canto, stimola gli osteoblasti che producono nuova materia ossea. L’assunzione di progesterone naturale aumenta la densità ossea quattro volte di più rispetto agli estrogeni.

Ma si sta iniziando a capire che non è la carenza di estrogeni bensì il relativo eccesso di estrogeni rispetto al progesterone a far precipitare il fenomeno dell’osteoporosi, dal momento che quando si interrompe l’ovulazione si smette di produrre progesterone.

I cambiamenti ormonali non sono tuttavia gli unici fattori importanti, dal momento che le abitudini alimentari sono strettamente legate all’aumento del rischio di essere colpiti da osteoporosi. E forse la loro importanza è anche maggiore se consideriamo che gli effetti di un’alimentazione non corretta si accumulano per tutta la vita.

Sebbene le persone che presentano bassi livelli di calcio possono trarre beneficio dall’assunzione dello stesso, non esiste alcuna associazione diretta tra l’osteoporosi e i livelli di calcio. Ci sono ad esempio tribù bantu in Africa che consumano una media di 400 mg di calcio al giorno, valore di gran lunga inferiore ai livelli raccomandati per le donne in menopausa, e non soffrono tuttavia di tale patologia. Al contrario gli eschimesi che consumano grandi quantità di calcio presentano un’incidenza eccezionalmente elevata di osteoporosi. Perché esiste questa differenza? La risposta potrebbe risiedere nell’eccessivo consumo di proteine. Articolo del Blog Kinepharma “L’ispessimento del sangue” del 23 luglio 2014

Abbiamo spesso parlato del fatto che le proteine formano acidi e che la variazione che determinano nel PH del sangue deve essere neutralizzato prevalentemente da due agenti alcalini quali il sodio e il calcio. Ciò significa che più proteine o alimenti acidificanti si consumano, più calcio sarà necessario.

È già stato dimostrato che una dieta eccessivamente proteica provoca carenze di calcio, ma è anche vero che in caso di dieta iperproteica, nessuna quantità integrativa di calcio potrà correggere tale squilibrio.

Ricerche pubblicate sull’American Journal of Clinical  Nutrition ha dimostrato in un saggio con livelli il consumo quotidiano di proteine pari a 80 g e 240 g quotidiani che la perdita totale di calcio si è rivelata di gran lunga superiore nel gruppo che seguiva una dieta iperproteica, ovvero 137 mg contro i 37 mg di perdita di calcio nei soggetti che seguivano una dieta caratterizzata da una minore assunzione di proteine. Si è inoltre concluso che le diete con elevati quantitativi di calcio non sono probabilmente in grado di prevenire la perdita ossea indotta dalle diete acidificanti.

Secondo un altro studio, un consumo di 95 g al giorno di proteine ha comportato una perdita media di calcio, pari a 58 mg, ovvero una perdita del 2% del totale del calcio osseo all’anno, o un 20% ogni decennio. Gli effetti negativi prodotti da un eccesso di proteine sono stati chiaramente dimostrati nei pazienti affetti da osteoporosi. Un elevato numero di ricercatori medici ritiene ora che una dieta ricca in proteine o alimenti acidificanti, che producono acidi per una vita intera, possa essere la principale causa di osteoporosi.

 

Ángel Salazar Magaña (angelsalamag@gmail.com)

Kinepharma.

Consumo di proteine e patologie cardiovascolari

A differenza della teoria classica secondo la quale le calorie non ingerite vengono stoccate soltanto sotto forma di grasso, che si tratti di idrati di carbonio, grassi o proteine, l’eccesso di proteine e il loro accumulo costituisce il principale fattore di infiammazione e patologia cardiovascolare. Quando ciò accade, l’organismo trasferisce le proteine non assimilate alle membrane basali delle pareti capillari e ai tessuti connettivi che circondano la cellula.

Ne deriva un ispessimento delle pareti dei vasi sanguigni, che ne compromette la funzione di fare arrivare ossigeno, acqua e principi nutritivi alla cellula e di eliminare i prodotti di scarto del metabolismo cellulare. Questo fenomeno viene commentato nell’articolo del Blog Kinepharma del 23 luglio 2014 “L’ispessimento del sangue”.

Le analisi del tessuto connettivo di persone obese hanno dimostrato che non solo presentano un eccesso di grasso, ma anche notevoli quantitativi di densa fibra di collagene (per questo motivo ricordiamo  sempre il grandissimo errore dell’integrazione mediante il collagene. Al contrario risulta perfetto il silicio, che in caso di eccesso viene eliminato attraverso l’urina).

Questo costante accumulo di proteine nei vasi sanguigni finisce col danneggiarli e con il provocare la relativa risposta difensiva: l’infiammazione. In uno studio all’avanguardia pubblicato sul New England Journal of Medicine nel 2002, medici di Brigham e Boston hanno dimostrato che una semplice analisi del sangue denominata Proteina C-reattiva, PCR consente di prevedere quali pazienti siano soggetti a un infarto del miocardio o a un’emorragia cerebrale. Ma è necessario fare attenzione all’analisi PCR, dal momento che questa proteina si moltiplica addirittura per dieci in presenza di influenza o raffreddore.

Desideriamo inoltre aggiungere che utilizzando la variabile dell’omocisteina, l’analisi sarebbe molto più completa. Questa sostanza agevola la formazione di piccoli coaguli che causano lesioni alle arterie, trattandosi del frutto del normale metabolismo dell’amminoacido metionina, che abbonda nelle carni rosse e nei latticini.  Blog Kinepharma, 11 dicembre 2013 “Fiala di omocisteina”.

Pertanto nel caso in cui vengano consumati grandi quantitativi di proteine animali, quali carne suina, bovina e di pollo, pesce, uova, latte, formaggio, ecc. La capacità dell’organismo di scomporre ed eliminare in tutta sicurezza la proteina o l’omocisteina si riduce progressivamente.

Poiché l’eccessivo consumo di proteine ispessisce il sangue, aumenta il rischio di formazione di coaguli e il corpo è obbligato a stoccare le proteine in eccesso. Una volta esaurita la capacità di stoccaggio delle membrane nei vasi sanguigni, mantenendo l’eccessivo consumo di proteine animali il corpo inizia a stoccarle lungo le pareti delle arterie.

In questo momento le principali arterie coronariche si ispessiscono, subiscono lesioni e vedono ridotta la loro efficacia. Man mano che si distruggono e interrompono la fornitura di ossigeno al cuore, l’individuo respira con difficoltà e può accusare dolore e intorpidimento alle estremità. Può verificarsi un infarto del miocardio in qualsiasi momento. In questo modo lo stoccaggio della proteina in eccesso nel corpo è come una bomba a orologeria che può esplodere in qualsiasi momento. Ed è ciò che accade quando le nostre abitudini alimentari intraprendono questo cammino, motivo per cui le patologie cardiovascolari costituiscono la prima causa di morte in occidente.

Per il test utilizziamo le fiale di PCR e omocisteina, tenendo conto del fatto che la prima, sebbene estremamente significativa per l’individuazione di futuri problemi cardiovascolari, deve essere usata come illustrato in precedenza, sempre in assenza di procedimenti infettivi quali influenza o raffreddore. Entrambe le fiale sono disponibili in un kit per le patologie del sistema circolatorio.

 

Ángel Salazar (angelsalamag@gmail.com).

Kinepharma.

 

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