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Lug 14, 2017

La glicina: che cos’è e quali sono i suoi usi terapeutici

glicina, aminoacidi

La glicina è uno degli aminoacidi più conosciuti e dalla struttura più semplice. Tuttavia, è un componente necessario per svolgere molte funzioni nel nostro corpo, tanto che una sua carenza può provocare diversi problemi.

La glicina viene classificata come aminoacido non essenziale (questo significa che si trova abbondantemente nei cibi che consumiamo e il nostro corpo può scegliere quando sintetizzarlo in caso di necessità). Per questo motivo, si è data poca importanza al suo potenziale nell’uso terapeutico.

La maggior parte degli studi sulla glicina si realizzarono all’inizio del 1900 e fu allora che molti medici iniziarono a parlare dei vari problemi di salute che si potevano alleviare o curare con l’aumento dei livelli di glicina. Sfortunatamente, il fatto che il corpo riesca a sintetizzare la glicina non significa necessariamente che i suoi livelli vengano mantenuti nei tessuti.

La continua presenza di sostanze chimiche nell’acqua, negli alimenti e nell’ambiente, e lo stress possono ostacolare la nostra capacità di sintetizzare la glicina in modo adeguato, soprattutto se manca la materia prima.

Il nostro corpo necessita di un rifornimento di proteine di alta qualità per sintetizzare la glicina in più. Questa proteina presente nel nostro regime alimentare è molto comune negli anziani, non solo per il tipo di dieta che sono soliti seguire, ma anche per la ridotta capacità di produrre gli enzimi digestivi e l’acido cloridrico necessari per la corretta digestione della proteina stessa.

Lo stesso accade anche durante la gravidanza, dal momento che il feto ha bisogno da due a dieci volte in più della quantità normale di glicina. Una sua carenza può colpire tanto la madre quanto la crescita del piccolo.

glicina, la gravidanza

E’ stato altresì dimostrato che la glicina calma il sistema nervoso centrale e si può utilizzare per controllare l’epilessia e ridurre i sintomi della schizofrenia.

In caso di una ferita, l’aumento della glicina può favorirne la guarigione. E’ inoltre fondamentale per la sintesi dei nucleotidi DNA e RNA.

La glicina svolge un ruolo importante anche nella sintesi del glutatione, un tripeptide composto da tre aminoacidi (glicina, acido glutammico e cisteina).

Inoltre, è fondamentale per la sintesi dell’emoglobina portatrice di ossigeno, dei sali biliari e digestivi e del glucosio.

In più, si occupa della disintossicazione di alcuni composti come l’acido benzoico. Questo è ampliamente usato nell’industria alimentare come antimicrobico e conservante. Si può trovare anche nei dentifrici, nei collutori, nei cosmetici, nei deodoranti e in molti cibi.

Per verificare i tuoi livelli di glicina o il suo uso terapeutico puoi utilizzare il kit del test degli aminoacidi. 

Analía Iglesias

analia@sibuscas.com

Mag 19, 2017

La congestione del fegato: fattori e sintomi

La congestione del fegato

La congestione del fegato è causata da un accumulodi tossine nel sangue che l’organismo è incapace di smaltire in modo corretto.

Quando il fegato è congestionato, le tossine che circolano nel sangue possono raggiungere il cervello, il sistema nervoso e altri organi.

Nel caso di un accumulo, il fegato cerca di espellere le tossine in eccesso, che raggiungono i reni, causando un’ulteriore congestione.


Quali fattori favoriscono la congestione del fegato?

  • Abuso d’alcol, di carboidrati raffinati, caffeina, grassi e oli idrogenati
  • Intossicazione alimentare.
  • Tossine ambientali.
  • Costipazione cronica.
  • Candidosi cronica /Disbiosi intestinale

La bile viene immagazzinata soprattutto nella cistifellea, ma ha un’importanza basilare in tutte le zone del corpo.

Molti problemi alla schiena non sono altro che il risultato diretto di un flusso biliare irregolare. Il liquido sinoviale presente nelle articolazioni diminuirà nel caso di un ridotto flusso biliare, causando a volte un forte dolore articolare.

Molte persone tendono ad assumere cortisone perché attribuiscono questo dolore all’artrite o a un’altra malattia infiammatoria, ma in realtà la terapia corretta consiste nel lavaggio del fegato.
La costipazione impedisce l’eliminazione delle tossine provenienti dal fegato che, non essendo espulse, continuano a circolare nel sangue mantenendo il sovraccarico epatico.

Tuttavia, il fegato può rimanere congestionato per un consumo eccessivo di grasso, zucchero, alcol, prodotti di farina bianca o chimici, contenuti nell’acqua, negli alimenti e nell’aria.

Un’altra parte del corpo che può soffrire per la mancanza di bile è quella dei seni paranasali. Questo calmante lubrificante (bile) mantiene umide le membrane mucose, tanto che una sua carenza le rende secche e facilmente infiammabili.

La maggior parte delle allergie possono essere ricondotte alla congestione del fegato. Queste possono essere controllate, ma non curate, se si evita il consumo di alimenti che le causano.

Le allergie e le condizioni negative del seno tendono a sparire dopo un lavaggio epatico.

Inoltre, il corpo inizia a presentare gli effetti di un malassorbimento delle sostanze nutritive solubili nei grassi, che possono giocare un ruolo importante nello sviluppo di eczemi, psoriasi, pelle secca, caduta dei capelli, tendiniti, cecità notturna, accumuli di calcio nei tessuti e a volte ingrossamento della prostata negli uomini.

Si possono manifestare anche casi di emorroidi a causa dell’ostruzione della vena porta che non riesce a drenare il fegato, provocandone la saturazione.

Per realizzare il test completo del fegato e verificare l’origine di possibili fastidi relativi a questo organo si può utilizzare il kit di malattie fegato e vescicola biliare.

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Analía Iglesias

 

Test kinesiologico del Citomegalovirus

Il citomegalovirus (CMV) è un virus che può colpire persone di qualsiasi etnia e condizione di salute, sebbene solitamente infetti categorie socialmente svantaggiate. La maggior parte delle infezioni causate da questo virus comporta determinati sintomi e, mentre in alcuni casi si manifesta una malattia di forma lieve, in altri si manifesta di forma grave, come nei bambini appena nati e nelle persone immunodepresse. Nei paesi sviluppati questo virus è la causa più comune delle infezioni congenite.

Il citomegalovirus è un virus della famiglia Herpesvirus, insieme al virus di Epstein-barr, l’herpes simplex, la varicella zoster e alcuni altri. Solitamente si trasmette attraverso l’urina, lo sperma, le feci, il sangue, il latte materno e la saliva. Il contagio richiede quindi un contatto diretto con una persona infetta, dal momento che il virus è molto labile.

Non dobbiamo però confonderci tra infezione da CMV e malattia da CMV: la prima, infatti, è la prova di una replicazione virale indipendentemente dalla presenza di sintomi o segnali, che sono invece ben chiari nel secondo caso.

Questa situazione può verificarsi sia come sindrome virale sia come malattia invasiva.

Come possiamo realizzare il test?

Si possono utilizzare diverse fiale a seconda del caso. Nei feti e nei neonati si verifica la presenza di anticorpi IgG nella madre o nel bambino, perché è l’unico anticorpo che può raggiungere la placenta e proteggere il feto da possibili infezioni.

Nel caso in cui individui di qualunque età presentino infezioni recenti o acute, è molto probabile che le IgM e le IgG siano alte. Per questo motivo, si devono utilizzare le fiale del kit di immunità con la fiala del Citomegalovirus nel kit dei Nosodes.

Anche quando l’infezione risulterà superata, le IgG e le IgM continueranno a essere alte per alcuni mesi. In più, è sempre molto difficile sapere se l’infezione è precedente o recente. Si deve quindi aspettare un certo lasso di tempo (non superiore ai tre mesi) per confermare la presenza di un’infezione o di una malattia attraverso la comparsa di sintomi o per verificare l’abbassamento del valore delle IgM, nel caso di un’infezione passata.

Angel Salazar

Kinepharma

Oligoterapia in geriatria

Come è emerso dal precedente articolo “Perché gli oligoelementi hanno risultati così sorprendenti sulla nostra salute?” (9 settembre 2016-Blog Kinepharma), la terapia con oligoelementi può dare ottimi risultati. Esistono due gruppi di popolazione per i quali, se possibile, si raggiungono i traguardi più importanti: i bambini e gli anziani, ai quali più abitualmente si applica questa terapia e con migliori risultati.

In quest’articolo ci concentreremo sulla geriatria:

L’invecchiamento implica una maggiore ossidazione. Le reazioni di ossidoriduzione che avvengono nel metabolismo normale delle cellule producono continuamente radicali liberi che danneggiano i tessuti e che sono responsabili dell’invecchiamento, oltre ad essere riconducibili a diverse malattie; ciò si accentua durante la vecchiaia: non dimentichiamo che ogni cellula è sottoposta a circa 10.000 attacchi di radicali liberi giornalieri ed è proprio in età avanzata che si manifesta questo danno.

Il selenio (Se), ad esempio, gioca un ruolo fondamentale come antiossidante ma non è l’unico. La combinazione rame-oro-argento (Cu-Au-Ag) è simile benché il suo meccanismo d’azione sia differente. Pertanto si potenziano entrambi i prodotti senza che interferiscano tra loro e ottenendo risultati molto buoni, utilizzando quotidianamente una fiala di selenio per almeno tre mesi l’anno e un’altra di Cu-Au-Ag il mattino a digiuno da 2 a 3 volte a settimana.

Inoltre, gli oligoelementi agiscono nell’ambito di altre patologie connesse all’età:

  • Insufficienza cardiaca: il mattino a digiuno una fiala di Cu-Au-Ag, a metà mattinata un’altra di potassio (K) e a metà pomeriggio un’altra di selenio (Se).
  • Perdita di memoria: il mattino a digiuno una fiala di Cu-Au-Ag, a metà mattinata un’altra di fosforo (P) e a metà pomeriggio selenio (Se).
  • Insonnia: il mattino a digiuno una fiala di Cu-Au-Ag, la sera prima di andare a dormire un’altra di litio (Li).
  • Stitichezza: oltre al regime alimentare adeguato e all’assunzione sufficiente di acqua, possiamo utilizzare una fiala di magnesio (Mg) il mattino e a metà pomeriggio un’altra di zolfo (S).
  • Obesità: da 2 a 3 fiale di zinco-nichel-rame (Zn-Ni-Co) per uno-due mesi. Potassio (K) in caso di ritenzione idrica (da 3 a 7 fiale settimanali) e, in caso di ansia, aggiungere tre fiale al giorno di litio (Li).

Questi sono solo alcuni degli usi dell’oligoterapia, ma può essere anche impiegata per altre patologie e in ambito di medicina estetica, come per le alterazioni della pelle, l’alopecia, le vene varicose, l’acne, ecc.

Con il test Kinesiologico, una volta determinata la necessità di oligoelementi mediante la fiala per rilevare la mancanza di minerali e oligoelementi (cuprum metallicum 200 D e cobaltum metallicum 200 D), utilizzeremo un kit di oligoelementi per determinare quale di questi sia il più adeguato.

Si tratta realmente di una terapia che se dovesse diventare prioritaria otterrebbe risultati immediati, perché risponde a una mancanza che deve necessariamente essere compensata in modo rapido nelle cellule.

 

Ángel Salazar

Kinepharma

 

Sconfiggere l’obesità in tre piccoli passi

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), “L’Europa è il secondo continente al mondo per numero di obesi, superata solo dagli americani”. Il documento pubblicato a riguardo rileva anche che in Europa “si fuma e si beve alcol di più che in qualunque altro paese del mondo”.

6 europei su 10 sono obesi o in sovrappeso (per la precisione il 59%), anche se in altri paesi questa percentuale raggiunge il 67% (“e la Italia è in cima alla media europea”). Per questo motivo, l’OMS ricorda che questa patologia si è triplicata in alcuni stati europei a partire dagli anni 80, rappresentando un problema serio per la salute pubblica, per le conseguenze che comporta sia agli individui sia ai sistemi sanitari che devono occuparsene.

Il sovrappeso provoca un rischio maggiore di contrarre malattie cardiovascolari, diabete, cancro, problemi alle articolazioni, al sistema immunitario e, più in generale, malattie e disturbi. Esiste per caso una malattia il cui livello di rischio sarebbe più basso in caso di sovrappeso? Assolutamente no. Ricordiamo poi i numerosi problemi funzionali associati all’eccesso di grasso, come la carenza di forze, l’insonnia, un basso o nullo desiderio sessuale, difficoltà motorie e scarsa concentrazione, giusto per nominarne alcuni.

Cosa possiamo fare? Non c’è trucco né lamentela che tenga, questo problema può essere risolto in questo modo:

Con uno sforzo minimo si può perdere peso (circa 10-15 kg) seguendo tre semplici passi, i soli che possono condurci verso la direzione giusta.

1) Praticare una leggera ma costante attività fisica. Questo è il metodo più efficace per perdere peso, anche più della dieta. L’ideale sarebbe praticare sport indossando un sistema che misuri la nostra frequenza cardiaca, così da non affaticare troppo il nostro fisico.

Se si pratica un’attività fisica come correre, nuotare, camminare a ritmo costante e periodicamente, almeno 4 volte a settimane, la perdita di peso è assicurata. Per esempio, una persona di 40 anni, avrà un ritmo cardiaco aerobico di massimo 130. (180-40-10). Il margine di frequenza cardiaca deve quindi ruotare in questo caso intorno ai 120-130.

E’ fondamentale fare un riscaldamento mirato prima di compiere qualsiasi attività fisica. L’obiettivo minimo sarebbe 40 minuti, 4 volte a settimana. Se si può aumentare a 45-60 minuti, 5 volte a settimana, tanto meglio. Per iniziare, si può partire con 30 minuti per le prime settimane, 4 volte a settimana, e solo in seguito aumentare a 40 minuti, 5 volte a settimana per un mese.

2) Evitare il consumo di zucchero, di farina bianca e di qualsiasi sostituto dello zucchero, che sia naturale o meno. Con “zucchero” s’intende sia quello raffinato che quello di canna, evitare “farina bianca” significare non consumare qualsiasi prodotto contenente questo ingrediente. Niente farina di grano, aspartame, dolcificanti, agave, xilitolo, maltitolo, sorbitolo e stevia. Niente fruttosio e niente succhi di frutta. L’unico edulcorante che si può consumare è il miele.

3) Condurre una vita armoniosa e salutare. Prima di tutto, consumare cibi più sani, più verdure, soprattutto crude, niente fritti e grassi saturi, cene leggere o, se possibile, evitarle. E’ poi importante affrontare i problemi nella maniera giusta perché, come abbiamo già visto in articoli precedenti, lo stress e il cortisolo fanno sì che gran parte dello zucchero sia trasformato in grasso. Per questo motivo, dobbiamo condurre una vita sana e tranquilla, in contatto con la natura, uscire e rilassarsi all’aria aperta, magari in campagna.

 

Angel Salazar

Kinepharma

L’importanza della lecitina per la nostra salute

La lecitina è una sostanza organica presente in grandi quantità nelle membrane delle cellule vegetali e animali, soprattutto nel tessuto nervoso. Pur provenendo da fonti vegetali e animali, l’uomo consuma principalmente quella di soia. Nell’organismo viene prodotta dal fegato e può essere assunta mangiando uova, carne, molluschi, latticini o verdure.

La sua funzione principale consiste nel regolare il passaggio delle sostanze nutritive a livello intra ed extracellulare. Lo stesso rivestimento protettivo del cervello contiene per lo più lecitina, che troviamo anche nei muscoli e nelle cellule nervose.

E’ principalmente composta da colina e vitamina B7, acido linoleico e inositolo. Pur essendo un lipide, è parzialmente solubile in acqua. Proprio per questo motivo, riesce ad agire da emulsionante scomponendo i grassi in particelle più facilmente assimilabili, evitando così la formazione di depositi. Controlla, quindi, la presenza dei lipidi nel sangue e il colesterolo alto, non permettendo al grasso di accumularsi.

Grazie alla sua composizione, la lecitina possiede i seguenti vantaggi:

  • Come già detto, impedisce la formazione di depositi di grasso, prevenendo malattie cardiovascolari.
  • Migliora il funzionamento del cervello, aiutando il fegato nell’assorbimento della tiamina e l’intestino nell’assorbimento delle vitamine.
  • Aumenta l’energia vitale grazie al fosforo contenuto in essa, che favorisce la sintesi dei fosfolipidi e la formazione di ATP.
  • Rimedia ai danni epatici causati dall’alcolismo.
  • Supporta il dimagrimento, in quanto nella bile agisce da “solvente”, aiutando la digestione e l’assorbimento dei grassi e aiuta il controllo del colesterolo nel sangue.

Per questo motivo, è consigliabile inserire la lecitina nella nostra dieta, soprattutto in quella delle persone obese e anziane, dal momento che i test effettuati su questi ultimi, affetti da Alzheimer, hanno dimostrato un miglioramento della memoria e dell’apprendimento. Includere, poi, la vitamina B3 (niacina) può rivelarsi importante per controllare i livelli di colesterolo e trigliceridi nel sangue, ottenendo un effetto intensificato in combinazione con la lecitina.

Ángel Salazar

Kinepharma

Stress e grasso addominale

Molte persone, pur svolgendo un esercizio fisico costante e conducendo una vita abitudinariamente sana, continuano ad avere problemi di grasso addominale, perché le diete seguite e le soluzioni provate non riescono ad eliminare quella loro “pancetta” così antiestetica.

Spesso, però, le informazioni e i consigli per perdere peso forniti non prendono in considerazione gli effetti dello stress.

Lo stress è molto dannoso, non solo per i suoi effetti psicologici e fisici, ma anche perché provoca l’aumento del cortisolo nel nostro organismo. Quest’ormone è rilasciato in momenti di paura o ansia, ma in piccole dosi non è pericoloso. Nonostante ciò, la nostra società, purtroppo, fa sì che si raggiungano livelli critici di stress, che possono causare importanti problemi endocrini.

Quando accade questo, il fegato si attiva, facendo circolare rapidamente nel sangue il glucosio come combustibile. Questo comporta un esaurimento delle riserve di glucosio in quest’organo, così che l’organismo è portato ad attingerne da altre fonti, come il tessuto muscolare, che richiede al cervello un maggiore apporto di energia, quindi un bisogno più compulsivo di mangiare. Per soddisfare questa necessità, l’energia è ricavata dagli zuccheri e dai carboidrati di rapida assimilazione.

Quando, invece, abbiamo troppo glucosio nel sangue, i livelli di cortisolo aumentano. Per questo motivo, in caso di stress, è necessario condurre una vita sana e seguire un’alimentazione corretta, evitando i cibi ad alto contenuto glicemico.

In queste circostanze, il cortisolo può provocare un accumulo di grasso, soprattutto nella zona addominale, perché aumenta il desiderio di cibo che arriva al cervello, il quale ordina alle cellule di immagazzinare la maggior quantità possibile di grasso. E’ necessario ricordare, inoltre, che la circonferenza addominale rappresenta uno dei principali fattori dell’alterazione ormonale negli uomini, quindi è fondamentale risolvere il problema se presente.

Consigli

Il consiglio più utile è quello di condurre una vita tranquilla, sebbene questo non sia sempre possibile. Per questo, è importante ingerire prodotti o integratori, ad esempio il DHEA o Deidroepiandrosterone, un ormone steroideo sintetizzato dal colesterolo e secreto dalle ghiandole surrenali. In caso di alti livelli di stress, quest’ormone diminuisce, alzando il cortisolo e creando un senso di stanchezza e di esaurimento. 25 gr al giorno d’integratori DHEA possono ridurre il colesterolo nell’organismo (questo si può verificare con un kit del sistema endocrino).

Anche gli integratori di acidi grassi omega 3, vitamina A, B (soprattutto l’acido pantotenico o la vitamina B5) e C possono ostacolare la liberazione di cortisolo dovuta a uno stress mentale.

Altri possibili accorgimenti prevedono un’alimentazione ricca di frutta e verdura e povera d’idrati di carbonio o zuccheri, un regolare esercizio fisico, che comporta un aumento di produzione delle endorfine e una riduzione del glucosio e di grassi nel sangue e un’attività sessuale regolare, che regola i livelli di cortisolo.

Ángel Salazar

Kinepharma

L’importanza del sole per la nostra salute cerebrale

Un recente studio pubblicato sulla rivista Neurology ha analizzato la vitamina D a proposito della nostra salute celebrale, dimostrando che un suo calo può provocare perdite cognitive. Un gruppo di esperti dell’Università di Padova (Italia) ha monitorato quasi 2000 persone adulte nel giro di quattro anni e mezzo, sottoponendoli a prove di velocità di reazione mentale e di memoria.

Per fare questo, si sono misurati i livelli di alcune sostanze presenti nel siero a proposito della vitamina D, confrontandoli in un secondo momento con i risultati delle prove cognitive. Queste ultime sono state realizzate attraverso una metodologia atta a evitare che fattori esterni influenzassero la nostra salute o il nostro rendimento fisico.

Di seguito, i risultati ottenuti:

  • Fattori cognitivi: Le persone carenti di vitamina D manifestano una suscettibilità maggiore a sviluppare un deficit cognitivo rispetto a quelle che presentano livelli nella norma (da 75nmol/l).
  • Fattori predittivi: In persone adulte sane, livelli di vitamina D inferiore a 75 nmol/l portano a una disfunzione cognitiva nel giro di 4 anni.

Questi dati si sommano ai risultati ottenuti in altri studi su animali, che dimostrano che la mancanza di vitamina D provoca cambiamenti nelle espressioni geniche nell’ippocampo, una zona del cervello fondamentale per i processi mnemonici e solitamente colpita in caso di Alzheimer.

Nonostante le numerose ore solari alle quali siamo esposti, in Italia si osservano livelli insufficienti di questa vitamina. Le nuove scoperte promuovono il mantenimento di livelli adeguati mediante un’esposizione abituale al sole e un consumo di alimenti ricchi di vitamina D o di complessi vitaminici se necessari. Attraverso il kit delle vitamine si può verificare qualora ci si trovasse di fronte a una mancanza di vitamina D.

 

Angel Salazar

Kinepharma

 

Le intolleranze alimentari e la loro diagnosi

Come abbiamo visto in alcuni articoli precedenti, le intolleranze alimentari sono fondamentali per controllare i problemi di salute comuni dei nostri pazienti. Spesso le intolleranze alimentari sono indice di una malattia grave, i cui sintomi potrebbero rimanere latenti, minando però la nostra salute a poco a poco. Per questo motivo, una volta diagnosticate, è necessario iniziare una terapia quanto prima.

Va poi ricordato che molte volte le intolleranze alimentari possono essere reversibili, anche se è comunque importante identificarle. Esse possono manifestarsi in seguito a problemi digestivi o all’assenza di determinati enzimi nel nostro organismo. Infatti, il mal assorbimento di un certo alimento alla fine ne provoca un’intolleranza. Le principali intolleranze alimentari riguardano il latte, i cereali (soprattutto il grano), le uova, i crostacei e il pesce.

Possono poi causare un problema alla membrana intestinale, come la disbiosi dovuta alla mancanza di flora intestinale, candide, problemi di permeabilità, ecc. In alcune occasioni, disturbi al sistema digerente possono originare quella che è chiamata “permeabilità intestinale”, che provoca problemi al sistema immunitario nel momento in cui nell’intestino le sostanze sono filtrate e raggiungono il flusso sanguineo. Poiché la membrana intestinale permette il passaggio dei prodotti della digestione, in questo caso le tossine, così come i metalli pesanti, gli insetticidi, i prodotti propri dell’alimentazione, possono raggiungere le cellule. Questo porta alla formazione di anticorpi che può originare allergie o malattie autoimmuni.

Per questo motivo, se un alimento provoca un’intolleranza, si assisteranno alla comparsa di alcuni sintomi come infiammazioni, prurito, fitte, dolori addominali, gas intestinali, diarrea, distensione addominale, ecc. Molto probabilmente questo avverrà solo dopo un certo periodo, per questo è importante compiere i test necessari.

Nel caso in cui si riesca a eliminare questi alimenti dalla propria dieta e si curino i sintomi presenti, è possibile che dopo un periodo determinato si possano consumare nuovamente. Sarà, quindi, sempre più evidente la necessità di un cambiamento a livello nutrizionale. Prima di tutto sarà fondamentale identificare quali prodotti provoca l’intolleranza alimentare attraverso un kit di Kinesiologia d’intolleranze alimentari, che indicherà quali cibi, vanno evitati.

Angel Salazar

Kinepharma

 

I rischi dell’acidosi nel corpo umano

La presenza di un organismo acido può rappresentare un rischio per il nostro corpo. Esso si manifesta quando il ph del sangue scende oltre l’intervallo tra 7,35 e 7,45, che rappresenta il grado di acidità adeguato per la nostra salute.

La maggior parte delle persone che vivono nei paesi occidentali soffre di acidosi perché il ph del sangue non raggiunge questi valori, avvicinandosi al 7,25. Un 7.1 potrebbe portare al coma e addirittura alla morte se si riducesse sotto il 7.

Per questa ragione, uno dei primi test che facciamo in Kinesiologia Olistica nel caso avvenga un problema biochimico è l’acidità e per fare ciò utilizziamo una fiala di acidum oxalicum da 30 DH.

Come l’acidità colpisce il nostro organismo:

  • Solitamente colpisce tutte le trasformazioni chimiche dell’organismo, perché negli enzimi si manifesta un ph acido.
  • A causa della sua azione aggressiva nei tessuti, l’irritazione di questi ultimi e degli organi provoca dolore, lesioni, infiammazioni, eczemi e pruriti, ecc…
  • Favorisce lo sviluppo d’infezioni nell’organismo, perché crea un ambiente perfetto per i microrganismi invasori e danneggia le mucose che ostacolano l’entrata dei patogeni, come nel caso della cistite o di problemi al sistema immunitario.
  • Agevola la propagazione delle cellule cancerogene, favorendo un mezzo anaerobico in mancanza di ossigeno.
  • Avviene una demineralizzazione, perché molte parti del corpo, come le ossa, sono spinti a cedere minerali per compensare la riduzione del ph, provocando lo sviluppo di malattie come l’osteoporosi.

Come verificare la presenza di un ottimo ph:

Eliminare la prima urina del mattino perché ricca di acidi smaltiti durante la notte e prelevarne successivamente una quantità sufficiente per il test. Utilizzare le strisce di acidità e alcalinità per verificare quale sia il ph. Il valore perfetto va da 6,5 a 7,5, mentre quello della saliva va da 7 a 7,5.

Le soluzioni per alcalinizzare il nostro organismo passano ovviamente dall’alimentazione, della quale abbiamo parlato molte volte. Infatti, oltre a mangiare bene e remineralizzarci attraverso alimenti ricci di vitamine, amminoacidi, antiossidanti e sali minerali, è necessario bere molta acqua e condurre uno stile di vita non sedentario. L’ideale sarebbe vivere una vita tranquilla senza stress, ma nel caso in cui questo non fosse possibile al cento per cento, è comunque molto importante svolgere attività sportive all’aria aperta, dormire bene e respirare aria pulita.

 

Ángel Salazar

Kinepharma

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