L’importanza della lecitina per la nostra salute

La lecitina è una sostanza organica presente in grandi quantità nelle membrane delle cellule vegetali e animali, soprattutto nel tessuto nervoso. Pur provenendo da fonti vegetali e animali, l’uomo consuma principalmente quella di soia. Nell’organismo viene prodotta dal fegato e può essere assunta mangiando uova, carne, molluschi, latticini o verdure.

La sua funzione principale consiste nel regolare il passaggio delle sostanze nutritive a livello intra ed extracellulare. Lo stesso rivestimento protettivo del cervello contiene per lo più lecitina, che troviamo anche nei muscoli e nelle cellule nervose.

E’ principalmente composta da colina e vitamina B7, acido linoleico e inositolo. Pur essendo un lipide, è parzialmente solubile in acqua. Proprio per questo motivo, riesce ad agire da emulsionante scomponendo i grassi in particelle più facilmente assimilabili, evitando così la formazione di depositi. Controlla, quindi, la presenza dei lipidi nel sangue e il colesterolo alto, non permettendo al grasso di accumularsi.

Grazie alla sua composizione, la lecitina possiede i seguenti vantaggi:

  • Come già detto, impedisce la formazione di depositi di grasso, prevenendo malattie cardiovascolari.
  • Migliora il funzionamento del cervello, aiutando il fegato nell’assorbimento della tiamina e l’intestino nell’assorbimento delle vitamine.
  • Aumenta l’energia vitale grazie al fosforo contenuto in essa, che favorisce la sintesi dei fosfolipidi e la formazione di ATP.
  • Rimedia ai danni epatici causati dall’alcolismo.
  • Supporta il dimagrimento, in quanto nella bile agisce da “solvente”, aiutando la digestione e l’assorbimento dei grassi e aiuta il controllo del colesterolo nel sangue.

Per questo motivo, è consigliabile inserire la lecitina nella nostra dieta, soprattutto in quella delle persone obese e anziane, dal momento che i test effettuati su questi ultimi, affetti da Alzheimer, hanno dimostrato un miglioramento della memoria e dell’apprendimento. Includere, poi, la vitamina B3 (niacina) può rivelarsi importante per controllare i livelli di colesterolo e trigliceridi nel sangue, ottenendo un effetto intensificato in combinazione con la lecitina.

Ángel Salazar

Kinepharma

Stress e grasso addominale

Molte persone, pur svolgendo un esercizio fisico costante e conducendo una vita abitudinariamente sana, continuano ad avere problemi di grasso addominale, perché le diete seguite e le soluzioni provate non riescono ad eliminare quella loro “pancetta” così antiestetica.

Spesso, però, le informazioni e i consigli per perdere peso forniti non prendono in considerazione gli effetti dello stress.

Lo stress è molto dannoso, non solo per i suoi effetti psicologici e fisici, ma anche perché provoca l’aumento del cortisolo nel nostro organismo. Quest’ormone è rilasciato in momenti di paura o ansia, ma in piccole dosi non è pericoloso. Nonostante ciò, la nostra società, purtroppo, fa sì che si raggiungano livelli critici di stress, che possono causare importanti problemi endocrini.

Quando accade questo, il fegato si attiva, facendo circolare rapidamente nel sangue il glucosio come combustibile. Questo comporta un esaurimento delle riserve di glucosio in quest’organo, così che l’organismo è portato ad attingerne da altre fonti, come il tessuto muscolare, che richiede al cervello un maggiore apporto di energia, quindi un bisogno più compulsivo di mangiare. Per soddisfare questa necessità, l’energia è ricavata dagli zuccheri e dai carboidrati di rapida assimilazione.

Quando, invece, abbiamo troppo glucosio nel sangue, i livelli di cortisolo aumentano. Per questo motivo, in caso di stress, è necessario condurre una vita sana e seguire un’alimentazione corretta, evitando i cibi ad alto contenuto glicemico.

In queste circostanze, il cortisolo può provocare un accumulo di grasso, soprattutto nella zona addominale, perché aumenta il desiderio di cibo che arriva al cervello, il quale ordina alle cellule di immagazzinare la maggior quantità possibile di grasso. E’ necessario ricordare, inoltre, che la circonferenza addominale rappresenta uno dei principali fattori dell’alterazione ormonale negli uomini, quindi è fondamentale risolvere il problema se presente.

Consigli

Il consiglio più utile è quello di condurre una vita tranquilla, sebbene questo non sia sempre possibile. Per questo, è importante ingerire prodotti o integratori, ad esempio il DHEA o Deidroepiandrosterone, un ormone steroideo sintetizzato dal colesterolo e secreto dalle ghiandole surrenali. In caso di alti livelli di stress, quest’ormone diminuisce, alzando il cortisolo e creando un senso di stanchezza e di esaurimento. 25 gr al giorno d’integratori DHEA possono ridurre il colesterolo nell’organismo (questo si può verificare con un kit del sistema endocrino).

Anche gli integratori di acidi grassi omega 3, vitamina A, B (soprattutto l’acido pantotenico o la vitamina B5) e C possono ostacolare la liberazione di cortisolo dovuta a uno stress mentale.

Altri possibili accorgimenti prevedono un’alimentazione ricca di frutta e verdura e povera d’idrati di carbonio o zuccheri, un regolare esercizio fisico, che comporta un aumento di produzione delle endorfine e una riduzione del glucosio e di grassi nel sangue e un’attività sessuale regolare, che regola i livelli di cortisolo.

Ángel Salazar

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L’importanza del sole per la nostra salute cerebrale

Un recente studio pubblicato sulla rivista Neurology ha analizzato la vitamina D a proposito della nostra salute celebrale, dimostrando che un suo calo può provocare perdite cognitive. Un gruppo di esperti dell’Università di Padova (Italia) ha monitorato quasi 2000 persone adulte nel giro di quattro anni e mezzo, sottoponendoli a prove di velocità di reazione mentale e di memoria.

Per fare questo, si sono misurati i livelli di alcune sostanze presenti nel siero a proposito della vitamina D, confrontandoli in un secondo momento con i risultati delle prove cognitive. Queste ultime sono state realizzate attraverso una metodologia atta a evitare che fattori esterni influenzassero la nostra salute o il nostro rendimento fisico.

Di seguito, i risultati ottenuti:

  • Fattori cognitivi: Le persone carenti di vitamina D manifestano una suscettibilità maggiore a sviluppare un deficit cognitivo rispetto a quelle che presentano livelli nella norma (da 75nmol/l).
  • Fattori predittivi: In persone adulte sane, livelli di vitamina D inferiore a 75 nmol/l portano a una disfunzione cognitiva nel giro di 4 anni.

Questi dati si sommano ai risultati ottenuti in altri studi su animali, che dimostrano che la mancanza di vitamina D provoca cambiamenti nelle espressioni geniche nell’ippocampo, una zona del cervello fondamentale per i processi mnemonici e solitamente colpita in caso di Alzheimer.

Nonostante le numerose ore solari alle quali siamo esposti, in Italia si osservano livelli insufficienti di questa vitamina. Le nuove scoperte promuovono il mantenimento di livelli adeguati mediante un’esposizione abituale al sole e un consumo di alimenti ricchi di vitamina D o di complessi vitaminici se necessari. Attraverso il kit delle vitamine si può verificare qualora ci si trovasse di fronte a una mancanza di vitamina D.

 

Angel Salazar

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Le intolleranze alimentari e la loro diagnosi

Come abbiamo visto in alcuni articoli precedenti, le intolleranze alimentari sono fondamentali per controllare i problemi di salute comuni dei nostri pazienti. Spesso le intolleranze alimentari sono indice di una malattia grave, i cui sintomi potrebbero rimanere latenti, minando però la nostra salute a poco a poco. Per questo motivo, una volta diagnosticate, è necessario iniziare una terapia quanto prima.

Va poi ricordato che molte volte le intolleranze alimentari possono essere reversibili, anche se è comunque importante identificarle. Esse possono manifestarsi in seguito a problemi digestivi o all’assenza di determinati enzimi nel nostro organismo. Infatti, il mal assorbimento di un certo alimento alla fine ne provoca un’intolleranza. Le principali intolleranze alimentari riguardano il latte, i cereali (soprattutto il grano), le uova, i crostacei e il pesce.

Possono poi causare un problema alla membrana intestinale, come la disbiosi dovuta alla mancanza di flora intestinale, candide, problemi di permeabilità, ecc. In alcune occasioni, disturbi al sistema digerente possono originare quella che è chiamata “permeabilità intestinale”, che provoca problemi al sistema immunitario nel momento in cui nell’intestino le sostanze sono filtrate e raggiungono il flusso sanguineo. Poiché la membrana intestinale permette il passaggio dei prodotti della digestione, in questo caso le tossine, così come i metalli pesanti, gli insetticidi, i prodotti propri dell’alimentazione, possono raggiungere le cellule. Questo porta alla formazione di anticorpi che può originare allergie o malattie autoimmuni.

Per questo motivo, se un alimento provoca un’intolleranza, si assisteranno alla comparsa di alcuni sintomi come infiammazioni, prurito, fitte, dolori addominali, gas intestinali, diarrea, distensione addominale, ecc. Molto probabilmente questo avverrà solo dopo un certo periodo, per questo è importante compiere i test necessari.

Nel caso in cui si riesca a eliminare questi alimenti dalla propria dieta e si curino i sintomi presenti, è possibile che dopo un periodo determinato si possano consumare nuovamente. Sarà, quindi, sempre più evidente la necessità di un cambiamento a livello nutrizionale. Prima di tutto sarà fondamentale identificare quali prodotti provoca l’intolleranza alimentare attraverso un kit di Kinesiologia d’intolleranze alimentari, che indicherà quali cibi, vanno evitati.

Angel Salazar

Kinepharma

 

Come trattare le fissazioni vertebrali

Un altro problema che può verificarsi è dato dall’unione di alcune vertebre, che essendo bloccate tendono a muoversi insieme, a causa di una lesione chiamata fissazione vertebrale.

Quest’ultima provoca una debolezza muscolare bilaterale e i muscoli che percepiamo deboli ci indicano a livello di quali vertebre si trova:

  • Psoas in D11 e D12.
  • Grande gluteo in C2.
  • Deltoidi in D3 e D4.
  • Grande rotondo in D2.
  • Trapezio in D6.
  • Piramidale in L5.
  • Ischio-tibiali in L4 e L5.

Test

Le fissazioni non si manifestano con la Terapia di Localizzazione (TL), per questo devono essere provocate. Tuttavia, nella prova generale sarà apprezzato un problema strutturale. Sarà utilizzato il mudra strutturale, e dopo vedremo se si tratta di una priorità e in questo caso tratteremo la fissazione.

Per unire due ossa è necessario spingerne uno verso destra e uno verso sinistra: nel caso si verifichi un AR (Arm Reflex), si avrà una fissazione. Se spingendo una vertebra verso sinistra e una verso destra si manifesta un AR, se si spinge in senso contrario fa resistenza.

Si può quindi realizzare un altro test posizionando un oggetto nero a circa 20 cm di distanza dagli occhi del paziente: se guardandolo si verifica un AR, questo indica la presenza di fissazioni, che verranno trattate solo se si tratta di una priorità.

Trattamento strutturale:

Nel momento in cui il paziente espira, è necessario spingere il processo spinoso nel senso in cui fa resistenza, continuando così per tre/quattro volte.

Trattamento basato su appunti Istituto IGEM

 

Angel Salazar

 

 

 

I rischi dell’acidosi nel corpo umano

La presenza di un organismo acido può rappresentare un rischio per il nostro corpo. Esso si manifesta quando il ph del sangue scende oltre l’intervallo tra 7,35 e 7,45, che rappresenta il grado di acidità adeguato per la nostra salute.

La maggior parte delle persone che vivono nei paesi occidentali soffre di acidosi perché il ph del sangue non raggiunge questi valori, avvicinandosi al 7,25. Un 7.1 potrebbe portare al coma e addirittura alla morte se si riducesse sotto il 7.

Per questa ragione, uno dei primi test che facciamo in Kinesiologia Olistica nel caso avvenga un problema biochimico è l’acidità e per fare ciò utilizziamo una fiala di acidum oxalicum da 30 DH.

Come l’acidità colpisce il nostro organismo:

  • Solitamente colpisce tutte le trasformazioni chimiche dell’organismo, perché negli enzimi si manifesta un ph acido.
  • A causa della sua azione aggressiva nei tessuti, l’irritazione di questi ultimi e degli organi provoca dolore, lesioni, infiammazioni, eczemi e pruriti, ecc…
  • Favorisce lo sviluppo d’infezioni nell’organismo, perché crea un ambiente perfetto per i microrganismi invasori e danneggia le mucose che ostacolano l’entrata dei patogeni, come nel caso della cistite o di problemi al sistema immunitario.
  • Agevola la propagazione delle cellule cancerogene, favorendo un mezzo anaerobico in mancanza di ossigeno.
  • Avviene una demineralizzazione, perché molte parti del corpo, come le ossa, sono spinti a cedere minerali per compensare la riduzione del ph, provocando lo sviluppo di malattie come l’osteoporosi.

Come verificare la presenza di un ottimo ph:

Eliminare la prima urina del mattino perché ricca di acidi smaltiti durante la notte e prelevarne successivamente una quantità sufficiente per il test. Utilizzare le strisce di acidità e alcalinità per verificare quale sia il ph. Il valore perfetto va da 6,5 a 7,5, mentre quello della saliva va da 7 a 7,5.

Le soluzioni per alcalinizzare il nostro organismo passano ovviamente dall’alimentazione, della quale abbiamo parlato molte volte. Infatti, oltre a mangiare bene e remineralizzarci attraverso alimenti ricci di vitamine, amminoacidi, antiossidanti e sali minerali, è necessario bere molta acqua e condurre uno stile di vita non sedentario. L’ideale sarebbe vivere una vita tranquilla senza stress, ma nel caso in cui questo non fosse possibile al cento per cento, è comunque molto importante svolgere attività sportive all’aria aperta, dormire bene e respirare aria pulita.

 

Ángel Salazar

Kinepharma

Il cibo e il sistema immunitario

Ogni tipo di alimento provoca un’infiammazione. Quando mangiamo non ingeriamo solo sostanze nutritive, ma consumiamo anche una quantità significativa di batteri. Allo stesso tempo, il nostro corpo deve affrontare l’assimilazione del glucosio ingerito e combattere i batteri. Ciò provoca una risposta infiammatoria che attiva il nostro sistema immunitario e che ha una funzione protettiva, come hanno dimostrato per la prima volta i medici dell’Università e dell’Ospedale Universitario di Basilea. Tuttavia, nelle persone in sovrappeso questa risposta fallisce, portando a volte allo sviluppo del diabete.

E’ noto che il diabete di tipo 2 (o diabete degli adulti) provoca un’infiammazione cronica, con una serie di effetti negativi. Una serie di studi clinici ha trattato il diabete attraverso l’eliminazione della sovrapproduzione di una sostanza implicata in questo processo, la interleuchina-1beta (IL-1beta). In pazienti affetti da diabete, questa sostanza messaggera scatena l’infiammazione cronica e fa si che le cellule beta produttrici di insulina muoiano.

Attivazione del sistema immunitario

Tuttavia, questa infiammazione racchiude alcuni aspetti positivi, come scritto di recente da alcuni studiosi del Dipartimento di Biomedicina dell’Università e dell’Ospedale Universitario di Basilea sulla rivista Nature Immunology. Negli individui sani le risposte infiammatorie a breve termine svolgono un ruolo importante nell’assorbimento dello zucchero e nell’attivazione del sistema immunitario.

Il lavoro del Professore Marc Donath, Capo del Dipartimento di Endocrinologia e Diabete dell’ospedale e del suo gruppo di studio, dimostra che il numero di macrofagi (un tipo di cellula immune) intorno all’intestino aumenta durante i pasti. Queste cellule, chiamate “pulitrici”, producono la sostanza messaggera IL-1beta in quantità diverse, a seconda della concentrazione di glucosio nel sangue. Inoltre, stimolano la produzione di insulina nelle cellule beta pancreatiche e questo fa si che i macrofagi aumentino la produzione di IL-1beta. L’insulina e l’IL-1beta collaborano per regolare gli zuccheri nel sangue, mentre la sostanza messaggera IL-1beta garantisce la quantità necessaria di glucosio nel sistema immunitario e che quindi rimanga attivo.

Batteri e sostanze nutritive

Secondo gli esperti , questo meccanismo del metabolismo e del sistema immunitario dipende dai batteri e dalle sostanze nutritive che si ingeriscono durante i pasti. Con le sostanze sufficienti, il sistema immunitario è capace di combattere i nuovi batteri in modo adeguato. D’altra parte, quando si verifica una carenza di sostanze nutrienti, le poche calorie rimaste devono essere conservate per le funzioni vitali importanti a spese della risposta immunitaria. Questo spiega perché le malattie infettive si manifestano frequentemente nei paesi più poveri, caratterizzati da gravi carenze di cibo.

 Angel Salazar

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Esercizio fisico, deficit nutrizionale e stato d’animo

Un regolare esercizio fisico è l’antidepressivo naturale più efficace che esista. Infatti, la maggior parte dei benefici dello sport studiati per la prevenzione delle malattie cardiovascolari si ricollegano alla capacità di migliorare lo stato d’animo delle persone, così come la funzione del sistema cardiovascolare.

Numerosi studi clinici hanno dimostrato che l’esercizio físico ha un grande effetto antidepressivo e che tutte le attività fisiche riducono i sintomi legati all’ansia, alla depressione e al malessere. È per questo motivo che chi svolge regolarmente esercizio fisico ha una maggiore autostima, si sente meglio ed è molto più felice di chi non ne pratica.

Questo perché il regolare esercizio fisico aumenta la quantità di endorfine, collegate direttamente allo stato d’animo della persona. Ciò è dimostrato in uno degli studi più interessanti a riguardo, in cui si mettono a paragone i livelli di beta endorfine e il tipo di depressione di dieci persone praticanti esercizio fisico in modo regolare con quelli di dieci persone della stessa età che conducono una vita sedentaria. Questi ultimi risultano molto più depressi e più stressati, presentando una quantità maggiore di cortisolo e una minore di beta endorfine. Si è arrivati quindi alla conclusione che l’esercizio favorisce un’unione biochimica diretta tra attività fisica e depressione e che è fondamentale per prevenire la depressione.

Allo stesso modo, si è poi registrata una certa relazione tra i problemi citati e la carenza nutrizionale. In realtà, questa carenza è solita indicare un problema riguardante lo stato d’animo, dal momento che il deficit di una qualsiasi sostanza nutritiva può alterare la funzione cerebrale e causare uno stato depressivo.

Per questo motivo, in questi casi è fondamentale somministrare determinate vitamine e sali minerali, molto spesso ad ampio spettro (multivitaminici e sali minerali) in quanto molte persone affette da depressione presentano un carenza di varie sostanze nutritive come l’acido folico, la vitamina B 12 e la vitamina B 6. Questo lo si può verificare con un kit di vitamine e sali minerali.

Angel Salazar

Kinepharma

 

Obesità e alterazione della flora intestinale

Alcuni studi sulle persone sovrappeso hanno dimostrato che nel complesso la loro flora intestinale è caratterizzata da una bassa diversità rispetto a quella di persone con peso nella norma e che tendono a predominare alcuni gruppi di batteri colpevoli soprattutto della metabolizzazione degli idrati di carbonio. Nonostante ciò, l’obesità può essere dovuta da più fattori e il principale è l’infiammazione.

Nel caso di problemi metabolici come il sovrappeso, il diabete o di concentrazioni elevate di grasso nel sangue, la maggior parte delle volte viene identificato un aumento dei marcatori infiammatori nel sangue. Tuttavia, i valori non sono così alti da richiedere una terapia, quindi il fenomeno prende il nome di “infiammazione subclinica”.

Solitamente i batteri producono infiammazioni attraverso una sostanza trasmettitrice non sotto controllo nell’ambiente intestinale. Nel caso di una proliferazione eccessiva di batteri e di un’alimentazione troppo grassa, però, i motivi per cui una determinata infiammazione si propaga nel nostro corpo divengono molteplici, in quanto il grasso viene trattenuto in caso di bisogno.

Può anche verificarsi un effetto diretto alla ghiandola tiroidea: gli agenti infiammatori batterici ostacolano il suo lavoro e diminuiscono la produzione di ormoni tiroidei, rallentando la combustione dei grassi.

Le infiammazioni non vengono provocate solo da batteri, ma anche da disequilibri ormonali, da un eccesso di estrogeni, dalla mancanza di vitamina D o da un’alimentazione troppo ricca di glutine.

Pertanto, nel momento in cui il nostro paziente accusi alcuni disturbi, tra i cui sintomi troviamo l’obesità, la carenza di vitamine e sali minerali e la disfunzione tiroidea, è necessario verificare l’equilibrio della flora intestinale, oltre a modificare la sua dieta. A tal fine, utilizzeremo un kit di marcatori infiammatori e la fiala da disbiosi intestinale.

Ángel Salazar

Kinepharma.

Test per la circolazione cerebrale con la Kinesiologia

Oltre ai test per gli organi e per le ghiandole, possiamo eseguire il test per la circolazione cerebrale. Il cervello riceve il 15% dell’afflusso cardiaco e il 20% del consumo di ossigeno, anche se rappresenta solo il 2% del peso corporeo di un uomo. Il flusso sanguineo che arriva al cervello, è di circa 750 ml il minuto e il 70% di questo giunge dalle arterie carotidee e il 30% da quelle vertebrali.

Infatti, le arterie carotidee comuni portano la maggior quantità di flusso sanguineo alla testa e al collo. Ce ne sono di due tipi: la carotide esterna, che irrora il collo, il viso e la zona esterna della testa, e la carotide interna, che irrora il cervello anteriore, gli occhi, le orbite e i seni.

Un’alterazione della circolazione cerebrale solitamente provoca disturbi alla memoria e alla concentrazione producendo una serie di sintomi, come la perdita dell’udito o della vista, ronzii, capogiri o vertigini, ecc.

Test

Colpiamo l’estremità della clavicola sinistra. Se si verifica un AR (Arm Reflex), ciò indica una scarsa irrorazione cerebrale. Possiamo inoltre utilizzare una fiala di ossigenazione insieme a quella relativa al cervello in un test basico ampliato. Se queste vengono poste sul paziente e si verifica un cambio di informazioni, otterremo la diagnosi.

Una volta scoperta la natura del problema, registriamo l’informazione e ci chiediamo se sia necessario un trattamento di tipo energetico, emotivo, chimico o strutturale, esattamente come in altri test.

  • Nel caso di un trattamento energetico, ci serviremo dell’agopuntura e dell’auricoloterapia.
  • Nel caso in cui il trattamento sia emotivo, proveremo con i fiori di Bach o con qualsiasi altra tecnica emozionale.
  • Nel caso di un trattamento chimico, proveremo con il ginkgo biloba, il biancospino, l’aglio, l’olio di genziana, gli omega 3, gli omega 6, la vitamina E, la colina, la fosfatidilcolina, la fosfatidilserina, la lecitina di soia, la clorella, la curcuma, ecc.
  • Infine, nel caso in cui sia necessario un trattamento strutturale, eseguiremo una visita al cranio e alle vertebre cervicali e in seguito potremo applicare la terapia sacro-craniale.

 

Ángel Salazar

Kinepharma

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