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L’importanza della lecitina per la nostra salute

La lecitina è una sostanza organica presente in grandi quantità nelle membrane delle cellule vegetali e animali, soprattutto nel tessuto nervoso. Pur provenendo da fonti vegetali e animali, l’uomo consuma principalmente quella di soia. Nell’organismo viene prodotta dal fegato e può essere assunta mangiando uova, carne, molluschi, latticini o verdure.

La sua funzione principale consiste nel regolare il passaggio delle sostanze nutritive a livello intra ed extracellulare. Lo stesso rivestimento protettivo del cervello contiene per lo più lecitina, che troviamo anche nei muscoli e nelle cellule nervose.

E’ principalmente composta da colina e vitamina B7, acido linoleico e inositolo. Pur essendo un lipide, è parzialmente solubile in acqua. Proprio per questo motivo, riesce ad agire da emulsionante scomponendo i grassi in particelle più facilmente assimilabili, evitando così la formazione di depositi. Controlla, quindi, la presenza dei lipidi nel sangue e il colesterolo alto, non permettendo al grasso di accumularsi.

Grazie alla sua composizione, la lecitina possiede i seguenti vantaggi:

  • Come già detto, impedisce la formazione di depositi di grasso, prevenendo malattie cardiovascolari.
  • Migliora il funzionamento del cervello, aiutando il fegato nell’assorbimento della tiamina e l’intestino nell’assorbimento delle vitamine.
  • Aumenta l’energia vitale grazie al fosforo contenuto in essa, che favorisce la sintesi dei fosfolipidi e la formazione di ATP.
  • Rimedia ai danni epatici causati dall’alcolismo.
  • Supporta il dimagrimento, in quanto nella bile agisce da “solvente”, aiutando la digestione e l’assorbimento dei grassi e aiuta il controllo del colesterolo nel sangue.

Per questo motivo, è consigliabile inserire la lecitina nella nostra dieta, soprattutto in quella delle persone obese e anziane, dal momento che i test effettuati su questi ultimi, affetti da Alzheimer, hanno dimostrato un miglioramento della memoria e dell’apprendimento. Includere, poi, la vitamina B3 (niacina) può rivelarsi importante per controllare i livelli di colesterolo e trigliceridi nel sangue, ottenendo un effetto intensificato in combinazione con la lecitina.

Ángel Salazar

Kinepharma

Le intolleranze alimentari e la loro diagnosi

Come abbiamo visto in alcuni articoli precedenti, le intolleranze alimentari sono fondamentali per controllare i problemi di salute comuni dei nostri pazienti. Spesso le intolleranze alimentari sono indice di una malattia grave, i cui sintomi potrebbero rimanere latenti, minando però la nostra salute a poco a poco. Per questo motivo, una volta diagnosticate, è necessario iniziare una terapia quanto prima.

Va poi ricordato che molte volte le intolleranze alimentari possono essere reversibili, anche se è comunque importante identificarle. Esse possono manifestarsi in seguito a problemi digestivi o all’assenza di determinati enzimi nel nostro organismo. Infatti, il mal assorbimento di un certo alimento alla fine ne provoca un’intolleranza. Le principali intolleranze alimentari riguardano il latte, i cereali (soprattutto il grano), le uova, i crostacei e il pesce.

Possono poi causare un problema alla membrana intestinale, come la disbiosi dovuta alla mancanza di flora intestinale, candide, problemi di permeabilità, ecc. In alcune occasioni, disturbi al sistema digerente possono originare quella che è chiamata “permeabilità intestinale”, che provoca problemi al sistema immunitario nel momento in cui nell’intestino le sostanze sono filtrate e raggiungono il flusso sanguineo. Poiché la membrana intestinale permette il passaggio dei prodotti della digestione, in questo caso le tossine, così come i metalli pesanti, gli insetticidi, i prodotti propri dell’alimentazione, possono raggiungere le cellule. Questo porta alla formazione di anticorpi che può originare allergie o malattie autoimmuni.

Per questo motivo, se un alimento provoca un’intolleranza, si assisteranno alla comparsa di alcuni sintomi come infiammazioni, prurito, fitte, dolori addominali, gas intestinali, diarrea, distensione addominale, ecc. Molto probabilmente questo avverrà solo dopo un certo periodo, per questo è importante compiere i test necessari.

Nel caso in cui si riesca a eliminare questi alimenti dalla propria dieta e si curino i sintomi presenti, è possibile che dopo un periodo determinato si possano consumare nuovamente. Sarà, quindi, sempre più evidente la necessità di un cambiamento a livello nutrizionale. Prima di tutto sarà fondamentale identificare quali prodotti provoca l’intolleranza alimentare attraverso un kit di Kinesiologia d’intolleranze alimentari, che indicherà quali cibi, vanno evitati.

Angel Salazar

Kinepharma

 

Il cibo e il sistema immunitario

Ogni tipo di alimento provoca un’infiammazione. Quando mangiamo non ingeriamo solo sostanze nutritive, ma consumiamo anche una quantità significativa di batteri. Allo stesso tempo, il nostro corpo deve affrontare l’assimilazione del glucosio ingerito e combattere i batteri. Ciò provoca una risposta infiammatoria che attiva il nostro sistema immunitario e che ha una funzione protettiva, come hanno dimostrato per la prima volta i medici dell’Università e dell’Ospedale Universitario di Basilea. Tuttavia, nelle persone in sovrappeso questa risposta fallisce, portando a volte allo sviluppo del diabete.

E’ noto che il diabete di tipo 2 (o diabete degli adulti) provoca un’infiammazione cronica, con una serie di effetti negativi. Una serie di studi clinici ha trattato il diabete attraverso l’eliminazione della sovrapproduzione di una sostanza implicata in questo processo, la interleuchina-1beta (IL-1beta). In pazienti affetti da diabete, questa sostanza messaggera scatena l’infiammazione cronica e fa si che le cellule beta produttrici di insulina muoiano.

Attivazione del sistema immunitario

Tuttavia, questa infiammazione racchiude alcuni aspetti positivi, come scritto di recente da alcuni studiosi del Dipartimento di Biomedicina dell’Università e dell’Ospedale Universitario di Basilea sulla rivista Nature Immunology. Negli individui sani le risposte infiammatorie a breve termine svolgono un ruolo importante nell’assorbimento dello zucchero e nell’attivazione del sistema immunitario.

Il lavoro del Professore Marc Donath, Capo del Dipartimento di Endocrinologia e Diabete dell’ospedale e del suo gruppo di studio, dimostra che il numero di macrofagi (un tipo di cellula immune) intorno all’intestino aumenta durante i pasti. Queste cellule, chiamate “pulitrici”, producono la sostanza messaggera IL-1beta in quantità diverse, a seconda della concentrazione di glucosio nel sangue. Inoltre, stimolano la produzione di insulina nelle cellule beta pancreatiche e questo fa si che i macrofagi aumentino la produzione di IL-1beta. L’insulina e l’IL-1beta collaborano per regolare gli zuccheri nel sangue, mentre la sostanza messaggera IL-1beta garantisce la quantità necessaria di glucosio nel sistema immunitario e che quindi rimanga attivo.

Batteri e sostanze nutritive

Secondo gli esperti , questo meccanismo del metabolismo e del sistema immunitario dipende dai batteri e dalle sostanze nutritive che si ingeriscono durante i pasti. Con le sostanze sufficienti, il sistema immunitario è capace di combattere i nuovi batteri in modo adeguato. D’altra parte, quando si verifica una carenza di sostanze nutrienti, le poche calorie rimaste devono essere conservate per le funzioni vitali importanti a spese della risposta immunitaria. Questo spiega perché le malattie infettive si manifestano frequentemente nei paesi più poveri, caratterizzati da gravi carenze di cibo.

 Angel Salazar

Kinepharma

La scelta dell’alimentazione corretta

 

In questi giorni di eccessi alimentari è opportuno stabilire nuovamente una direzione corretta a livello nutrizionale nonché chiederci come dovrebbe essere la nostra alimentazione e se stiamo agendo correttamente.

 Gli alimenti freschi non solo fanno bene all’organismo per via della loro freschezza, ma perché contengono numerosi enzimi e non sono ossidati; come sappiamo, l’ossidazione è un processo chimico che si verifica quando la materia entra in contatto con l’ossigeno. Ciò accade molto spesso con il ferro o con i metalli, ma anche con gli alimenti, ad esempio quando utilizziamo l’olio per friggere notiamo che questo scolorisce e annerisce.

Bisogna sapere che quando questi alimenti ossidati entrano nel nostro corpo si formano i radicali liberi, in grado di danneggiare il nostro organismo a causa della notevole capacità di ossidazione, di gran lunga superiore a quella dell’ossigeno.

Gli alimenti ossidati non sono gli unici che producono radicali liberi, ma li generano anche una serie di elementi come il tabacco, l’alcol e lo stress; in primo luogo, i radicali liberi vengono prodotti perfino quando respiriamo. Noi esseri umani respiriamo ossigeno e bruciamo glucosio e grasso nelle cellule, fonti della nostra energia, ma il 2% di ciò che entra nel nostro corpo è formato da radicali liberi.

Tuttavia, benché siano considerati i cattivi, i radicali liberi ricoprono anche una funzione essenziale che permette di uccidere virus, batteri, funghi e di eliminare infezioni. Tuttavia, quando il numero di radicali liberi supera un certo livello, essi iniziano a distruggere la cellula e il suo DNA.

 

Qual è il meccanismo dell’organismo per difendersi dai radicali liberi?

Si tratta di un enzima antiossidante chiamato superossido dismutasi (SOD). Questa fiala è disponibile in un Kit del sistema endocrino.

A partire dai 40 anni la quantità nell’organismo diminuisce, ecco perché molti autori collegano questa età all’aumento delle malattie connesse allo stile di vita.

In conclusione, continuando a mangiare gli alimenti ossidati genereremo una grande quantità di radicali liberi nel nostro organismo; inoltre, gli alimenti ossidati contengono pochissimi enzimi, dunque il corpo avrà molte difficoltà a produrre enzimi madre ed entreremo in un circolo vizioso di radicali liberi non neutralizzati che causeranno malattie.

Al contrario, l’alimentazione con alimenti freschi ricchi di enzimi, oltre a limitare la quantità di radicali liberi limita anche il deterioramento degli enzimi madre del corpo, conservando per molto più tempo la salute generale del nostro organismo e della nostra energia.

 

Ángel Salazar

Kinepharma

Intolleranza al glutine

Il glutine è una miscela proteica presente non solo nel grano, ma in tutte le specie di Tritico, come il frumento, il farro, il kamut, la segale, l’orzo, l’avena e le loro varietà ibride.

L’intolleranza al glutine viene comunemente chiamata “malattia celiaca”. Si manifesta in individui geneticamente predisposti attraverso una reazione infiammatoria, provocata da un problema immunitario causato da questa proteína. Tutto ciò avviene a livello della mucosa dell’intestino tenue, nel quale l’assorbimento corretto delle sostanze nutritive viene meno.

I sintomi che si presentano sono solitamente perdita di appetito e di peso, distensione addominale, anemia, diarrea cronica e vomito. Nei bambini, invece, provoca un ritardo della crescita, che generalmente si verifica poco dopo l’inizio di assunzione di cereali. Molte volte, però, si ha una situazione asintomatica, soprattutto al principio.

Questa malattia viene associata ad altre, come l’anemia, l’infertilità, l’osteoporosi, la malattia tiroidea o la depressione. Per questo motivo lo sviluppo di una di queste patologie può essere dovuto all’intolleranza a questo alimento.

E’ necessario porre molta attenzione alle etichette degli alimenti, perché la maggior parte di essi contengono glutine, anche se in piccole percentuali. Si possono invece consumare cibi naturalmente privi di glutine come il riso, il mais, la frutta, le patate, la verdura e la carne e il pesce non lavorati.

L’intolleranza al glutine non deve essere confusa con l’allergia al glutine. Per quest’ultima il consumo di glutine è assolutamente vietato, perchè può provocare uno shock anafilattico o addirittura la morte.

Come possiamo identificare questa malattia con la kinesiologia?:

Prima di tutto, si può verificare la presenza di un’intolleranza alimentare grazie alla fiala causticum D 30, che provocherà un AR se posta sul paziente. La fiala di glutine, in contrasto, correggerà questo AR (Arm Reflex o l’accorciamento del braccio). Questo materiale si può trovare nel kit intolleranze alimentari.

 

Angel Salazar

Kinepharma

 

Ott 28, 2016

Lo zucchero semplice e i problemi di salute mentale

zucchero semplice

Se vogliamo mantenere a lungo termine un ottimo stato di salute, sia mentale che intestinale, non possiamo ignorare i rischi provocati dal consumo di una grande quantità di zucchero semplice nella nostra dieta.

Lo zucchero semplice non è altro che lo zucchero bianco o raffinato, presente in un’infinità di alimenti, come i dolci, la carne trattata con sostanze chimiche, il pane, i cibi pronti, gli insaccati, le bibite gasate, i succhi di frutta e i carboidrati raffinati.

La presenza di zucchero nel sangue è di vitale importanza per essere sani dal punto di vista mentale. Affinchè il livello di glucosio del nostro organismo non subisca alterazioni, abbiamo a disposizione un organo che svolge questa specifica funzione: il pancreas.

I carboidrati raffinati, ad esempio, provocano un aumento eccessivo dello zucchero nel sangue, così che il pancreas deve compiere un grande sforzo e compensare questo aumento con l’insulina.

Quando basiamo per anni la nostra alimentazione sui carboidrati raffinati (dolci, paste, farine raffinate, riso bianco, ecc…), avviene una rottura dell’equilibrio del nostro organismo.

Cosa succede quando si incrina questa armonia organica?Alcuni importanti neurotrasmettitorivengono colpite: quelli che regolano il sogno, il nostro stato d’animo, la motivazione o l’apprendimento.

 meccanismi di neurotrasmissione

Può poi provocare perdita del controllo di guida, perché lo zucchero inibisce i nostri meccanismi di neurotrasmissione, ossia la capacità di trasmettere l’informazione da un neurone all’altro, che arriva quindi in ritardo o viene persa. Per questo motivo, la nostra capacità di reazione o la nostra memoria possono venire intaccate.

Studi recenti dimostrano che lo zucchero riduce drasticamente la quantità di sostanze con le quali il cervello elabora la maggior parte dei neurotrasmettitori.

Il nostro sistema nervoso utilizza il glucosio dello zucchero semplice come combustibile e nell’ippotalamo ci sono glucorecettori che hanno il compito di controllare e regolare la quantità di glucosio presente nel sangue.

Se è presente in modo insufficiente, lo zucchero immagazzinato nel corpo viene liberato e trasformato in glucosio. Quando invece il livello è troppo alto, il pancreas riceve l’ordine di liberare insulina, in modo da rimediare e metabolizzare questo eccesso anomalo di zucchero. Se ciòaccade, l’organismo si trova costantementesottosforzo.

In più, questo brusco cambiamento di quantità di zucchero nel sangue può generare sbalzi d’umore e instabilità emotiva.

Dopo anni di consumo di zucchero semplice, il nostro organismo ha bisognodi sempre più tempo per stabilizzare nuovamente il sistema nervoso, quello endocrino e gli squilibri comportamentali, rischiando di provocare disordini cronici.

Pertanto, è raccomandabile modificare alcune abitudini basilari, propendere per la pasta, riso e pane integrale, non abusare delle bibite zuccherate e soprattutto leggere attentamente gli ingredienti della carne, degli insaccati e di altri prodotti trattati prima della vendita.

Set 30, 2016

I tuoi livelli di calcio sono nella norma?

Alimenti, calcio

La maggior parte degli uomini associa il calcio a ossa forti. Tuttavia, ci sono molti altri aspetti a noi sconosciuti relativi agli effetti del calcio sul nostro organismo e degli altri minerali necessari per il suo adeguato assorbimento. Ad esempio, il magnesio è fondamentale per avere ossa forti e sane, in quanto è solo grazie a esso che il calcio può essere metabolizzato.

Circa il 95% del calcio che ingeriamo è destinato alla mineralizazzione delle ossa e dei denti. L’1% restante svolge altre funzioni, come coagulare il sangue, controllare le contrazioni del cuore e i muscoli del corpo. Serve, inoltre, per liberare l’energia degli alimenti e aiutare l’organismo a utilizzare il ferro disponibile.

Le ossa sono costituite da strutture solide, che non rimangono inalterate, ma cambiano e si rimodellano costantemente nel tempo.

Tutto il calcio assorbito dal nostro corpo, attraverso una dieta o integratori alimentari, si deposita nelle ossa formando osso nuovo, mentre il vecchio viene riassorbito ed eliminato. Ogni volta che il nostro organismo ha bisogno di regolare la propria quantità di calcio, quest’ultimo viene estratto dall’osso stesso.

Come la maggior parte di noi sa, il nostro corpo giunge alla maturità scheletrica intorno ai 30 anni. A questo punto, la quantità di calcio che si deposita nelle ossa è la stessa che riassorbiamo.

Per questo motivo, una volta compiuti 30 anni d’età, conviene rifornirsi della quantità di calcio necessaria affinché l’osso non si debiliti e non perda più densità del dovuto nel momento in cui il nostro organismo si trova a riassorbire il minerale.

Se fin da bambini forniamo alle nostre ossa il calcio e gli altri elementi nutritivi fondamentali per il nostro sistema scheletrico, come la vitamina D, la vitamina K o il Magnesio, stimoliamo la formazione di osso nuovo che ci proteggerà da una futura osteoporosi.

L’osteoporosi rende le ossa porose, fragili e sensibili a fratture.

osteoporosi, calcio

Nel caso delle donne, durante la menopausa o la post-menopausa, la diminuzione di estrogeni nell’organismo accelera la perdita di massa ossea. L’ingestione di alimenti o integratori alimentari che contengono calcio e vitamina D ci aiuta a prevenire tutto questo.

Così, se facciamo attenzione alla nostra alimentazione e se facciamo regolare esercizio fisico, gli effetti dovuti all’età diminuiranno con il passare degli anni.

Oltre ad essere strettamente collegato alla salute ossea, il calcio aiuta anche a diminuire la sindrome premestruale. Diversi studi hanno confermato i benefici di questo minerale nell’alleviare i suoi sintomi (dolori, coliche, sbalzi di umore).

Questo accade perché gli ormoni ovarici influenzano il metabolismo del calcio, mentre gli estrogeni il suo assorbimento intestinale, come nel caso di una “ipocalcemia”. Questa mancanza di calcio può essere eliminata assumendo integratori.

Solitamente associamo il calcio ai latticini, ma lo possiamo trovare anche nelle mandorle, nei semi di sesamo, di senape, nei molluschi, nelle fave, nelle gallette, nelle albicocche essiccate, nelle alghe marine e in tanti altri alimenti.

Set 23, 2016

Perchè includere le alghe marine nella nostra dieta

le alghe marine

Gli alimenti lavorati, le sostanze chimiche utilizzate nelle coltivazioni e le cattive abitudini alimentari portano il nostro organismo a debilitarsi, a causa della mancanza di sostanze nutritive che col tempo provocano effetti indesiderati per la nostra salute.

Le alghe marine sono un buon integratore per attenuare le possibili carenze nutrizionali, in quanto ci rivitalizzano e ringiovaniscono. Possiedono tutte le sostanze nutritive di base di cui ha bisogno il nostro corpo, ci depurano e ci disintossicano.

Per quanto riguarda i valori nutrizionali delle alghe marine:

– Sono ricche di proteine, di buona qualità e contengono gran parte degli amminoacidi essenziali (il nostro organismo non può sintetizzarli, ma li assimila attraverso l’alimentazione).

Inoltre, questi amminoacidi sono facili da digerire grazie alla composizione delle alghe, sono ricche di enzimi e di sali minerali.

A differenza delle proteine animali, possiamo dire che le alghe si digeriscono fino a 5 volte più rapidamente, non contengono colesterolo, grassi saturi, residui antibiotici, pesticidi e ormoni della crescita.

– Sono alimenti poveri di carboidrati e zuccheri, ideali per la crescita, periodi di convalescenza, gravidanza e per una dieta dimagrante. Contengono alcuni carboidrati come il mannitolo, uno stimolante epatico e leggermente lassativo, che non aumenta il glucosio nel sangue, quindi è un integratore ideale per i diabetici. Sono poco calorici e gli zuccheri sono di tipo mucillaginoso.

– I polisaccaridi contenuti nelle alghe hanno la capacità di ridurre la presenza di metalli pesanti nel nostro organismo. Sono attratti dal solfuro degli enzimi, con i quali si combinano, producendo effetti tossici. Le alghe marine impediscono questa unione e proteggono il nostro corpo.

includere le alghe marine nella nostra dieta

– La presenza di grassi è intorno al 5%: sono principalmente acidi grassi polinsaturi, favoriscono la riduzione del “colesterolo cattivo” e l’aumento del “colesterolo buono”.

– Le alghe contengono un’alta percentuale di vitamine C, E, del grupo B e provitamina A.

Sono inoltre molto ricche di vitamine B12, ideali per vegetariani e vegani.

E’ consigliabile mangiarle crude o dopo averle tenute in ammollo (nel caso delle essiccate) per assumere l’intero apporto vitaminico.

– Per quanto riguarda i sali minerali e gli oligoelementi delle alghe marine, i minerali sono ricchi di calcio, sodio, ferro, potassio, fosforo e magnesio. Alcuni tipi di alghe contengono una quantità di sali minerali pari fino al 35% del loro peso. Ci sono pochissimi alimenti che possiedono un apporto minerale così elevato.

Se cuciniamo le alghe, i sali minerali rimarranno nel liquido, quindi possiamo utilizzare il brodo ottenuto per zuppe o tisane.

D’altra parte, sono ricche di oligoelementi che, come già detto, sembrano compiere una funzione chiave in tutti i processi metabolici vitali, oltre ad aiutare a prevenire l’invecchiamento.

Gli oligoelementi che compongono le alghe marine conferiscono loro proprietà disintossicanti. Tra quelli presenti maggiormente troviamo lo iodio, lo zinco, il silicio, il cobalto, il cromo e il magnesio.

– La clorofilla, il pigmento che dà il colore verde alle piante e alle alghe, è un’altra sostanza utile di questi superalimenti. Serve per evitare la costipazione, favorisce la riparazione dei tessuti danneggiati, diminuisce il colesterolo e i trigliceridi, riduce l’alitosi, disintossica e ha proprietà antitumorali.

 L’introduzione dell’alga marina nella nostra dieta può, quindi, aiutarci ad avere un corpo sano senza fare il minimo sforzo.

 

 

Set 2, 2016

Perché scegliere proteine vegetali?

proteine animali o vegetali?

Le proteine del nostro corpo costituiscono gran parte della massa corporea e per poterne disporre e rinnovarle costantemente è necessario assumerle in maniera continuata con l’alimentazione. L’alimentazione è l’unico modo di ottenere gli amminoacidi fondamentali che costituiscono le proteine, dal momento che il corpo umano non è in grado di sintetizzarle. Contrariamente a quanto avviene nelle piante, che sono in grado di sintetizzarle anche attraverso l’acqua.

Ingerendo gli alimenti assumiamo dunque proteine già formate, direttamente tramite gli alimenti o nutrendoci di carne di animali che abbiano a loro volta mangiato piante.

Ne deriva che in fin dei conti tutte le proteine provengono dalle piante e ciò ha motivato molti movimenti per un’alimentazione migliore e più sana, dal momento che è più facile ricorrere al principio della catena alimentare e al principio vegetale, senza dover allevare animali per poi mangiarne la carne.

Un dettaglio di cui tenere conto è sicuramente che per ogni chilo di proteine animali ne servono sette di proteine vegetali.

Il fabbisogno proteico raccomandato nei valori nutrizionali giornalieri si aggira sui 0,8 g/Kg di peso a partire dai 19 anni e su 1 g/kg tra gli 11 e i 14 anni, sebbene agli atleti se ne raccomandino fino a 2 g/kg.

Anche quando si praticano attività di resistenza è necessario un apporto extra di proteine, a causa dell’ossidazione degli amminoacidi “a catena ramificata” nel muscolo.

Il nostro corpo assimila soltanto amminoacidi e non proteine complete, quindi l’organismo non è in grado di distinguere se tali amminoacidi provengano da proteine di origine animale o vegetale.

Confrontando i due tipi di proteine è possibile concludere che quelle di origine animale sono molecole molto più grandi e complesse, quindi contengono una maggiore quantità a varietà di amminoacidi. In generale, il loro valore biologico è maggiore rispetto a quelle di origine vegetale.

proteine vegetali

Tuttavia, sono più difficili da digerire perché prevedono molti più legami tra gli amminoacidi da spezzare.

Associando in maniera adeguata proteine vegetali, legumi con cereali o latticini con cereali, è possibile ottenere un insieme equilibrato di amminoacidi.

Le proteine del riso contengono tutti gli amminoacidi essenziali, ma poca lisina. Associati a legumi come le lenticchie o i ceci, ricchi di lisina, la qualità biologica e l’apporto proteico ottenuti sono maggiori rispetto a gran parte dei prodotti di origine animale.

È inoltre opportuno tenere conto del fatto che le proteine animali contengono composti presenti nei tessuti dell’animale, quali ammoniaca e acido urico che questi non ha potuto eliminare prima di essere macellato. Il metabolismo dei vegetali è diverso e non contengono questo tipo di composti.  Possiamo evitare le tossine della carne consumando le proteine di origine animale contenute in uova, latte e derivati.

Come ben sappiamo, le proteine animali contengono grassi di origine animale, prevalentemente saturi, e ciò rappresenta un fattore di rischio per le patologie cardiovascolari. Al contrario, il pesce apporta sali minerali, vitamine e grassi polinsaturi, presenti soprattutto nel pesce azzurro.

In sostanza si raccomanda che un terzo delle proteine che assumiamo siano di origine animale, ma è assolutamente possibile essere ben nutriti soltanto con le proteine vegetali.

Tenendo ovviamente sempre presente il modo di associare gli alimenti in funzione dei loro amminoacidi. È inoltre possibile supplire l’eventuale carenza di vitamina B12 o sali minerali quali il ferro semplicemente inserendo nell’alimentazione alghe o uova, oltre a mantenere un’adeguata flora intestinale. Si tratta di soluzioni più che sufficienti per evitare carenze di questa importante vitamina.

Lug 1, 2016

L’importante ruolo del glutatione contro le malattie e le tossine dell’organismo

glutatione, antiossidanti

Questa settimana vogliamo parlarvi di uno degli antiossidanti più efficaci: il Glutatione.

Questo antiossidante viene prodotto da tre noti amminoacidi: la L-Glutammina, L-Cisteina e la  Glicina. Lo troviamo in tutto l’organismo: in grandi quantità nel fegato, in minori nel plasma del sangue.

Le molecole di glutatione esercitano funzioni molto importanti nel nostro organismo, per esempio:

Ha il compito di alimentare o saziare certi tipi di radicali liberi pericolosi per proteggere le cellule. In questo modo, evita che l’ossidazione aumenti e impedisce che il nostro DNA si modifichi a causa sua.

Data la sua funzione protettiva, è molto utile per evitare che i raggi ultravioletti abbiano effetti sugli occhi e sulla pelle. E’ necessario per la nostra salute, per questo occorre conservarlo durante tutto l’anno, soprattutto durante il periodo estivo, se vogliamo aiutare il nostro organismo a combattere l’eccesso di radicali liberi prodotti dai raggi solari.

E’ conosciuto per la sua capacità di neutralizzare le tossine nel fegato, nei reni, nei polmoni e nella parete intestinale. Inoltre, fa parte delle glutatione S-transferasi, famiglia di enzimi molto diversi tra loro ma che riescono a unirsi alle tossine, facendo sì che la loro eliminazione avvenga più facilmente fuori dalle cellule, quindi dall’organismo.

Riveste un ruolo fondamentale per la riparazione del DNA, per la sintesi delle proteine, delle prostaglandine e per il trasporto degli amminoacidi.

Il Glutatione è di grande importanza anche per le persone immunodepresse o nel caso sia presente un virus, momento in cui il sistema immunitario deve rafforzarsi.

D’altra parte, se fumiamo, beviamo alcolici o caffè, ingeriamo medicinali come il Tylenol, facciamo esercizio fisico smisurato, ci esponiamo eccessivamente alle radiazioni ultraviolette o all’inquinamento atmosferico, il glutatione si riduce nel nostro organismo.

glutatione, radiazioni ultraviolette

Per questo, è necessario mantenere un buon indice di glutatione, sia per combattere qualunque malattia, sia per rimanere in salute, senza tossine, con cellule sane e un sistema immunitario forte.

Come possiamo aumentare il glutatione?

Alcuni studi realizzati su questo antiossidante hanno dimostrato che il glutatione ingerito direttamente per via orale non viene assorbito correttamente. Viene infatti trattenuto dalle cellule che si trovano lungo la parete intestinale e lì rimane.

Pertanto, il modo più giusto per far giungere l’antiossidante nel sangue e successivamente nelle cellule è quello di ingerire i suoi precursori, ossia gli amminoacidi che lo producono: la  L- Glutammina, L-Cisteina e la Glicina.

Per determinare concretamente il tipo di antiossidante che necessita il nostro organismo, possiamo realizzare il test kinesiologico, utilizzando l’ampolla dei radicali liberi in un test basico, così come le ampolle di SOD, GPSx di un test del sistema endocrino, oltre alle ampolle dei minerali e delle vitamine.

 

 

 

 

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