Fiala di omocisteina
Poco tempo fa ho letto su un quotidiano questa notizia: “La Medicina ha trovato un nuovo marker vascolare. Nonostante la mancanza di studi definitivi, un aumento dell’omocisteina riscontrato in un’analisi del sangue può essere indice della possibilità che si verifichi un evento cardiovascolare. Le persone che presentano precedenti in tal senso, gli obesi e gli anziani devono prestare la massima attenzione a tali livelli per evitare uno spavento fatale”.
L’omocisteina (HC) acido 2-ammino-4-sulfanil-butanoico è un amminoacido solforato molto importante nel trasferimento dei gruppi metilici nel metabolismo cellulare, considerato un fattore di grande influenza nello sviluppo delle patologie cardiovascolari e cerebrovascolari. Questo componente, che viene rilasciato quando il corpo digerisce acido folico e altre vitamine del gruppo B (in particolare B6 e B12) è effettivamente un indicatore del fatto che qualcosa non funziona nell’organismo e si manifesta quando si verifica un aumento della sostanza a livello plasmatico.
A parte le patologie cardiovascolari, la carenza di alcune delle vitamine summenzionate (B6 e B12) può provocare addirittura un deterioramento cognitivo. L’insufficiente disponibilità di gruppi metilici impedisce il corretto metabolismo della mielina, dei neurotrasmettitori e della membrana di fosfolipidi, che in seguito sfociano in patologie neurologiche: Alzheimer, Parkinson, epilessia, demenza, ecc.
L’omocisteina, che oggi viene analizzata nei casi di rischio cardiovascolare, è coinvolta nello sviluppo dell’aterosclerosi. E compromette anche il sangue, rendendo le piastrine più adesive e favorendo la formazione dei coaguli, che possono ostruire completamente le arterie e le vene, provocando trombosi e altri eventi cardiovascolari. L’omocisteina riduce inoltre la flessibilità delle arterie e delle vene, impedendone la dilatazione.
I fattori che impediscono l’aumento dell’omocisteina sono i seguenti:
- Carenza di folati, pirossidina o problemi nell’assorbimento della vitamina B12.
- Alterazioni al fegato, ai reni, ipotiroidismo e trapianto.
- Intossicazione da farmaci o da eccesso di alcol o caffè.
- Problemi enzimatici.
Se oltre a un elevato livello di tale amminoacido è presente un elevato indice di massa corporea (IMC), i rischi di ictus criptogenetico (di origine sconosciuta) sono di gran lunga maggiori.
Test e trattamento
Per effettuare il test useremo la fiala di omocisteina del kit dell’apparato endocrino ampliato. Potremo inoltre testare l’infiammazione e le due informazioni ottenute ci aiuteranno a definire in maniera più chiara il rischio di un evento cardiovascolare immediato. Prenderemo in considerazione le fiale di un test delle infiammazioni, nella fattispecie le seguenti: interleucine (IL) IL-1,6, 8, interferone gamma , TNF-α, leucotriene-4 e la proteina C Reattiva (PCR). La fiala di IL-4,5,6,10 (TH2) ci informerà tuttavia del fatto che viene modulata e inibita in un certo modo l’infiammazione, affievolendo il rischio cardiovascolare.
In caso di alterazioni della memoria e di altre problematiche neurologiche degenerative, le fiale di omocisteina, vitamina B6 e B12 possono risultare di grande aiuto, rivelando una carenza di entrambe le vitamine o altri fattori che inducono l’iperomocisteinemia.
Per variare, e lo diciamo con una certa ironia dal momento che influisce sulla prevenzione di tutte le patologie, combatteremo il problema mediante un’opportuna dieta ricca di frutta e verdura che apporti acido folico e mediante l’assunzione di integratori di vitamina B6 e B12. Dobbiamo tuttavia fare riferimento a quanto pubblicato nel nostro articolo della settimana scorsa, “Nutrizione nelle patologie cardiache”, nel quale viene chiaramente indicato tutto ciò che può contribuire a eliminare l’infiammazione.
Angel Salazar Magaña (angelsalamag@gmail.com)
Kinepharma.
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