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Digiuno

Molta gente ha iniziato a mostrare interesse per i benefici del digiuno da maggio 2010, quando  sul quotidiano francese Le Figaro è apparsa la storia di Prahlad Jani, indiano di 82 anni, che raccontò di aver trascorso più di 70 anni senza acqua né cibo.

Jani che dagli 8 anni d’età intraprese la vita da monaco errante, iniziò un lungo digiuno che arriva fino ai nostri giorni questo giorno. La sua storia è stata verificata da un team di 35 scienziati dell’organizzazione Defense Research & Development Organization of India.

L’esperimento che è durato 15 giorni, comprendeva imaging a risonanza magnetica (MRI), analisi del sangue, misurazioni del cervello e dell’attività cardiaca di Jani. Il team di ricercatori non ha trovato nessuna prova in grado di dimostrare che Jani avesse mangiato o bevuto qualcosa durante i 15 giorni di esperimento. I medici hanno affermato che dopo essere digiunato per due settimane, l’ottantenne indù era più sano di una persona di 40 anni.

In Europa già dall’inizio del XX secolo ha avuto inizio la ricerca e l’applicazione della terapia del digiuno. Queste indagini sono state avviate in Russia e in Germania, con eccellenti risultati su pazienti affetti da qualsiasi tipo di malattia, come l’asma, malattie psichiatriche, tumori e malattie degenerative.

Sessant’anni fa, in contrasto con la pratica abituale,  il dottor Korsakov di Mosca, consentí a un paziente con disturbi mentali, che non voleva mangiare, di continuare in quello stato. I risultati ottenuti furono spettacolari: in tre settimane, il paziente si riprese, fu dimesso e ritornò ad una vita normale.

Il documentario “Il digiuno, una nuova terapia“, trasmesso sulla rete franco-tedesca ARTE nel marzo del 2012, mostra chiaramente come si fanno questi digiuni e i controlli effettuati, descrivendo attraverso i suoi protagonisti i fantastici risultati ottenuti con la terapia del digiuno.

Attualmente nell’ambito della ricerca spiccano l’Istituto CNRS di Strasburgo e il Dipartimento di Medicina Naturale dell’ospedale universitario “Charité” di Berlino. Per quanto riguarda il campo della terapia si distinguono la clinica Goriachinsk in Russia, ai piedi del  lago Baikal e la clinica Buchinger in Germania (1953) e Marbella (1973), che d più di 60 anni, cura tutti i tipi di pazienti con ottimi risultati.

Processo del digiuno

Innanzitutto bisogna specificare che il digiuno prolungato deve essere effettuatto sotto controllo medico e di solito va da cinque giorni a tre settimane a seconda della gravità della malattia. A volte deve essere ripetuta una seconda fase di digiuno, dopo che sia trascorso un po’ di tempo.

 Il digiuno non è la cura, però crea le condizioni essenziali affinchè l’organismo possa curarsi solo, in quanto tutte le tossine accumulate a causa della cattiva alimentazione, lo stress, e l’inquinamento sono rimossi ed eliminati.

Il peggio arriva il secondo o terzo giorno che è conosciuto come “crisi di acidosi“, il corpo accumula corpi chetonici, ciò non significa che la reazione del sangue sia acido, in realtà si trata di una diminuzione di alcalinità dovuta all’eliminazione di calcio e magnesio per neutralizzare i suddetti corpi chetoni. Questa fase si verifica quando il corpo ha esaurito le riserve di glicogeno e comincia a trasformare i grassi in energia.

Secondo lo pneumologo Dr. Sergei Osinin, che da quarant’anni studia gli effetti del digiuno su pazienti asmatici, non si verifica nessun incidente, constatando che le cellule polmonari migliorano dopo 12 giorni di digiuno eliminando completamente l’istamina responsabile dell’ipersecrezione e gli spasmi muscolari.

Altri benefici del digiuno sono:

  • Interruzione delle cattive abitudini alimentari;
  • Eliminazione della dipendenza da cibo e  additivi tossico come caffè, tabacco, alcool, ecc.;
  • Disintossicazione, depurazione e pulizia del corpo;
  • Perdita di peso, effetto di ringiovanimento;
  • Aumento dell’efficacia del sistema immunitario e una maggiore resistenza alle malattie;
  • Riduzione delle infiammazioni e del dolore;
  • Pulizia degli organi emuntori come fegato, reni, intestino, pelle e polmoni;
  • Riduzione delle allergie;
  • Miglioramento della pelle (eczema, psoriasi, orticaria, ecc.);
  • Miglioramento dell’acutezza dei sensi (udito, vista e gusto);
  • Diminuzione dello stress e miglioramento dell’umore e del sonno;
  • Maggiore lucidità, concentrazione e aumento della memoria;
  • Maggiore equilibrio emotivo;
  • Miglioramento delle funzioni digestive;
  • Eliminazione della costipazione, riparazione della flora intestinale e eliminazione della candida

E molti altri.

Nei prossimi articoli vedremo qual è il procedimento migliore per iniziare questo tipo di terapia e le fasi da seguire.

 

Ángel Salazar Magaña (angelsalamag@gmail.com)

Kinepharma.

 

Aspetti da considerare sul test degli alimenti

Quando si esegue un test sugli alimenti dobbiamo innanzitutto fare una distinzione tra allergia alimentare e intolleranza. L’allergia colpisce il sistema immunitario per cui vi è una produzione di fattori immunologici e istamina.

Molti alimenti che mangiamo contengono proteine che all’inizio sono estranee all’organismo. Queste proteine sono assimilate dall’organismo in seguito alla loro scomposizione in amminoacidi, i quali sono poi ristruttutati secondo uno schema altamente individualizzato, determinato dalla genetica di ogni individuo. Attraverso questo processo, tali proteine si trasformano in proteine proprie dell’organismo, favorendo in tal modo l’assimilazione degli alimenti nell’organismo.

Le proteine che durante il processo di digestione non si scompongono completamente o parzialmente nello stomaco, ma rimangono per così dire estranee all’organismo, passano al sistema immunitario dell’intestino che è altamente sviluppato e con l’ausilio di speciali leucociti del sangue, i linfociti T soppressori, sono trasformate in proteine tollerabili, cioè compatibili con le nostre proteine.

Se a causa di qualche errore congenito o acquisito del sistema di difesa dell’organismo, le proteine rimangono estranee all’organismo, queste ultime agiscono come veri e propri antigeni provocando reazioni infiammatorie con la conseguente liberazione di sostanze vasoattive, vale a dire reazioni allergiche. La loro manifestazione patologica si verifica nel tratto digestivo e consiste essenzialmente in una permeabilità elevata ed un’insufficienza funzionale della mucosa intestinale.

Al contrario l’intolleranza è la capacità di ingerire quantità normali di cibo per ragioni non correlate al sistema immunitario. La reazione conseguente all’ingestione dell’alimento si produce con ritardo (dopo alcuni giorni), o quando si ingerisce una quantità maggiore dello stesso.  L’intolleranza al lattosio per esempio rientra in questa categoria. Il prodotto a cui si è intolleranti è un pericolo a lungo termine in quanto danneggia il sistema digestivo e quello fisiologico, ma non provoca lo stesso danno che causa un prodotto a cui si è allergici.

Sia per l’intolleranza sia per l’allergia, quando si esegue il test conviene partire da un AR (Arm Reflex) provocato dalle fiale, o dal punto del corpo che le definisce. Questo perchè se si parte ad esempio da un AR nascosto e la fiala del prodotto in concreto lo corregge, è propabile che il corpo abbia bisogno di questo prodotto, non perché lo danneggi.

A volte accade che ciò che pensiamo sia una intolleranza alimentare è semplicemente una combinazione erronea degli alimenti che mangiamo; nel 1951 il Dr. Herbert Shelton della Scuola di Salute di San Antonio (Texas) pubblicò il libro “La combinazione degli alimenti” in cui descrisse le regole di base, tuttora vigenti, della giusta combinazione degli stessi. Sarebbero errate le seguenti combinazioni:

  • Combinazione di acidi con amidi, ad esempio limoni, ananas, pompelmo con patate.
  • Combinazione di proteine con amidi, ad esempio pasta con carne.
  • Combinazione di proteine con diverse proteine, ad esempio carne di vitello con carne di maiale.
  • Combinazione di acidi con proteine, ad esempio pomodori con carne.
  • Combinazioni di grassi con proteine, ad esempio burro e tutti i tipi di salse di olii con noci, formaggio, uova e carne.
  • Combinazione di zuccheri con proteine, ad esempio salse dolci o marmellate con carne.
  • Combinazione di zuccheri con amidi, ad esempio zuccheri con pasta.
  • Combinare melone e anguria con altri alimenti.

Per questo è necessario sapere che tipo di alimenti assume il paziente, e in particolare come  combina gli stessi. Molte persone hanno scoperto che realmente il melone non gli faceva male, semplicemente lo mangiavano in combinazione con altri prodotti. Anguria e melone devono essere consumati in pasti separati, eliminando in questo modo tutti i problemi digestivi: produzione di gas intestinali, eruttazione, acidità, etc.

Possiamo controllare queste combinazioni incompatibili, utilizzando le fiale di un test delle intolleranze alimentari e combinando diverse fiale di prodotti ai quali i pazienti non sono intolleranti come proteine, carboidrati, zuccheri e grassi.

 

Ángel Salazar Magaña (angelsalamag@gmail.com)

Kinepharma.

Disidratazione

L’acqua è l’elemento base regolatore o nutritivo funzionale di tutte le reazioni biologiche presenti in natura, pertanto essenziale per una corretta alimentazione e l’adeguato funzionamento delle relazioni metaboliche.

Per poter vivere, l’acqua è più importante del cibo. Una persona può sopravvivere per settimane senza mangiare, ma solo pochi giorni senz’acqua. Quest’ultima è un elemento essenziale del sangue, della linfa, delle secrezioni corporee (liquido extracellulare) e delle cellule del corpo (liquido intracellulare). Più della metà del peso di un adulto (60% negli uomini e 54% nelle donne) si deve a questo composto. Il mezzo extracellulare contiene un terzo dell’acqua corporea totale, compreso il liquido plasmatico e quello che occupa gli spazi interstiziali; il mezzo intracellulare a sua volta contiene i restanti due terzi. Le cellule comunicano correttamente tra loro se vi è un’idratazione adeguata; se invece ciò non avviene, sopraggiunge la malattia.

L’acqua è il mezzo universale di cui tutti gli organi hanno bisogno per garantire il proprio funzionamento.  È coinvolta nella digestione, l’assorbimento, la circolazione e la secrezione; è essenziale nella regolazione della temperatura corporea e svolge un ruolo importante in tutte le funzioni meccaniche, in quanto serve come lubrificante nelle articolazioni e consente il movimento delle viscere nella cavità addominale. I prodotti di scarto o tossine dei tessuti sono trasportati al sangue in soluzioni acquose, il cui contenuto in acqua è di circa l’80%, per poi essere eliminati attraverso le urine che a loro volta sono formate per nove decimi da questo composto.

L’acqua svolge un ruolo importantissimo nei succhi gastrici secreti dalle ghiandole, nel trasporto degli enzimi all’apparato digerente, nel trasporto dei nutrienti digeriti al sangue e alla linfa. Nel torrente sanguigno circolano continuamente più di 4 litri di acqua. Il rene ha bisogno di grandi quantità di acqua per trasportare tossine o materiali di rifiuto disciolti.

A livello del sistema respiratorio, l’acqua fluidifica il muco, nel sistema urinario favorisce una corretta diuresi, nell’apparato digerente mantiene le feci pastose permettendo una corretta defecazione e a livello cutaneo interviene nei processi di purificazione (brufoli, eczema, orticaria, ecc) canalizzando l’eliminazione delle sostanze tossiche attraverso gli organi emuntori.

Il corpo perde acqua in quattro modi:

  • Attraverso la pelle sottoforma
  • Di traspirazione dai polmoni, come vapore acqueo nell’aria espirata,
  • Dai reni nelle urine e
  • Dall’intestino attraverso le feci.

L’organismo ha bisogno di 1,8/2,8 litri di acqua al giorno, a seconda della costituzione, del clima e l’attività della persona.

Per tale ragione è indispensabile ingerire ogni giorno almeno 4-6 bicchieri di acqua ovvero 1/1,5 litri di acqua per favorire il corretto funzionamento degli organi. Molta acqua in eccesso si assorbe attraverso l’alimentazione, cioè attraverso frutta e verdura e tutti gli alimenti ingeriti.  Pertanto è consigliabile consumare alimenti con alto contenuto di acqua, ricchi di acqua fisiologica, che dovrebbero far parte della nostra dieta quotidiana in una percentuale considerevole, come le verdure e la frutta fresca, i legumi e i semi.

Una volta ingerita, l’acqua è rapidamente assorbita attraverso il tratto digerente, per poi raggiungere il sangue e la linfa, sebbene una parte resti con i residui alimentari nel colon per favorire una corretta evacuazione.

Test

Per verificare la presenza di disidratazione, tireremo delicatamente i capelli del paziente, se il test dà AR (Arm Reflex) vi è mancanza di acqua. Se ciò si verifica, anche il test degli indici fotonici darà problemi, poiché quest’ultimo si basa sulla comunicazione efficace delle cellule. Se vi è disidratazione, questo test ci può indicare che i prodotti non sono corretti, quando il problema è la mancanza di acqua nel paziente. Pertanto deve essere il primo test da realizzare.

Se facendo la ruota dei muscoli, vi sono vari muscoli che tremano durante il test, siamo in presenza di mancanza di acqua. E ‘importante per compensare questo disidratazione con acqua di qualità senza contaminare, mai acqua corrente del rubinetto e preferibilmente acqua pura.

 

Angel Salazar Magaña (angelsalamag@gmail.com)

Kinepharma

Il nesso tra cancro e obesità

Il cancro e l’obesità sono correlate per mezzo di un evidente legame che è costituita dalla tossicità. Il corpo è una macchina fantastica molto complessa e ben sincronizzata, lo squilibrio di una zona induce effetti su di un organo o su un insieme di tessuti ad esso correlato. Quando le sostanze chimiche entrano nella circolazione sanguinea i suoi componenti nocivi, si depositano negli organi e nei tessuti più deboli e vulnerabili, poiché questi ultimi non riescono ad eliminarli del tutto.

Gli organi indeboliti si danneggiano o si ammalano e infine iniziano a funzionare male. Il risultato sono le cisti, la resistenza all’insulina, le malattie polmonari e renali, i calcoli biliari, i disturbi del sistema immunitario (il 65% del nostro sistema immunitario si trova nell’intestino), l’infiammazione cronica, i problemi ormonali e così fino anche al manifestarsi di un tumore.

Anche se ciò avviene, è sempre possibile invertire questo processo, il sovrappeso e l’obesità provengono da una “crisi di tossicità“, uno stato in cui l’individuo non può far fronte al sovraccarico tossico.

Le tossine utilizzano come rifugio il tessuto grasso, questo è il modo attraverso il quale il nostro corpo si mantiene lontano da mali maggiori: accumulando l’eccesso di scorie metaboliche e di altre tossine. Accumulando queste sostanze nelle cellule grasse, le quali presentano un indice metabolico basso, l’organismo mantiene i suoi veleni fuori dal flusso sanguigno, in modo che non possano raggiungere altri tessuti e organi.

Indubbiamente gli individui obesi presentano nel loro organismo un’accumulazione tossica che induce il mal funzionamento di altri organi e sistemi. Come conseguenza di ciò, tutto il corpo soffre e comincia a non funzionare correttamente. È per ciò che molte volte nella nostra particolare esperienza, ci rendiamo conto che arrivati ad un determinato punto costa tanto dimagrire. Dopo che ci siamo liberati di qualche chilo in più, è come se il grasso non vuole più diminuire. Questo deriva dal fatto che il sistema è sovraccarico di tossine, o perché il corpo presenta un’obesità elevata, di conseguenza tutti gli organi del corpo riducono l’attività ed iniziano a perdere il processo naturale di funzionamento al quale sono destinati.

Perdono anche la capacità di metabolizzare e ridurre il grasso in maniera efficace questo si riflette anche a livello cellulare: il metabolismo della cellula rallenta poiché incontra una maggiore difficoltà nel metabolizzare i diversi elementi che sopraggiungono, poiché sono più faticosi per la cellula i processi di eliminazione e acquisizione di energia. Questo si manifesta nella persona attraverso un perenne stato di assopimento e stanchezza.

L’intero processo crea un circolo vizioso in cui l’eccesso di tossine porta all’obesità, l’eccesso di grasso e della cellulite rallenta il metabolismo e quest’ultimo porta a guadagnare più peso.

Test

Il sovrappeso ci indicherà che questo processo è in corso, dovremo anche conoscere le abitudini alimentari e lo stile di vita del nostro paziente. Non sarà raro trovare nel paziente una dieta povera, alcune intolleranze alimentari, una condizione non buona del fegato e degli intestini, una vita sedentaria, lo stress ed una ridotta idratazione. Tutto ciò determina uno stato di bomba ad orologeria ed inoltre si genera un circolo vizioso dal quale è difficile uscire fuori.

Forse vi è una situazione di blocco di un qualche organo che occorre rimuovere. Possiamo utilizzare un kit per il controllo degli organi soprattutto lo stato degli organi emuntori e del sistema linfatico, nonché di un test  basico che possa rilevare lo stato di precancro e cancro, ma, inoltre, sarà necessario individuare gli alimenti che il nostro paziente dovrà eliminare dalla sua dieta e dargli alcune raccomandazioni sul suo stile di vita, per esempio una qualche attività fisica, una corretta idratazione quotidiana e l’evitare di ingerire gli alimenti tossici e le proteine animali, ecc.

 

Angel Salazar Magaña (angelsalamag@gmail.com)

Kinepharma.

Basi della dieta paleo applicabili alla kinesologia

Il Dr. Loren Cordain ha pubblicato nel 2002 il libro “La dieta paleolitica”, in cui descrive come la dieta seguita dai nostri antenati ottenesse ottimi risultati contro tutti i tipi di malattie e processi infiammatori. Questa interpretazione si basa sulla logica  semplice secondo cui la dieta migliore per gli esseri umani è quella a cui siamo più adatti  geneticamente. Vediamo come ciò si applica al nostro trattamento di kinesiologia.

La Dieta Paleo è un approccio nutrizionale basato sulla biologia evolutiva. Consiglia una dieta simile a quella che l’uomo seguirebbe in un ambiente naturale, a base di carne, pesce e frutta. Sostiene che l’uomo ha un sistema digestivo adatto a questo tipo di alimentazione da 190.000 anni e non al tipo predominante ora, precedente all’agricoltura, che ha solo 7000 anni.

La Dieta Paleo sconsiglia:

  • Consumo di cereali. Il glutine presente nei cereali contiene gliadina, una proteina che i semi utilizzano come arma biochimica contro i predatori. E’ tossica per l’uomo in quanto genera permeabilità intestinale, principale causa di insorgenza di infiammazioni croniche associate a malattie autoimmuni come il cancro, malattie cardiache e articolari.
  • Consumo di legumi. Sostiene che gli esseri umani sono evolutivamente impreparati ad assimilare le loro proteine, contrariamente a quanto ritenuto dalla macrobiotica, secondo cui esse vengono assimilate se consumate insieme ai cereali.
  • Fruttosio e zuccheri raffinati. Sono i principali responsabili dei processi infiammatori. Il glucosio, vitale per organi come il cervello, può essere sintetizzato dall’organismo dai grassi animali, mediante il processo di gluconeogenesi.
  • L’alcol, aceto, sale e cibi raffinati.

La dieta Paleo raccomanda:

  • Consumo di tutti i tipi di verdure. Essi saranno la base della nostra alimentazione, essendo la fonte dei pochi carboidrati consumati e micronutrienti (vitamine, minerali, ecc). Fra i carboidrati, sono consentiti solo riso bianco e patate.
  • Consumo di proteine animali (carne, pesce e uova) e noci. Ricche di calorie, stimolano una bassa produzione di insulina e sono una perfetta fonte di proteine e grassi sani. Basti pensare che la percentuale di acidi grassi essenziali negli animali che vivono allo stato brado è più elevata, in particolare di omega-3, cosa che  favoriva i processi digestivi. Tuttavia questa raccomandazione non viene seguita, al contrario non ci alimentiamo di proteine animali e consumiamo proteine vegetali.
  • Consumo moderato di frutta. Preferibilmente la più acida.

Non si può stabilire quale sia dieta migliore per tutti ma piuttosto una linea chiara che ci dice di consumare cibi più naturali e meno elaborati, con abbondanza di prodotti vegetali. Ogni persona è diversa, ha esigenze e squilibri differenti. In kinesiologia utilizzeremo il test di base e il test delle intolleranze alimentari al momento di consigliare un trattamento nutrizionale, testando tutti i cibi e ottenendo così una chiara indicazione di quella che dovrebbe essere la dieta dei nostri clienti.

Maria Josefa Obiol Saiz.

Collaboratrice Kinepharma.

Proteina animale vs proteina vegetale

Definendo la DIGERIBILITÀ come la facilità di digerire un alimento, la proteina animale è più digeribile di quella di origine vegetale. La proteina di origine animale contiene alte quantità di aminoacidi essenziali e contribuisce ad una buona assimilazione del ferro quando ingerita. Le proteine vegetali sono meno digeribili. Bisogna saperle cucinare e combinare con carboidrati di buona qualità per usufruire dei loro nutrienti, senza provocare squilibri. Per ottenere un alto valore proteico, secondo l’Alimentazione Energetica bisogna combinare i cereali integrali con i legumi in un rapporto di 3 parti di cereali e 4 di legumi mentre secondo la Macrobiotica il rapporto si basa su 1 parte di legumi e 4 di cereali. Si consiglia di testare il rapporto su ogni paziente.

 La digestione delle proteine animali presuppone un consumo di energia e di minerali non richiesto dalle proteine di origine vegetale che si digeriscono con uno sforzo minore. Le proteine vegetali contengono alte quantità di minerali e vitamine che non producono tanta “acidità biologica” una volta metabolizzate. Le proteine animali richiedono minerali per essere metabolizzate. Queste ultime contengono pochi minerali, vitamine, fibre e antiossidanti.

Durante la digestione le proteine animali vanno in putrefazione invece di favorire la fermentazione. Tutto ciò contribuisce alla perdita della flora intestinale buona (Bacillus Acidophilus). La digestione delle proteine di origine vegetale non provoca tale processo. Esse si definiscono proteine “pulite”.

Le proteine vegetali contengono per lo più grassi insaturi mentre le proteine animali contengono grassi saturi che possono essere facilmente convertiti in colesterolo.

Le proteine animali contengono livelli elevati di acido urico a causa della presenza di alte quantità di amminoacidi. Poiché non tutti questi amminoacidi sono utilizzati, questi ultimi diventano tossici trasformandosi in Urea. Le proteine vegetali producono meno sostanze tossiche, per questo non sovraccaricano il fegato e i reni. Inoltre le proteine animali contengono antibiotici, ormoni, pesticidi, erbicidi e conservanti che intossicano il corpo.

A livello energetico, le proteine animali producono un effetto di contrazione e blocco molto importante a tutti i livelli. Ogni paziente è differente e, nonostante tutto quello che abbiamo detto in precedenza, alcune persone si ristabiliscono con una dieta ricca di proteine animali, come la Paleodieta. Parleremo di questa dieta in un altro momento.

Con un Test delle intolleranze alimentari da testare sul paziente si può determinare se a quest’ultimo conviene di più ingerire proteine animali o vegetali, tenendo in considerazione le sue particolari esigenze. Inoltre attraverso questo test si può definire per esempio, se le proteine animali di cui egli ha bisogno sono quelle che derivano dalla carne di pollame che è più digeribile rispetto a quella di manzo o bovino o di quelle di origine vegetale.

Come già abbiamo visto negli articoli precedenti di Kinepharma “L´ispessimento del sangue” generalmente consigliamo l’ingestione di poche proteine, meno del 20% del totale ingerito. Nella maggior parte dei casi ingerendo proteine derivanti da alimenti vegetali noteremo un cambiamento importante nella nostra qualità di vita.

Maria Josefa Obiol Saiz.

Collaboratrice Kinepharma.

L’ispessimento del sangue

I problemi che si verificano nel sistema circolatorio e che causano molte altre malattie, iniziano con l’ispessimento del sangue. Tale fenomeno impedisce la corretta ossigenazione dei tessuti, l’arrivo dei nutrienti alla cellula e la rimozione dei residui e delle sostanze tossiche generati nei  diversi processi biologici del corpo. Il risultato immediato è un peggioramento della salute che inizia con una congestione del sistema linfatico.

Quando il sangue si ispessisce, le piastrine si congestionano e si uniscono tra loro attacandosi le une alle altre. Quando questo sangue raggiunge i capillari, non può scorrere con fluidità di conseguenza l’ossigeno e i nutrienti non arrivano correttamente alla cellula.  Secondo Andreas Moritz questo è uno dei principali motivi per cui si manifestano i tumori e una gran varietà di malattie acute e croniche, quali infarti, ictus, sclerosi multipla, fibromialgia, morbo di Alzheimer, Parkinson, ecc.

Il corpo reagisce al fine di garantire il flusso regolare del sangue e di conseguenza ingrossa le pareti dei vasi sanguigni.

Cause

La causa principale dell’ispessimento del sangue è la proteina alimentare. Non abbiamo la stessa capacità che hanno per esempio gli animali carnivori di digerire proteine di origine animale.  Nella migliore delle ipotesi, riusciamo a digerire un 25% del totale ingerito;  il resto circola nel sangue fino a raggiungere i tessuti intercellulari, mescolandosi al resto delle  tossine generate dalle cellule e al resto di cellule morte, che a loro volta sono anche sostanza proteica.

Questo fa sì che il fluido intercellulare si trasformi in una sorta di gel che non consente il passaggio dei nutrienti alle cellule, i quali rimangono intrappolati in una schiuma densa, aumentando così il rischio di morte delle cellule per inanizione.

A questo punto è logico pensare che in questa società di sovrabbondanza, la maggior parte delle persone, nonostante siano sovralimentate, è malnutrita e ciò si può costatare dalle grandi quantità di cibo ingerito per cercare di compensare la sensazione di “fame cellulare”. Ciò è aggravato dalla mancanza di idratazione e dall’ingestione sempre maggiore di oli di bassa qualità, prodotti elaborati con conservanti e additivi tossici per l’uomo e di prodotti raffinati. Il risultato è una società malata, con un’incidenza di malattie degenerative o circolatorie mai vista in passato.

In riferimento agli alimenti ricchi di proteine, questi ultimi sono i più grandi produttori di acido e quelli che più ispessiscono il sangue. L’organismo cerca di impedire la morte cellulare rimuovendo questo eccesso di proteine dal fluido intercellulare trasformando tale proteina in fibra di collagene che si deposita sulla parete dei vasi sanguigni, causandone un ispessimento che se non risanato provoca l’indurimento delle arterie e un possibile collasso del sistema. Allo stesso tempo vi è una congestione del sistema linfatico che per assorbire questa parte di proteina in eccesso impedisce ancor di più la disintossicazione del corpo.

Vi sono segnali che il paziente può notare in relazione a tale fenomeno:

  • Problemi digestivi.
  • Calcoli biliari nel fegato e nella cistifellea.
  • Gonfiore addominale.
  • Aumento di peso e grasso accumulato sulla pancia (uomini) e fianchi (donne).
  • Intorpidimento di braccia e gambe mentre si dorme.
  • Cattiva circolazione con estremità fredde in inverno e calore eccessivo in estate.
  • Problemi cutanei.

La nostra raccomandazione è di fare esercizio fisico e di adeguare la dieta eliminando le proteine animali e riducendo considerevolmente il consumo di proteine, aumentare il consumo di acqua di qualità, eliminare le sostanze tossiche (caffè, tabacco, alcol, additivi), sostituire alimenti non processati con particolare attenzione con frutta e verdura fresca, eliminare cibo fritto e grassi polinsaturi o idrogenati aumentando il consumo di acidi grassi essenziali in particolare di omega 3.

Nonostante vi siano molte fiale che possiamo testare, per arrivare all’origine del problema sarebbe conveniente utilizzare una fiala molto importante: quella dell’ossigenazione nonchè quella dell’acido e della linfa che si possono trovare in un test di base di chinesiologia. Possiamo anche usare un test di coagulazione del sangue.

 

Ángel Salazar Magaña (angelsalamag@gmail.com)

Kinepharma.

Il latte di mucca

Trova sempre più riscontro l’ipotesi che i latticini non comportino tutti i benefici che vengono loro attribuiti, bensì il contrario.

Il latte commerciale che troviamo attualmente nei supermercati è composto da proteine, grassi, glucidi, ormoni, residui di antibiotici ed erbicidi, calcio aggiunto, vitamine sintetiche, additivi alimentari e globuli bianchi pieni di pus (per legge è consentito che un milligrammo di latte contenga da 1 a 1,5 milioni di globuli bianchi con pus, derivanti dalle infezioni provocate dalle deplorevoli condizioni di vita delle vacche negli allevamenti).

  • LE PROTEINE.   La RENINA è l’enzima che idrolizza l’α-lactoalbumina e la β-caseina del latte materno. Il 75% della popolazione interrompe la produzione della renina al raggiungimento del terzo anno di età, impedendone la corretta assimilazione. Il problema si aggrava con il latte di mucca, che è composto da α-caseina e α-lactoalbumina, con una percentuale diversa per ciascun individuo. Quando giungono nell’intestino, l’α-caseina e la α-lactoalbumina penetrano attraverso la parete intestinale danneggiandola e determinando l’iperpermeabilità intestinale. Quando passano nel sangue agiscono come antigeni e il sistema immunitario si attiva per eliminarli. Ciò determina mucosità, asma, diabete di tipo I nei bambini, eczema, acne, artrite reumatoide.   L’α-lactoalbumina è la principale responsabile delle allergie al latte.
  • I GRASSI.   Il latte contiene un enzima, la XANTINA OSSIDASI, che passando nel sangue provoca danni vascolari. Al fine di porre rimedio a tali danni (ateromi) si creano delle pareti di ateromi (cumuli di colesterolo sulla parete di un’arteria), che riducono il calibro dei vasi e restringono il flusso di sangue. Se si staccano possono arrivare a embolizzare le arterie e impedire completamente il passaggio del sangue.
  • I GLUCIDI.   Il lattosio è il glucide tipico del latte. Sino ai tre anni di età circa l’essere umano produce l’enzima LATTASI, che scompone il lattosio in glucosio e galattosio. Il 75% della popolazione non genera lattasi e dunque non digerisce il lattosio. Per tale motivo di verifica con grande frequenza il fenomeno dell’intolleranza e dell’allergia al lattosio. Tale fenomeno è correlato, con l’avanzare dell’età, alla comparsa di cataratte e di cancro alle ovaie.
  • GLI ORMONI.   Il latte di mucca contiene l’ormone della crescita IGF-1. Il latte materno lo contiene con una minore concentrazione, dal momento che un essere umano non deve crescere quanto un vitello. È in stretta correlazione con il cancro al seno poiché favorisce la suddivisione cellulare. Di fatto, il farmaco normalmente somministrato per combattere il cancro al seno è un inibitore dell’IGF-1.
  • RESIDUI DI ANTIBIOTICI E PESTICIDI. Sono il risultato dell’eccessiva somministrazione di antibiotici e di alimenti transgenici, nonché dell’elevata quantità di pesticidi somministrata alle vacche.

Il principale fattore di incidenza è la comparsa di ceppi resistenti e di alcuni effetti tossici. Inoltre gli antibiotici presenti nel latte possono determinare un’alterazione della flora intestinale, lo sviluppo di microrganismi patogeni e la riduzione della sintesi di vitamine, allergia, disbatteriosi ed eccesso di crescita.

  • LE VITAMINE SINTETICHE.   Il palmitato di vitamina A sintetico è tossico in dosi elevate, come avviene per la maggior parte delle vitamine sintetiche.
  • IL CALCIO.   Il latte è “arricchito” con calcio artificiale. Si tratta del carbonato di calcio minerale, ovvero del gesso. Presenta l’inconveniente di non essere ben assorbito dall’organismo, aumentando il rischio di formazione di calcoli renali, calcificazioni al seno e può depositarsi nelle articolazioni contribuendo al manifestarsi di fenomeni artritici.

Qualsiasi bravo chinesiologo sarà ben lungi dal pragmatismo tipico della medicina convenzionale e non darà nulla per scontato. Ogni singola seduta è diversa, ciascun individuo è unico e reagirà in maniera differente ai singoli prodotti. Per tale motivo si consiglia di testare il latte o qualsiasi altro alimento prima di introdurlo nella propria dieta o di eliminarlo, usando il test delle intolleranze alimentari.

 

Maria Josefa Obiol Saiz.

Collaboratrice Kinepharma.

 

Effetti del sale raffinato sull’organismo

Il sale naturale è un elemento indispensabile per il mantenimento della salute dell’organismo. Ricordiamo che l’intera vita del pianeta è iniziata dal mare e che tutti gli esseri umani hanno nel corpo questa soluzione salina.

Le sue principali funzioni fisiologiche sono le seguenti:

  • Agevola la produzione della bile
  • Aumenta il movimento peristaltico dell’intestino, contribuendo alla corretta digestione.
  • Alcalinizza il  sangue, arrestando l’effetto acidificante dell’alimentazione attuale.
  • Il sodio partecipa alla conduzione degli impulsi nervosi e favorisce la contrazione muscolare.
  • Torna agli alimenti maggiormente nutrienti rafforzandone il sapore, conferendo al contempo energia e vitalità.
  • Stimola la funzione renale e un adeguato utilizzo promuove l’assorbimento del calcio e l’impiego di principi nutritivi in generale.
  • Viene considerata un alimento purificante e aiuta l’organismo a eliminare le tossine.

Secondo Olga Cuevas, Laureata in Scienze Chimiche, con un dottorato in Biochimica presso l’Universidad Complutense di Madrid, l’ideale sarebbe consumare 1 gr. di sale ogni litro d’acqua, senza superare i 2 o 3 gr. di sale non raffinato al giorno (contrariamente all’OMS che consiglia fino a 6 gr di sale al giorno).Non soltanto bisogna evitare il consumo di sale per eliminare l’eccesso di sodio (il pane comune, ad esempio, contiene 500 mg di sodio ogni 100 gr).

Nel suo libro «  Il Sale » Nestor Palmetti, Tecnico in Dietetica e Nutrizione Naturale, apporta valide informazioni in merito agli effetti della Raffinazione e dell’Additivazione del Sale nell’organismo.

La modalità ideale di consumo di sale sarebbe assumerlo attraverso gli alimenti freschi, che lo contengono in maniera biologicamente assimilabile e sotto forma di sale marino non raffinato in piccole quantità.

Il processo di raffinazione del sale lo trasforma in un componente tossico per l’essere umano. Dal punto di vista chimico, raffinare il sale significa privarlo degli 84 oligoelementi indispensabili per la vita. Quando questa molecola antinaturale dotata di innumerevoli radicali liberi nell’organismo tende ad adattare la sua forma molecolare originale, assumendo gli oligoelementi che le vengono tolti durante la raffinazione da ossa, tessuti e plasma. In questo modo si verifica una demineralizzazione, e dunque un’acidificazione del mezzo con le relative nefaste conseguenze.

Lo scopo del costoso e complesso processo di raffinazione del sale consiste  nell’ottenimento di un POTENTE REAGENTE, il CLORURO DI SODIO, componente fondamentale nello sviluppo di prodotti di sintesi chimica, nella produzione di materie plastiche, carta, oli minerali, prodotti per la sformatura, ecc.

Si tratta dello stesso sale che viene usato per il consumo umano, ma proprio per questa potente reattività gli organismi viventi lo considerano TOSSICO.

Al problema della raffinazione bisogna aggiungere il problema dell’additivazione. Al sale raffinato viene aggiunto industrialmente, d’obbligo per legge, lo iodio (utile per risolvere problemi alla tiroide) e fluoro (necessario per proteggere la salute dentale). Il corpo non è tuttavia in grado di metabolizzare tale additivazione.

Le conseguenze dell’additivazione:

  • Questi additivi sono i responsabili della formazione di nitrati nello stomaco, trattandosi di sostanze cancerogene molto aggressive e responsabili di reazioni allergiche.
  • L’additivazione con gli ioduri può provocare ipertiroidismo, tiroidite immune e riduzione della fertilità.
  • Il fluoro è collegato a problemi neurologici ed endocrini, coinvolge il sistema nervoso, provoca disturbi da deficit di attenzione (DDA) in bambini e adulti.
  • L’idrossido di alluminio aggiunto al sale per evitarne l’indurimento è collegato a disfunzioni neuronali quali il morbo di Alzheimer.

Altri problemi derivanti dal sale raffinato sono la ritenzione di liquidi, l’obesità, la cellulite e la sclerosi da cristallizzazione di tale molecola quando non viene eliminata dai reni.

Nel test Basico Ampliato è disponibile la fiala per verificare la carenza di oligoelemnti e sali minerali, oltre alla fiala per l’acidità.

Maria Josefa Obiol Saiz

Collaboratore kinepharma.

L’osteoporosi e il suo trattamento in kinesiologia

L’osteoporosi è un problema che interessa le ossa a seguito della loro decalcificazione. La prima fase si chiama osteopenia ed è quella in cui si verifica una riduzione della densità della massa ossea che, se non corretta, darà poi luogo all’osteoporosi, caratterizzata da una fragilità e da una debolezza estrema delle ossa, che in molti casi provoca la frattura delle medesime.

L’osteoporosi predilige le donne, che secondo le statistiche hanno quattro volte in più di probabilità di soffrirne rispetto agli uomini, ma esistono altri gruppi di soggetti a rischio:

  • Persone anziane: più l’età è avanzata, maggiori sono le probabilità di soffrirne.
  • Le persone di discendenza caucasica e asiatica sono più inclini a questa patologia.
  • Le persone con precedenti familiari presentano un rischio più elevato rispetto alle persone senza precedenti.
  • Le persone magre o di bassa statura presentano rischi maggiori.
  • Le donne in fase di menopausa con bassi livelli di estrogeni.
  • Gli uomini di una certa età con un ridotto livello di testosterone.
  • Le persone che presentano un eccesso di ormoni della tiroide (ipertiroidismo)  
  • Le persone che presentano alterazioni alle paratiroidi e alle ghiandole surrenali.
  • Le persone che presentano scarsi livelli di calcio e vitamina D, che comportano una riduzione della densità ossea.
  • Le persone affette da anoressia.
  • Le persone che svolgono scarsa attività fisica.
  • Le persone che consumano abitualmente alcol, che può interferire con la capacità di assorbimento di calcio del corpo.
  • Le persone che fumano.

Cause

Sostanzialmente le cause di questa patologia risiedono negli squilibri ormonali e nell’eccesso di acidificazione nell’organismo a seguito di una dieta non equilibrata, con un eccesso di alimenti acidificanti o di idrati di carbonio a elevato indice glicemico.

In caso di acidificazione, l’organismo deve riequilibrare l’eccesso di acido nel sangue con le seguenti modalità:

  • Conserva gli acidi e li stocca nei tessuti e nelle articolazioni in attesa di un maggiore apporto alcalino.
  • Attinge alle riserve alcaline per ottenere elementi minerali fondamentali quali calcio, potassio e magnesio, che ottiene da ossa, denti, pelle.

Test e trattamento

È possibile utilizzare la fiala di osso per effettuare un test di organi, ma esiste anche una fiala specifica per osteoporosi utile nella conferma della diagnosi. Sebbene i sintomi siano molto evidenti nella persona, le articolazioni sono soggette a degenerazione, la pelle è più secca del normale, si presenta un maggior numero di infezioni e si sente freddo anche in estate.

Ciò può essere confermato anche nelle prime fasi in cui la diagnosi non è così chiara utilizzando la fiala per l’acidità, verificando se ci sia bisogno di calcio e di altri elementi minerali fondamentali quali potassio, magnesio e vitamina D.

Se il problema è causato da uno squilibrio ormonale per quanto riguarda estrogeni e progesterone, o da una disfunzione alle ghiandole paratiroidi o surrenali, è necessario individuarlo con il test dell´apparato endocrino, dal momento che il calcio non sarà assorbito in maniera corretta. In tal caso si raccomanda la fitoterapia, che può aiutare a correggere lo squilibrio.

È importante praticare attività fisica, seguire una dieta alcalina ricca di verdure, preferibilmente in insalata, alimenti poco cotti in generale, bere molta acqua e assumere poche proteine e prodotti che intossicano l’organismo, quali alcol, tabacco o caffè.

Gli alimenti maggiormente consigliati sono frutta e verdura, in particolare germe di grano, mandorle, noci, verdura a foglia verde scuro, alghe marine, erba medica, lievito di birra, polline, germi di soia e soia fresca, formaggi, tofu (evita la decalcificazione delle ossa), ginseng (questa radice rafforza il sistema immunitario evitando il deterioramento di ossa e denti), legumi, succo di limone e di arancia.

Ángel Salazar Magaña (angelsalamag@gmail.com)

Kinepharma

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